La conclusione del conflitto tra Uganda e Tanzania, il quale ha avuto un ruolo di primo piano nella storia militare africana.
Sebbene avesse portato alla caduta di Amin, il conflitto ebbe effetti disastrosi per l’Uganda. Gran parte delle infrastrutture del paese era distrutta e le forze armate si erano ormai dissolte. Le forze tanzaniane, rimasero nel paese per mantenere la pace durante la transizione. Ciononostante, il paese piombò rapidamente nel caos. Le relazioni tra il Presidente Yusuf Lule e i tanzaniani peggiorarono rapidamente.
Ormai inviso a larga parte dell’UNLF, Lule venne deposto e sostituito a Geoffrey Binaisa, il quale a sua volta venne deposto da una Commissione Militare incaricata di guidare il paese fino a nuove elezioni. I resti dell’esercito di Amin si riorganizzarono in Zaire e Sudan, formando il Fronte nazionale di Soccorso dell’Uganda guidato da Moses Ali e invasero il paese, dando inizio alla Guerra del Bush Ugandese.
L’Uganda dopo le elezioni
Nel dicembre 1980, in Uganda si tennero le elezioni, vinte dall’ex Presidente Milton Obote. L’ex alleato di Obote, Yoweri Museveni (aiutato dal futuro presidente ruandese Paul Kagame), non riconobbe i risultati e lanciò una violenta insurrezione. Gli insorti furono facilmente tenuti a bada dalle forze tanzaniane, ma il Presidente Nyerere non era interessato a sostenere i costi di un nuovo sanguinoso conflitto. Scelse di ritirare le proprie truppe nel 1981, indebolendo notevolmente la posizione di Obote, il quale venne a sua volta rovesciato nel 1985.
Dopo altri cinque anni di durissimo conflitto e centinaia di migliaia di morti, Yoweri Museveni si riconciliò con la Tanzania e col supporto di quest’ultima prese il potere. Lacerata da insurrezioni multiple, l’Uganda uscirà da questo stato di guerra perpetua solo nel 2002. Tuttavia, anche la Tanzania, vincitrice del conflitto, dovette fare i conti con le tremende conseguenze della guerra. Il conflitto, colpì duramente la fragile economia tanzaniana.
Le conseguenze economiche e sociali
I costi del conflitto sono stimati in circa un miliardo di dollari, senza contare i tremendi danni subiti dalla regione della Kagera. Molti residenti della regione non tornarono più nelle loro case. La ricostruzione procedette a rilento a causa del pessimo stato dell’economia tanzaniana e i prezzi dei generi di prima necessità arrivarono alle stelle a causa dell’instabilità cronica dell’Uganda, importante partner commerciale della Tanzania. Il paese dovette inoltre sopportare gravissime conseguenze sociali. Poiché era impossibile mantenere un esercito di tali dimensioni, molti militari furono smobilitati e fecero ritorno nei loro villaggi.
Si trattava prevalentemente di uomini di etnia Kuria, i quali costituivano meno dell’uno per cento della popolazione. Molti venivano da villaggi poveri ed entrando nell’esercito avevano goduto di buoni salari. Avevano sposato donne ugandesi portandole in Tanzania e avevano conservato armi sottratte alle forze di Amin. Tornati ai loro villaggi, ripiombarono nella povertà da cui pensavano di essere usciti con mogli e figli a carico. Molti veterani instaurarono delle vere e proprie dittature nei loro villaggi con le armi sottratte agli ugandesi e talvolta le sfruttarono per combattere guerre con i clan vicini.
Sebbene il conflitto rappresenti la più grande vittoria militare nella storia della Tanzania, esso contribuì a condurre il paese verso un periodo di crisi e instabilità da cui sarebbe faticosamente uscito solo negli anni Novanta. In conclusione, sebbene largamente dimenticato, il conflitto tra Uganda e Tanzania ha avuto un ruolo di primo piano nella storia militare africana e nel definire la nozione di “intervento umanitario”. La guerra ha inoltre offerto un chiaro esempio delle possibili conseguenze economiche politiche e sociali di un conflitto su vasta scala tra due nazioni arretrate.
Giovanni Chiacchio
Qui la prima parte.
Qui la seconda parte.
Qui la terza parte.