I nuovi piani per l’autonomia energetica del Regno Unito (ma ora, ultimissime news, anche del gigante tedesco), guardano al Mar del Nord. Per il gas ma, soprattutto, per l’eolico off shore. Così da provare a dire addio al gas di Putin.
La scorsa primavera il Governo Johnson aveva presentato un ambizioso programma energetico nazionale che puntava a far raggiungere al Regno Unito l’ autonomia energetica, obbiettivo di vitale importanza per l’economia del Paese, e quindi chiudere alle importazioni di petrolio e gas russi.
Il Piano prevedeva un modesto aumento della produzione elettrica dal nucleare (che passerebbe dall’attuale 20 percento al 25 percento dell’intera produzione elettrica nazionale entro il 2030), ma soprattutto a quelle di nuova concezione (vento, energia solare, idrogeno).[1]
Per chiudere con petrolio e gas, si prevede di installare entro il 2030 (quindi in soli sette anni), quattromila turbine eoliche offshore, per una potenza di circa 50 GWp di nuovi impianti off shore, quasi tutte nel Mare del Nord.
Obiettivo molto ambizioso per ottenere l’ autonomia energetica, considerando che l’attuale potenza energetica nominale installata di tutto il paese è di 97 GWp,[2] con un aumento che darebbe in tal modo un contributo sostanziale alla crescita esponenziale, già in atto a livello globale, degli impianti eolici off shore che nel mondo nel 2022 erano di 54 GWp (di cui ventisei in Cina).
Autonomia energetica grazie al Mare del Nord
A fianco di questi, i britannici, e ancor piu i dirimpettai norvegesi, stanno potenziando le estrazioni di petrolio e gas dal Mare del Nord, così da soddisfare la domanda energetica di Germania, ma pure di Polonia e paesi Baltici, la cui industria in lento risveglio, dopo la pandemia, si trova in affanno a causa del taglio alle forniture energetiche russe che mettono a rischio la loro autonomia energetica.
Nel Mare del Nord opera Equinor, la gigantesca compagnia petrolifera di Stato Norvegese (5° azienda per profitti al mondo, con utili vicini a quelli di colossi come Google e Microsoft), che in questi ultimi mesi ha avviato l’estrazione dall’enorme nuovo giacimento petrolifero di Johan Sverdrup Phase 2, a 150 km dalla Norvegia e 300 da Aberdeen (Scozia).[3] Nella zona opera anche la nostra Eni che ha scoperto recentemente un nuovo grande giacimento di gas.
Tutto questo, però, pone problemi nuovi all’orizzonte ed ingigantisce quelli che si sono già presentati nel 2022, evidenziando una ipoteca pesantissima ad un modello energetico basato sul petrolio e gas. L’ autonomia energetica è a rischio.
La guerra per l’ autonomia energetica
La guerra in Ucraina ha dimostrato, casomai non fosse chiaro, che tra i primi fondamentali obiettivi di una guerra moderna c’è quello di distruggere o impadronirsi delle centrali dei nemici. Non a caso la Russia nei primi due-tre giorni dell’invasione ha subito provveduto ad occupare la centrale Nucleare di Enerhodar (Zaporižžja) e la diga con centrale idroelettrica di un Nova Kachovka, presso Kherson. Successivamente ha anche tentato di arrivare alla più lontana centrale nucleare di Pivdennoukraink.
A ulteriore conferma di ciò, gli attacchi alle strutture energetiche, con grosso rischio per l’ autonomia energetica del Paese, sono ancora all’ordine del giorno, come ben sappiamo. Un ulteriore segnale preoccupante è l’atto di sabotaggio al gasdotto Nordstream2 nel fondale del Baltico vicino all’isola Danese di Bornholm. Di esso è chiara la dinamica ma non ne sappiamo il colpevole.
È legittimo dubitare che la Russia, proprietaria attraverso Gazprom del condotto, ne sia l’autore, in quanto si tratterebbe di un caso (troppo irragionevole) di autolesionismo. Per Nordstream2 passava infatti il GAS per la Germania (il miglior “cliente” che la Russia possa avere, visti i prezzi molto piu bassi pagati per il PETROLIO e GAS russo da Cina e India), cliente che è quindi una fonte di reddito fondamentale per la Russia.
Possibile che, a fronte di un minore acquisto da parte dei Tedeschi, Putin li abbia voluti punire, limitando la loro autonomia energetica, facendo saltare un impianto costato miliardi di euro? Vedremo gli sviluppi delle indagini in corso (se ci saranno).
Un altro esempio recentissimo (e che ci riguarda direttamente stavolta) è l’arrivo nel canale di Otranto di una nave spia Russa, la Akademik Pashin, che avrebbe sostato in un primo momento sopra il cavo OteGlobe, rete di connessione ottica fra Bari e la Grecia, per poi spostarsi e stazionare proprio sul gasdotto TAP. La nave è stata “marcata stretta” dal nostro Cacciatorpediniere Andrea Doria (una delle quattro navi di punta della nostra flotta).[4] Perché era lì?
Qualche sospetto viene spontaneo: forse l’ autonomia energetica e, di conseguenza, il costante rifornimento di petrolio e gas all’industria manifatturiera, sono tra le potenziali priorità. Diverso ma non troppo è il misterioso evento accaduto un anno fa tra Mare del Nord e il Mare di Barents. Ben 9,5 tonnellate di cavi e sensori del sistema norvegese di sorveglianza subacquea sono scomparsi nel nulla.[5]
Non conosciamo l’autore di questa azione ma va detto che in quell’area ha incrociato la nave spia russa Yantar, attrezzata di minisommergibili, attrezzature di recupero e prospezione, che poi si è spostata nella Manica e nel Mare Celtico, nella zona di passaggio dei cavidotti transoceanici che collegano le isole Britanniche e l’Europa al Nord America, comunque marcata stretta da navi della Royal Navy che non la perdevano d’occhio un istante.[6]
Come se non bastasse, nella zona del Mare di Barents è di base la Flotta Russa del Nord, con due sommergibili come il Losharik e il Beograd. Il primo è un avanzatissimo (e costosissimo) battello nucelare di ricerca e salvataggio anche a grandi profondità. Può essere usato, tuttavia, anche per azioni di spionaggio, poiché analisti specializzati ritengono che a una certa velocità diventi quasi invisibile e non intercettabile.
Il secondo, il Beograd, è semplicemente il più grande sottomarino al mondo, anche lui nucleare, e armato con la nuova grande arma della flotta Russa, i siluri atomici Poseidon. Tutti e tre i vascelli sono potenzialmente in grado di asportare cavi e sensori. E la localizzazione, senza i cavi e sensori “spariti”, diventa probabilmente impossibile. Si può dunque dubitare sulla casualità dello “smarrimento” delle 9,5 tonnellate di apparati di controllo subacqueo.
La possibile soluzione per raggiungere per l’ autonomia energetica
Questi avvenimenti provano che infrastrutture e impianti di petrolio e gas (ma pure nucleare), che garantiscono l’ autonomia energetica, sono obiettivi fondamentali per mettere in tensione gli avversari o piegarne la volontà, sia attraverso il ricatto sia attraverso le azioni militari, anche ibride, quali attacchi o sabotaggi.
Gli inglesi lo sanno perfettamente, per questo tengono accuratamente l’attenzione alta sul Mare del Nord che, per la sua ricchezza di petrolio e gas e per l’enorme potenziale di eolico off shore, potrebbe diventare scenario non solo di tensioni, ma forse pure di attacchi ibridi. Ed è anche per questo che il governo di Sua Maestà propende per le fonti rinnovabili, nella fattispecie le turbine eoliche. Forse è la soluzione migliore per arrivare finalmente all’ autonomia energetica.
Sono più economiche e sono più facili da riparare, in caso di sabotaggio o danneggiamenti, e sopratutto non sono “concetrate” come è per gli impianti e le infrastrutture legate a petrolio e gas, in poche decine di impianti, pozzi e gasdotti, oggettivamente più fragili rispetto a migliaia di più piccoli e diffusi impianti eolici (ma pure solari). Impossibile, poi, minacciare ricatti come quello di “chiudere i rubinetti” alle forniture di petrolio e gas. Sole e vento non hanno rubinetti.
E pure non hanno emissioni di alcun tipo, ma una produzione elettrica praticamente inesauribile: le quattromila turbine eoliche Britanniche nel Marr del Nord interesserebbero e “occuperebbero” solo lo 0,5 percento della superficie dell’intero Mare del Nord. Una ottima opzione, dunque, per l’ autonomia energetica.
Lorenzo Partesotti
[1] Si veda ad esempio Energy: What does the UK’s new strategy say? – BBC News.
[2] Plants – UK Electricity Production
[3]Johan Sverdrup Phase 2 on stream – Equinor
[4] https://www.repubblica.it/esteri/2022/12/22/news/otranto_flotta_russia_gasdotto_tap-380270375/
[5] Norwegian undersea surveillance network which is capable of detecting submarines has cables cut | Daily Mail Online
[6] https://www.navalnews.com/naval-news/2021/08/russian-spy-ship-yantar-loitering-near-trans-atlantic-internet-cables/