Il trasporto dei missili, tra problemi e sanzioni.
In settembre la situazione si è aggiornata. A metà mese, un ex ufficiale della marina belga ha scritto su Twitter che il cacciatorpediniere Admiral Tributs e la fregata Admiral Kasatonov non erano più nel porto di Tartus, in Siria. “È possibile che entrambe le navi siano state mandate sul Mar Ionio per monitorare le operazioni delle portaerei americane”, dice sempre l’ex ufficiale. Non si tratta delle uniche navi che potrebbero portare con sé dei missili Kalibr: il 23 agosto, un missile è stato lanciato dalla Mytishchi. Poco tempo dopo, un altro dalla Pyotr Velikye, mentre navigava nelle acque del Mare di Barents. In più, non si dimentichino l’Admiral Levchenko, la nave d’assalto Aleksandr Otrakovsky e diverse navi pattuglia rompighiaccio, in grado anch’esse di portare missili Kalibr. In aprile, Andriy Klymenko, direttore dell’Istituto di Studi Strategici sul Mar Nero, ha rivelato informazioni chiave, elencando dieci navi portatrici di missili Kalibr presenti in quel momento nel mare.
L’Admiral Essen
La prima di queste, l’Admiral Essen, era stata mandata in Siria nel 2018 e aveva combattuto contro l’Isis. L’importanza di questa nave è notevole, perché ora sappiamo che proprio da quella sono partiti i missili che il 29 marzo hanno ucciso 37 persone a Mykolaïv. In aprile, la nave è stata bombardata dalle forze ucraine. L’attacco a Mykolaïv è stato poi classificato come crimine di guerra e diversi testimoni oculari hanno aiutato l’intelligence a ricreare la traiettoria dei missili. Un aiuto in più è il suono inconfondibile dei Kalibr, che fa subito drizzare le orecchie e che addirittura viene imitato dagli uccelli.
Problemi e sanzioni
Tornando alle considerazioni di Schlottman, i missili russi presentano molti problemi. L’analista statunitense li ha visionati e controllati personalmente, prima della guerra in Ucraina, quando era in Siria. Così come oggi, anche all’epoca il Cremlino si affidava principalmente alle capacità dei suoi missili: nel novembre 2015 ne lanciarono verso Raqqa, Idlib e Aleppo. Il risultato fu un bagno di sangue. Se dal punto di vista dell’import, la Russia sta subendo il peso delle sanzioni, un problema è che le aziende che fabbricano i Kalibr non sono direttamente colpite da esse. Certo, di fatto per loro è più compresso comprare materiale, ma, basandoci sul report di Trap Aggressor e StateWatch.org, notiamo che la JSC Research Design Bureau “Novator”, che originariamente sviluppava i Kalibr, non è sulla lista. Il direttore, Farid Khabibullovich Abdrakhmanov, è effettivamente annoverato tra i sanzionati, ma secondo Sanctions.nazk,gov.ua, le limitazioni non sono ancora state applicate. E insieme a lui, tantissimi altri collaboratori all’azienda, scienziati, professori, specialisti non sono inseriti nella lista o devono ancora subire gli effetti delle sanzioni. E purtroppo la questione diventa ancora più ampia per altre aziende e altri personaggi dalla dubbia moralità.
Qui la prima parte.
Qui la seconda parte.
Qui la terza parte.
Qui la quarta parte.