Guerra mondiale nel criptoverso

CZ, il fondatore di Binance, è caduto in disgrazia. A causare la spettacolare uscita dal suo impero, ufficialmente, è stata una storia di riciclaggio e sanzioni. Ma il retroscena è meno economico e più (geo)politico: CZ è stato vittima della guerra semifredda tra Stati Uniti e Cina.

Changpeng Zhao, l’imperatore delle crypto, è stato obbligato dalla giustizia americana, sospinta da BlackRock, il più grande hedge fund del mondo, a lasciare la direzione del colosso da lui creato a Richard Teng. L’accusa: violazione della legislazione antiriciclaggio e altri reati affini. La pena: 4,3 miliardi di dollari (nell’attesa di una possibile condanna al carcere).

Quello che può sembrare un mero confronto tra Binance e il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, però, non è che un nuovo capitolo della guerra semifredda sino-americana. Ambientato nel criptoverso.

Un crypto-golpe

È dal 2017, anno della pubblicazione di un kompromat coinvolgente Binance e wallet di Al-Qāʿida, Daesh e Hamas, che il gigante delle crypto è sotto i riflettori della giustizia e della politica degli Stati Uniti. Che hanno trascorso gli anni successivi a capire se l’exchange globale, priva di un quartier generale, ma ampiamente presente nella Cina continentale, da Hong Kong a Shanghai, fosse un’operazione del PCC.

Stabilire un legame certo tra Binance e la Cina si è dimostrato impossibile e le evidenze incontrovertibili, tuttora, continuano a mancare. In parte perché l’imperscrutabile Dragone è stato abile a dissimulare il proprio interesse verso le criptovalute, minando a ritmi eccezionali e in luoghi impensabili, come la Libia, all’ombra dei ban. In parte perché CZ è sempre stato attento a non apparire come un agente di Pechino: ha chiesto e ottenuto la naturalizzazione canadese, si è liberato delle case di proprietà a Shanghai, aborra le discussioni di politica internazionale.

In assenza di prove, a Washington sono bastati scusanti e indizi per procedere al golpe contro CZ. Scusanti come l’inosservanza delle leggi contro il riciclaggio e l’applicazione delle sanzioni e gli occhi chiusi sulle attività del terrorismo islamista. Indizi come gli sforzi di CZ di celare il network cinese di Binance US, che all’inizio del 2023 è stato portato alla luce da un’inchiesta a orologeria del Financial Times. Materiale ritenuto sufficiente per condannare CZ e per infliggere una maxi-multa all’exchange.

Binance tra due fuochi

BlackRock, il più grande e influente hedge fund del mondo, ha svolto un ruolo primario, sebbene defilato, nella provocazione dello tsunami che ha travolto Binance e che è culminato nella detronizzazione di GZ. In primis ha partecipato al dossieraggio su CZ, facendo emergere una vita privata in odore di PCC: residenza a Dubai ma andirivieni con Shanghai, una relazione sentimentale (segreta) con la cofondatrice di Binance, Yi He, che la vicepresidenza di Yixia Technology e le collaborazioni con China Global Television Network e Weibo rendono una delle donne più potenti della Cina. In secundis, alla vigilia dello scandalo giudiziario, sfociato nel (primo) verdetto di condanna del 21/11, aveva fatto ingresso in Binance allo scopo (dichiarato) di catalizzare la nascita di un exchange-traded fund (ETF) Bitcoin – cantiere i cui lavori hanno registrato un impulso, curiosamente, in concomitanza con le idi autunnali di CZ.

Binance non è stata presa di mira né per la corruzione né per l’indifferenza alle zone grigie, problematiche che affliggono ogni exchange del criptoverso, che erano e restano degli specchietti per le allodole. A Binance, nella visione degli Stati Uniti, andava imposto un rimpasto solo e soltanto per un motivo: CZ era in odore di PCC e in tempo di guerra, anche se semifredda, le corti non ammettono al banco della difesa il beneficio del dubbio.

Il fine degli Stati Uniti, che per lungo tempo sono stati disinteressati e diffidenti (quando non di ostacolo) alle criptovalute, favorendo involontariamente e incidentalmente le crypto-agende di cinesi, russi, nordcoreani e iraniani, è probabilmente quello di affidare il proprio allunaggio nel criptoverso a BlackRock e ad altri giganti della finanza speculativa, come Vanguard. Per accorciare le distanze con gli altri corridori, che sono partiti molto prima, e per espandere il cosiddetto ordine internazionale basato sulle regole in una realtà, il criptocosmo, che è stata concepita dal Movimento cypherpunk per sfuggire alla morsa di stati e banche ricorrendo a crittografia, deregolamentazione e decentralizzazione. Frantumi di guerra fredda 2.0 nel criptoverso.

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