La guerra sconosciuta: il conflitto tra Uganda e Tanzania – prima parte

Uno dei conflitti che non hanno mai ricevuto una grande attenzione è quello che vi raccontiamo oggi: quello tra Uganda e Tanzania del 1979.

La guerra, è un fenomeno sociale che accompagna (in forme più o meno diverse) l’umanità sin dall’alba dei tempi. Oggi, nell’era di internet e dei mezzi d’informazione, riceviamo costanti aggiornamenti sui principali conflitti attualmente in corso nel mondo. Tuttavia, vi è una lunga lista di conflitti svolti prima di quest’epoca, che pur essendo caratterizzati da una notevole importanza indicata dall’influenza che essi hanno avuto sulla comunità internazionale, o su conflitti successivi, non hanno ricevuto una grande attenzione dalla storiografia.

Uno di questi, è la guerra tra Uganda e Tanzania del 1979, un conflitto regionale tra due nazioni povere apparentemente privo di importanza, che però ha costituito un unicum nella storia militare africana. Ha avuto una rilevante influenza nel costituire la dottrina dell’intervento umanitario e ha svolto un ruolo importante nel comprendere le conseguenze politiche e sociali di conflitti su vasta scala tra nazioni arretrate.

Il conflitto tra Uganda e Tanzania

Nell’ottobre del 1978, il dittatore dell’Uganda, Idi Amin Dada si ritrovò ad affrontare una estesa rivolta da parte delle forze armate. Si trattava della terza occasione in cui Amin vedeva la propria posizione minacciata; nel 1972 aveva respinto un’invasione di esuli ugandesi lanciata dalla Tanzania, portando agli accordi di Mogadiscio con i quali le due nazioni si impegnarono a non interferire nei rispettivi affari. La seconda invasione degli esuli venne lanciata nel 1977, stavolta dal Kenya. Come in occasione delle rivolte precedenti, anche stavolta Amin riuscì a reprimere il tentativo di rimuoverlo da potere.

Secondo alcuni fonti, i rivoltosi fuggirono in Tanzania e Amin ordinò all’esercito di inseguirli, varcando il confine e scatenando la guerra. Tuttavia, vi sono altre versioni relative all’evento, che attribuiscono l’invasione alle sempre presenti tensioni al confine. Il 25 ottobre 1978 l’esercito ugandese invase la regione tanzaniana della Kagera. L’attacco iniziale si limitò a saggiare le deboli difese tanzaniane nell’area. La Tanzania, aveva infatti relazioni piuttosto tese con buona parte dei suoi vicini e di conseguenza era in grado di mantenere solo poche forze presso il confine ugandese, ulteriormente limitate dagli Accordi di Mogadiscio che i due paesi avevano siglato sei anni prima.

Le forze ugandesi ebbero in breve tempo ragione delle poche truppe tanzaniane presenti, le truppe di Amin occuparono la Kagera e il dittatore ugandese ne proclamò ufficialmente l’annessione. Le forze ugandesi, uccisero circa tremila civili tanzaniani e costrinsero migliaia di altri alla fuga. I danni economici che la regione subì durante l’occupazione di Amin, sono stati quantificati in circa 108 milioni di dollari. L’esercito di Kampala giunse a distruggere il ponte Kyaka che attraversava il fiume Kagera, così da impedire contrattacchi da parte della Tanzania.

La reazione della comunità internazionale

Buona parte della Comunità Internazionale condannò l’invasione, ma furono prese pochissime azioni concrete. L’OUA (Organizzazione dell’Unità Africana), si attenne strettamente alla sua politica di non ingerenza. Perfino il Kenya, storicamente ostile ad Amin, si rifiutò di ottemperare alla richiesta tanzaniana di bloccare i rifornimenti di carburante verso l’Uganda, così da non farsi coinvolgere nel conflitto. Il Presidente tanzaniano Julius Nyerere dichiarò guerra all’Uganda e ordinò la mobilitazione generale.

Furono requisiti i mezzi di trasporto delle imprese private in modo da favorire il trasporto delle truppe al fronte, le industrie iniziarono a modificare la produzione in modo da favorire lo sforzo bellico. Nyerere volò poi a Beira in Mozambico, ottenendo dal suo alleato Samora Michel un battaglione di ottocento soldati che furono subito inviati al fronte. Le forze armate tanzaniane (TPDF), lanciarono la cosiddetta “Operazione Chakaza”. Si trattò di uno sforzo logistico piuttosto imponente. Le forze tanzaniane costruirono un ponte di barche al fine di trasportare equipaggiamento pesante attraverso il fiume Kagera e acquistarono un “ponte di Bailey” dal Regno Unito, con il quale trasportarono lanciarazzi BM-21.

Giovanni Chiacchio

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