Siria: la caduta di Bashar Al Assad e la “fisarmonica” del turco Erdoǧan
Erdogan adatta la politica turca verso la Siria nella direzione di stabilità, ricostruzione e mediazione, influenzando le dinamiche regionali e globali.
Erdogan adatta la politica turca verso la Siria nella direzione di stabilità, ricostruzione e mediazione, influenzando le dinamiche regionali e globali.
Il clan degli Assad, tra pragmatismo e brutalità, ha segnato 54 anni di dominio semilaico, terminati con un crollo improvviso.
Hayat Tahrir al Sham, dalle origini ad oggi, alla ricerca di una legittimità politica tramite trasformazioni strategiche e diplomatiche.
Le monarchie petrolifere, concentrate sui propri interessi, rischiano di favorire l’isolamento “settario” e l’instabilità del Levante.
Dieci anni dopo la proclamazione del Califfato, lo Stato Islamico rimane una minaccia attuale, con persistenti attività di reclutamento e proselitismo. Bashar al-Assad, al centro di controversie legali internazionali per crimini di guerra, cerca finanziamenti per la ricostruzione della Siria, mantenendo alleanze discutibili e affrontando pressioni globali.
Il Libano, già devastato dall’esplosione al porto di Beirut nel 2020, è intrappolato in una crisi politica ed economica aggravata dalle tensioni tra Hezbollah ed altre fazioni. La presenza massiccia di rifugiati siriani e l’influenza iraniana complicano ulteriormente la situazione, mentre la spartizione del potere in chiave confessionale incide sul funzionamento delle istituzioni statali.