Invasione di Israele da parte di Hamas

Iniziamo la nostra analisi dal fatto che non si riesca ancora pienamente a spiegare come Hamas sia riuscito ad effettuare un attacco così improvviso e ben coordinato contro Israele e come mai L’intelligence israeliana non abbia avuto sentore di questi movimenti, sia lo Shin Bet (L’agenzia di intelligence per gli affari interni dello stato di Israele) che il Mossad hanno in essenza deluso.

Fonti interne in realtà già da un mese o due ci avevano comunicato che qualcosa stava “bollendo in pentola” è lecito pensare che non avessero in mente qualcosa di questa portata inoltre non è insolito per quell’area avere decine di comunicazioni di attentati e strani movimenti, per cui è estremamente difficoltoso muoversi in questo ambiente collegando tutti i puntini, detto questo però si possono ipotizzare alcuni scenari:

  • I servizi hanno fatto il loro lavoro e la politica non ha recepito
  • La politica ha ascoltato i rapporti dell’intelligence ma gli hanno considerati troppo allarmanti quindi hanno sottovalutato le capacità di Hamas
  • Viste le faide interne e le innumerevoli frizioni esistenti tra la polizia ed i servizi nel confronto di Netanyahu è possibile che abbiano colto l’occasione per far fuori lui politicamente ed avere l’appoggio anche internazionale per chiudere la faccenda Hamas una volta per tutte, qui vi può essere anche una sottovalutazione dell’intelligence sulle reali intenzioni e capacità di Hamas

Qualunque sia l’ipotesi il fallimento è totale e questa rappresenta una grave macchia a danno di quello che fino ad oggi era considerato uno degli apparati d’intelligence più potenti ed efficaci al mondo.

Un altro errore evidente è quello che, in sintesi, tutto il sistema difensivo e le forze armate schierate lungo gli innumerevoli posti di blocco e basi lungo la striscia di Gaza non era assolutamente preparato a una simile allerta sia da un punto di vista della copertura della sorveglianza che dal punto di vista tattico: molte unità letteralmente sono state, infatti, sorprese nei propri letti.

L’attacco è stato realizzato in diverse fasi ben organizzate e ben coordinate: un livello di coordinamento che fa pensare che Hamas abbia avuto modo di addestrare i suoi uomini anche all’estero data la natura specialistica delle varie azione tattiche con coinvolgimento di altri paesi e addestratori provenienti da compagnie militari private, vi è anche il sospetto che alcune di tali incursioni sia state effettuate da truppe non propriamente appartenenti ad Hamas vista la natura specialistica di queste azioni e il livello di competenza dimostrata.

La fase zero è iniziata alle ore 5 con il massiccio lancio di razzi su tutti i centri abitati circostanti per saturare la contraerea israeliana, l’Iron Dome non è stato capace di intercettare tutto: da questo attacco emergono evidenze dei limiti di tale sistema o quantomeno se ne conoscono oggi le soglie di saturazione un dato molto pericoloso in mani sbagliate (vengono dichiarati 5000 razzi lanciati).

(cfr. https://www.science.co.il/Arab-Israeli-conflict/hamas-rocket-attacks/Rocket-firings-2021-05-10-maps.php)

I sistemi lanciarazzi di Hamas sono probabilmente di origine autoctona, autoprodotti in loco tramite il contrabbando della componentistica.

La seconda fase ha comportato un attacco sistematico a tutte le torri di osservazione limitrofe al perimetro di Gaza, realizzato tramite droni che hanno sganciato esplosivi: una tecnica ormai diventata assai nota in Ucraina. Va evidenziato come Hamas non avesse mai in precedenza usato tale tattica; ciò ha spiazzato l’esercito israeliano che si è dimostrato impreparato ad affrontarla; è altresì palese come vi siano state grosse lacune per quanto riguarda le capacità israeliane ad usare con efficacia le giuste contromisure elettroniche.

Nello screen una delle torri di osservazioni prese sotto controllo di Hamas.

Una volta creati varchi nella capacità di risposta e di allerta dell’IDF, Hamas ha lanciato un attacco ben coordinato comprensivo di aviosbarchi, sbarchi navali e assalti ben concepiti di forze terrestri dimostrando un pregresso studio riguardo modalità e luoghi da colpire.


Terra

I gruppi radicali via terra hanno potuto contare nella prima fase su circa due battaglioni di fanteria che son stati un grado di muoversi celermente usando mezzi quali moto e pickup.

Gli attaccanti hanno assaltato le recinzioni e le basi dell’IDF con tecniche di demolizione, dimostrando in tal modo una profonda conoscenza della planimetria delle basi bersaglio: ciò diviene evidente analizzando i video da loro stessi girati durante le azioni, video in cui è palese come gli assalitori siano in grado di muoversi con cognizione di causa ed estrema efficacia, a dimostrazione del fatto che i bersagli fossero stati studiati da tempo fin nei minimi particolari e che si fossero opportunamente addestrati per lo scopo.

Aria

In merito al dominio aereo, si è assistito per la prima volta all’utilizzo di parapendii a motore, con l’ausilio dei quali, i soldati hanno realizzato rapide incursioni in profondità. Si presume che il compito di tali squadre fosse quello di colpire le torri di osservazione più in profondità e allo stesso tempo gettare nel caos il sistema difensivo israeliano, al punto che, in alcuni casi, sono riusciti addirittura ad atterrare direttamente presso – quando non anche all’interno di – basi israeliane sorprendendone i militari.

Nell’immagine uno dei metodi di trasporto dei gruppi tattici dei radicali per effettuare rapide incursioni in profondità.

Acqua

Riguardo il mare, alcuni gruppi – avvalendosi di gommoni veloci – sono riusciti a sbarcare nella città di Ascalona (in territorio israeliano, a nord della Striscia di Gaza) in modo da impedire alla polizia di organizzarsi adeguatamente. Nel mentre, i gruppi a terra avevano già distrutto il muro al confine in svariati punti mediante esplosivi e ruspe: tutte le brecce sono state realizzate con lo scopo di permettere il transito dei gruppi mobili dotati di moto e pickup e consentire loro di raggiungere velocemente tutte le basi militari israeliane al confine con il fine di assaltarle.

Nello screen una ruspa utilizzata per abbattere le recinzioni


I primi video dell’inizio dell’invasione hanno iniziato a circolare in rete attorno alle ore 9 e sono stati prodotti da civili presenti nelle aree interessate agli scontri. Verso le ore 12 iniziarono a comparire i primi video che attestavano come Israele avesse perso il controllo sulle basi militari al confine con l’Egitto e vicino alla città di Kerem Shalom, zone in cui sono stati geolocalizzati i filmati inerenti primi carristi israeliani trucidati, nonché la perdita del primo carro Merkava Mk.4 (colpito da un drone tramite sgancio di munizione da 125mm).

Contestualmente è stata documentata tra gli attaccanti la presenza di gruppi operanti con l’ordine di sequestrare civili (soprattutto donne) e soldati rimasti in vita onde deportarli all’interno della striscia di Gaza. È lecito supporre come le centinaia di soldati e civili possano essere usati come moneta di scambio in eventuali trattative se non anche come scudo umano contro i bombardamenti aerei israeliani. Attorno alle 12:45 i profili Telegram del luogo ci hanno anche informato di come che la centrale elettrica Rutenberg fosse stata colpita, privando la città di Ascalona della fornitura energetica.

A quell’ora era diventato già evidente come le truppe di Hamas fossero riuscite a penetrare nella città di Netivot e Sderot, ottenendo il controllo di tutte le basi a ovest delle due città. Tra le più importanti, la base di Nahal Oz, dove i radicali prima dell’assalto hanno condotto un’operazione speciale con l’aiuto di ATGM di prima generazione e sgancio di esplosivi da droni (va evidenziato come la base militare non fosse munita di sistemi di guerra elettronica).

Analizzando ulteriori video diffusi in rete abbiamo avuto altresì conferma di come Israele abbia perso decine di mezzi blindati quali APC pesanti Namer e M113 insieme ad un numero imprecisato di carri Merkava.

Alcune basi sono state prese d’assalto senza dare il tempo alla guarnigione di organizzare una difesa efficace o di ritirarsi, provocando in tal modo significative perdite tra le fila dell’IDF, oltre a un rilevante numero di soldati fatti prigionieri.

Nello screen, l’immagine dallo schermo del drone che ha sganciato una munizione 125 mm sul carro Merkava Mk.4


Osservazioni

Non abbiamo notato da parte di Tel Aviv un marcato interesse rispetto all’esperienza del conflitto ucraino, specie in merito all’utilizzo di droni suicidi, droni commerciali ed altro e da ciò riteniamo possano derivare alcune delle lacune sopra citate.

Si evidenzia altresì come l’IDF continui ad utilizzare l’artiglieria da posizioni fisse e come la fanteria tenda a muoversi in maniera molto raggruppata: nella guerra in Ucraina è stato dimostrato che un tal genere di conduzione delle operazioni espone i militari a grosse vulnerabilità specie da parte di droni suicidi.


Controffensiva israeliana

Per il comando israeliano fin dalle prime ore dell’attacco divenne evidente la gravità della situazione: fu repentinamente avviata una massiccia mobilitazione delle forze armate al punto che ad oggi vengono dichiarate da Tel Aviv ben 300 mila truppe pronte ad entrare in azione. Allo stesso tempo c’è il forte timore dell’entrata nel conflitto di altri gruppi terroristici dal confine nord con il Libano (Hezbollah). Durante le ultime ore abbiamo osservato una vasta operazione aerea contro la Striscia di Gaza e un’intensa concentrazione di truppe israeliane a terra che comprende unità meccanizzate, corazzate ed artiglieria.

Bisogna evidenziare che in caso di operazione terreste, quindi di uno scontro urbano all’interno della Striscia di Gaza, i vantaggi dell’IDF sarebbero appianati in quanto, da un lato l’area è ben conosciuta dalle forze di Hamas, e dall’altro vi è un’elevata densità di popolazione che inevitabilmente si tradurrebbe in danni collaterali significativi.

Nelle intenzioni di Hamas vi è quindi probabilmente quella di indurre le forze israeliane a scontrarsi in un terreno di sua scelta dove mezzi corazzati e aviazione israeliani risulterebbero meno efficienti, e contemporaneamente far sì che Israele possa causare molte vittime civili comportando un allargamento del conflitto ed una riduzione del supporto internazionale.

È altresì lecito supporre come Hamas non abbia mai pensato realmente di scontrarsi in un conflitto di tipo simmetrico (classico) con l’esercito israeliano in quanto non era verosimile avesse una proiezione di forza tale da mantenere i territori occupati, ma che anzi abbia elaborato fin dall’inizio una strategia asimmetrica e di guerra ibrida di lungo termine, riassumibile nei seguenti punti:

  • Commettere atrocità al fine di costringere Israele a rispondere, limitandone quindi le scelte possibili, onde non risultare deboli
  • Coinvolgere, all’interno mondo islamico, altre organizzazioni radicali nel conflitto inducendo Israele ad una rappresaglia che comporterà inevitabilmente molte vittime civili
  • Mostrare al mondo islamico come l’esercito israeliano e la loro intelligence non siano così invulnerabili come si pensava, quindi infrangere il mito dell’IDF
  • Ridurre l’appoggio internazionale ad Israele costringendola a reagire in maniera dura
  • Far saltare i già fragili gli accordi Israele-Arabia Saudita
  • Portare Israele ad uno scontro urbano in un terreno di scelta di Hamas atto a limitare i vantaggi dell’esercito israeliano

Una risposta

  1. Non fa una grinza Questo è solo l’antipasto il bello deve ancora venire se hanno preparato cosi bene l’attacco chissà cosa avranno preparato in città ho paura ma sarà un bagno di sangue la azostal a confronto è una barzelletta

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