Erdoğan: il ruolo su Gaza ed i controversi rapporti con l’Unione Europea

La telefonata

Il 29 maggio 2024, il leader turco Recep Tayyip Erdoğan ha effettuato una telefonata a Giorgia Meloni proponendo un impegno formale dell’Italia nel riconoscere lo Stato palestinese. Questo gesto rientra in una più ampia manovra politica di Erdogan, che attraversa le frontiere nazionali e risuona fortemente nel contesto islamico, dimostrando la sua capacità di utilizzare eventi internazionali, come l’attuale guerra a Gaza, per estendere il proprio raggio d’influenza. Erdoğan ha enfatizzato l’importanza di mantenere una “posizione giusta” sull’argomento, facendo riferimento agli esempi di Spagna, Irlanda e Norvegia, che hanno già riconosciuto la Palestina come Stato. Ha inoltre presentato una serie di obiettivi urgenti per Ankara, tra cui un appello per un cessate il fuoco permanente a Gaza, il rilascio di ostaggi e prigionieri palestinesi e l’assicurazione che gli aiuti umanitari raggiungano la regione in modo efficace.

Il riconoscimento della Palestina

Recentemente, il governo spagnolo ha riconosciuto lo Stato palestinese, stimolando un richiamo da parte del ministro degli esteri turco, Hakan Fidan, rivolto agli altri stati membri dell’Unione
Europea affinché adottino una posizione simile. La Slovenia, anch’essa membro dell’UE, è prossima a prendere una decisione in merito. Tali iniziative evidenziano come Erdoğan sfrutti strategicamente le crisi globali per espandere la sua influenza e rafforzare il suo ruolo nel panorama politico internazionale.

Le ragioni dietro la spinta di Erdoğan per il riconoscimento della Palestina sono molteplici. In primo luogo, punta a conseguire un traguardo rapido che possa essere celebrato sia con i suoi alleati islamici sia con coloro che spingono per un nuovo inizio nelle relazioni con Israele. Inoltre, questa iniziativa mira a consolidare ulteriormente il suo potere politico, sfruttando il supporto di influenti attori globali come la Russia e la Cina.

L’appello ai musulmani

Erdoğan ha lanciato un appello energico alle nazioni islamiche, sollecitando una risposta più forte agli attacchi israeliani a Rafah. In un suo discorso, ha esortato ad un’azione collettiva da parte dei paesi musulmani, evidenziando la minaccia globale rappresentata da Israele, non limitata solo a Gaza ma estesa a tutto il mondo. Erdoğan ha sottolineato che la sicurezza internazionale non potrà essere garantita finché Israele non aderirà pienamente alle leggi internazionali.

Contemporaneamente, il Parlamento turco ha manifestato la sua riprovazione attraverso l’adozione di una mozione che deplora le azioni israeliane a Rafah, identificandole come una violazione dei diritti legali riconosciuti a livello globale ed accusando Israele di occupazione forzata ed atti di crudeltà. La mozione ha inoltre portato alla luce il tragico evento in cui più di 40 palestinesi sono stati uccisi in un campo per sfollati, definendo queste azioni come genocidiali. Il Parlamento ha fatto un appello alla comunità internazionale e ad ogni singolo individuo affinché non restino silenti di fronte a questi atroci crimini contro l’umanità.

Il fallimento dell’Onu

Erdoğan ha espresso forti critiche all’ONU, sostenendo come l’organizzazione abbia perso la sua capacità di agire efficacemente, specialmente per quanto concerne la crisi in corso nella Striscia di Gaza. Durante un’intervista, ha accusato l’ONU di non essere stata in grado di fermare ciò che ha definito come un “genocidio” attuato da Israele, evidenziando anche la mancata protezione del personale e degli operatori umanitari dell’ONU stessi. Ha inoltre puntato il dito contro gli Stati Uniti, sottolineando il loro ruolo di principali alleati e fornitori di armi a Israele, implicandoli così nelle conseguenze delle politiche israeliane.
Dall’altra parte, le reazioni statunitensi delineano un’interpretazione differente degli eventi. John Kirby, portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti, ha riferito che non ci sono state variazioni nella politica statunitense in seguito agli ultimi attacchi su Rafah, precisando che si attendono indagini interne da parte di Israele. Kirby ha aggiunto che questi attacchi non sono stati visti come un superamento delle cosiddette “linee rosse” stabilite dall’amministrazione Biden.
In modo simile, il Pentagono ha manifestato una valutazione più contenuta dell’attacco a Rafah, classificandolo come limitato. Sabrina Singh, vice portavoce del Pentagono, ha riconosciuto la gravità delle immagini diffuse, ma ha confermato che gli Stati Uniti aspetteranno i risultati delle indagini israeliane prima di fare ulteriori commenti. Questo atteggiamento suggerisce una cautela nell’esprimere un giudizio definitivo, pur mantenendo alta l’attenzione sulla situazione data la sua rilevanza e potenziale impatto destabilizzante.

Haaretz

Secondo quanto riportato dal quotidiano israeliano Haaretz, sorgono interrogativi sulla solidità dell’alleanza tra il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ed un importante alleato della destra europea, l’Italia, governata da Giorgia Meloni. Nonostante Meloni fosse stata tra i primi a sostenere Israele dopo gli incidenti del 7 ottobre, recenti dichiarazioni suggeriscono un allontanamento dalla linea di Netanyahu, inclusa la menzione di una possibile soluzione di stato indipendente per i palestinesi. Le tensioni sono ulteriormente accentuate in seguito all’attacco aereo israeliano su Rafah, che ha portato alla morte di circa 45 civili in una tendopoli. Tale episodio ha evocato una decisa condanna da parte del Ministro della Difesa italiano, Guido Crosetto, il quale ha avvertito che azioni di questa natura potrebbero seminare un sentimento di odio destinato a persistere nelle generazioni future di Israele.[1]


Turchia ed Unione Europea

In un’ironica coincidenza, la chiesa bizantina del Cristo Salvatore in Chora, situata ad Istanbul, è stata trasformata in una moschea, provocando critiche aspre dalla Grecia, mentre nel frattempo, il presidente turco Erdoğan, prominente esponente della fratellanza Musulmana, ha lanciato un duro rimprovero all’Unione Europea per la sua esitazione nell’accogliere la Turchia come paese membro. Approfittando della Giornata dell’Europa, che ricorda la Dichiarazione Schuman del 1950 e segna l’avvio dell’integrazione europea, Erdogan ha pubblicamente espresso il suo malcontento. Il processo di adesione della Turchia all’UE è fermo da anni e le sue prospettive sembrano sempre più sfumate.
Nel contesto dell’attuale scenario geopolitico, aggravato dal conflitto in corso a Gaza, Erdoğan si
è posizionato come un paladino dei diritti dei palestinesi, qualificando Hamas come un “movimento di liberazione”. Parallelamente, Erdoğan ha mantenuto un ruolo rilevante in diverse altre aree di crisi globale, tra cui la Libia, il Corno d’Africa, l’Iraq, l’Ucraina e la Siria. In un periodo di sfide politiche crescenti ed alla vigilia di elezioni chiave in Europa, Erdoğan ha rivolto un appello all’Unione Europea per rafforzare la cooperazione bilaterale.

“Nell’attuale congiuntura critica, è imperativo per la Turchia e l’UE rafforzare la cooperazione su tutti i fronti, in particolare nei negoziati di adesione, che costituiscono il fondamento della loro relazione” ha affermato Erdoğan. Inoltre, ha sottolineato l’importanza che l’UE adotti politiche inclusive, focalizzandosi sulla cooperazione e sull’equità, descrivendo tali azioni come essenziali per il futuro del continente. “Come Turchia, siamo pronti a collaborare per un futuro europeo più prospero, solidale ed aperto, in cui la nostra nazione prenda giustamente il suo posto”, esortando tuttavia l’UE ad affrontare le sue relazioni con la Turchia in modo equo e con risultati tangibili, evocando il principio “pacta sunt servanda” (gli accordi devono essere mantenuti).

Erdoğan ha inoltre posto l’accento contro le politiche e la retorica che potrebbero portare ad un ulteriore stallo nelle relazioni: “In risposta alle misure di esclusione contro la nostra nazione, che
minano la posizione globale dell’UE, la Turchia non si asterrà dallo sfruttare e rafforzare le sue opportunità e capacità strategiche”, ha dichiarato in forma di non velata minaccia. Erdoğan non ha nemmeno risparmiato critiche nei confronti della risposta degli Stati membri dell’UE in merito alla situazione umanitaria a Gaza, dichiarando come abbia “eroso la fiducia nei valori europei”.
Ha ricordato come la Giornata dell’Europa dovrebbe simboleggiare non solo l’inizio dell’unità politica ed economica, ma anche la commemorazione della pace e della stabilità raggiunte attraverso decenni di sforzi congiunti. “Tuttavia, sfide come le guerre a livello globale e nella nostra regione immediata, i conflitti, il terrorismo, l’immigrazione irregolare ed il cambiamento climatico minacciano l’ordine in Europa, così come a livello globale”, ha aggiunto.[2]


Note bibliografiche

[1] https://formiche.net/2024/05/ankara-roma-stato-palestinese-erdogan-italia/#content

[2] https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/05/10/turchia-erdogan-critica-lunione-per-non-avergli-aperto-le-porte-ma-intanto-trasforma-tutte-le-chiese-in-moschee/7543236/

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