L’Iran dopo Raisi: Arianne Ghersi intervista Hanieh Tarkian sulle conseguenze istituzionali e politiche nel Paese

Hanieh Tarkian

A fronte della complessità dei mutevoli scenari geopolitici di cui il Medio Oriente è costante protagonista e dinanzi ad eventi inattesi e di rilevante portata quale la recente scomparsa del presidente iraniano Ebrahim Raisi, diventa quanto mai opportuno non solo documentare ed analizzare i fatti, bensì comprendere anche in qual modo siano percepiti all’interno del Paese interessato e quali reazioni abbiano suscitato.
Per tale ragione, si è deciso di pubblicare l’intervista ad una voce vicina alle posizioni del governo iraniano, la dottoressa Hanieh Tarkian, una donna Italo-iraniana, che ha completato il dottorato in Scienze Islamiche presso il Jamiat az-Zahra, il più importante centro femminile di studi islamici dell’Iran, ha conseguito un Master in Relazioni Internazionali e Studi Strategici ed è attualmente docente e coordinatrice del Master in lingua italiana in Studi Islamici organizzato dall’Università internazionale Al-Mustafa (Iran).


Domenica 19 maggio è precipitato il velivolo su cui viaggiava il presidente Raisi. Tante sono le congetture e complottismi a livello internazionale. È stato un incidente?

Durante un’intervista rilasciata il 21 maggio a uno dei canali della Radiotelevisione iraniana, Gholam Hossein Esmaili, il capo di gabinetto del defunto presidente iraniano Raisi, ha raccontato ciò a cui ha assistito nei momenti precedenti l’incidente in elicottero nel quale hanno perso la vita il Presidente, il ministro degli Esteri Hossein Amir-Abdollahian e altri sette passeggeri dell’elicottero.

Esmaili afferma che la delegazione è formata da tre elicotteri e lui si trova in uno dei due elicotteri che giungeranno poi a destinazione. Egli afferma che dopo la preghiera di mezzogiorno, partono in direzione di Tabriz, il tempo è sereno, non c’è nessuna condizione meteorologica di cui preoccuparsi. Dopo mezz’ora di volo, prima di raggiungere la miniera di rame Sungun, avvistano una piccola formazione di nuvole. Egli inoltre afferma che c’era nebbia a terra, ma non in alta quota. Tuttavia, in una piccola area, c’era una nuvola alla stessa altezza dei velivoli. In quel momento, il pilota dell’elicottero del presidente Raisi, che è anche il comandante della flotta, dice al resto dei piloti di salire sopra le nuvole. Esmaili continua raccontando che il loro elicottero si trova dietro l’elicottero del Presidente, si alzano sopra le nuvole e avanzano per circa 30 secondi, ma il loro pilota improvvisamente si accorge che è scomparso l’elicottero principale che trasporta il Presidente.

Esmaili afferma che non vi erano previsioni meteorologiche che menzionassero eventuali perturbazioni del tempo da renderlo insicuro. Dopo alcuni minuti si rendono conto che il loro pilota sta facendo un’inversione a U perché uno degli elicotteri è scomparso e pensano che abbia fatto un atterraggio di emergenza; non vi sono più contatti radio con il pilota. L’ultimo contatto è avvenuto un minuto e 30 secondi prima, quando il pilota/comandante ha chiesto di salire sopra le nuvole.

Il pilota sorvola l’area un paio di volte, ma nell’area con la formazione di nuvole è troppo rischioso entrare e sono costretti ad atterrare dopo 30 secondi presso la miniera di rame Sungun.

Nessuno dei passeggeri risponde più alle telefonate. Dopo alcuni tentativi, l’ayatollah Hashem, l’imam della preghiera del venerdì di Tabriz, risponde e dice di non sentirsi bene, tuttavia aggiunge che non sa cosa sia successo, e quando gli chiedono dove si trovi, dice di non saperlo, dice di essere circondato da alberi e di non riuscire a vedere nessun altro e che è solo.

Esmaili afferma quindi che formano subito una squadra per cercarli e richiedono un aiuto di emergenza immediato. Questo è il resoconto di Esmaili. Sappiamo che poi le squadre di ricerca lavoreranno per tutto il pomeriggio e la notte ma le condizioni meteorologiche, come si può vedere dai vari filmati, peggioreranno riducendo la visibilità a pochi metri, per questo l’elicottero sarà avvistato solo la mattina di lunedì, quando il cielo si sarà schiarito e purtroppo si ritroveranno i corpi senza vita di tutti i passeggeri dell’elicottero caduto.

 Alcuni resti dell’elicottero e le squadre di soccorso all’opera sul luogo del disastro

Anche se subito dopo l’incidente i funzionari iraniani hanno ordinato di svolgere delle indagini sulle cause, in questo momento la versione ufficiale dell’Iran è che si è trattato di un incidente. Infatti nel rapporto preliminare sullo schianto dell’elicottero del presidente Raisi, emesso dallo Stato Maggiore delle Forze Armate iraniane, si afferma che nonostante occorrerà altro tempo per giungere a delle conclusioni definitive, si può per il momento sostenere che l’elicottero ha seguito la rotta pianificata finché non si è schiantato, non sono state trovate tracce dell’impatto di proiettili, o armi simili, nei resti dell’elicottero e l’elicottero ha preso fuoco dopo essersi schiantato contro la montagna.

Dal punto di vista istituzionale cosa prevede la costituzione iraniana a seguito della morte del presidente?

La guida suprema della Repubblica Islamica dell’Iran, Sayyed Ali Khamenei, lunedì ha emesso un messaggio di cordoglio, dichiarato cinque giorni di lutto nazionale e annunciato che il vicepresidente Mohammad Mokhber assume ad interim le funzioni di presidente, in conformità all’articolo 131 della Costituzione.

Mohammad Mokhber

Infatti l’articolo 131 della Costituzione iraniana recita: “In caso di decesso, dimissioni o destituzione del Presidente della Repubblica, o nel caso di malattia nella quale la sua assenza si protragga oltre il periodo di due mesi, oppure nel caso in cui finisca il suo mandato e per qualche ostacolo non sia stato eletto il nuovo Presidente, il suo Primo Vicepresidente, con il consenso della Guida, ha il compito di svolgere i doveri del Presidente della Repubblica e un consiglio composto dal Presidente dell’Assemblea Islamica, il Presidente dell’Organo Giudiziario e il Primo Vicepresidente ha il compito di provvedere ad organizzare l’elezione del nuovo Presidente entro il termine massimo di cinquanta giorni; nel caso di decesso del Primo Vicepresidente oppure di inabilità ad adempiere ai suoi doveri, o nel caso in cui il Presidente della Repubblica non abbia scelto il Primo Vicepresidente, la Guida Suprema affiderà l’incarico ad un’altra persona”[1].

Pertanto a seguito di una riunione ad alto livello delle autorità per discutere l’attuazione dell’articolo 131 della Costituzione, che impone appunto che il processo elettorale presidenziale sia completato entro 50 giorni, è stato deciso che le elezioni si terranno il 28 giugno.

Cosa aspettarsi ora per quanto concerne la politica interna ed estera iraniana?

In effetti non tanto in Iran, dove milioni di iraniani sono impegnati a partecipare ai funerali che si sono tenuti a Tabriz, Qom e Teheran, ma più che altro all’estero molti si chiedono: cosa succederà? Una domanda simile mi fu posta dopo l’assassinio del generale Soleimani, alcuni si chiedevano che fine avrebbero fatto la Repubblica Islamica e i valori della Rivoluzione, in particolare la lotta al terrorismo, all’oppressione e all’imperialismo.

Prima di tutto dobbiamo prendere in considerazione il fatto che non è la prima volta che in Iran avvengono incidenti o attentati, nei quali importanti funzionari perdono la vita. Per esempio nel 1981, in un attentato ad opera del Mek, l’allora presidente Rajai perse la vita insieme agli altri membri del suo governo e funzionari importanti. Furono subito indette le elezioni che portarono quella che è l’attuale guida suprema, l’ayatollah Khamenei, ad ottenere la carica di presidente per due mandati consecutivi (poi venne eletto dall’Assemblea degli Esperti come successore dell’imam Khomeini e lasciò il ruolo di presidente).

Desidero sottolineare che il presidente Raisi, il ministro degli Esteri Amir-Abdollahian e lo stesso Soleimani sono cresciuti con gli ideali della Rivoluzione islamica e della Repubblica Islamica, sono i frutti della lotta del popolo iraniano contro l’oppressione che ha portato alla vittoria della Rivoluzione, sono i frutti di un’ideologia che nel sacrificio per gli ideali vede un valore, un’ideologia dove la morte sulla via della difesa e del servizio alla sacra patria non è vista come una fine ma come un rafforzamento. Per questo motivo vengono definiti martiri e l’Iran ne uscirà più forte di prima, il popolo sarò unito nel commemorare questi servitori della patria.

Collage fotografico condiviso sul profilo Facebook della dottoressa Hanieh Tarkian in cui viene mostrata una grande partecipazione popolare ai funerali del presidente Ebrahim Raisi.

Le linee generali della politica interna ed estera dell’Iran, che sono ben delineate nella Costituzione iraniana, non cambiano con eventi di questo tipo o con il cambio di governo. Certo, possono esserci delle differenze di approccio in certi dettagli, ma la salvaguardia dell’indipendenza nazionale, lo sforzo per implementare la giustizia sociale, la lotta contro le potenze imperialiste e contro le ingerenze straniere in Iran e nella regione e l’impegno per migliorare i legami diplomatici con i paesi che non sono ostili continueranno ad essere parte della politica iraniana.


Riferimenti bibliografici

[1] https://rome.mfa.gov.ir/it/generalcategoryservices/10425/costituzione

3 risposte

  1. Complimenti ad Arianne Ghersi per un articolo che, attraverso le parole di un’intellettuale vicina alle posizioni governative, ci propone un quadro meno preoccupante di quanto fosse lecito attendersi. È sempre da sottolineare l’importanza di reportage tanto vicini ai luoghi dove accadano fatti del genere ed alle persone che possono raccontarci “l’aria che si respira”.

  2. Come sempre sei chiara, arricchisci il lettore su temi difficili, spesso manipolati.
    Adelante Arianne!!! 👍👍👍☀️🌿

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