Rappresaglie e crimini dopo il Doolittle raid

LE CAMPAGNE DI JIANGXI E ZHEJIANG

Nella conoscenza collettiva della Seconda Guerra Mondiale il teatro del pacifico ma soprattutto della Cina viene solitamente dimenticato ed ignorato lasciando poco inciso nella nostra consapevolezza il triste ricordo di terribili crimini di guerra che nulla hanno da invidiare ai massacri commessi dai nazisti.

Contesto storico geografico

Quasi come un rito è necessario ricordare che per capire la storia è necessario conoscere la geografia e il contesto degli eventi, quindi partiamo da questi punti prima di entrare nel vivo della questione.

Ci troviamo a circa sei mesi dall’attacco di Pearl Harbour, i giapponesi sembrano quasi inarrestabili nella loro avanzata, ad esempio, a fine maggio 1942 la Birmania cadrà sotto la terribile occupazione giapponese ma tra i vari attori comincia ad emergerne uno in particolare, oggi probabilmente uno dei più dimenticati alleati della ww2: la Cina

Oggi vedremo l’ennesimo ritorno di operazioni militari Giapponesi in Cina come rappresaglia per il coinvolgimento cinese, soprattutto dei civili, nel Doolittle Raid. Dallo scoppio della ww2 in Cina nel 1937 i cinesi si sono dimostrati dei combattenti molto tenaci e resistenti nonostante la ferocia e gli avanzamenti del nemico e la poca probabilità di ottenere aiuti da stati alleati siccome da tempo sia Cina che Giappone furono oggetto di disprezzo da parte degli occidentali il che fu anche causa del sentimento di rivalsa antioccidentale giapponese una delle cause dello scoppio della ww2 in questo teatro.

Ora Chiang Kai-Shek aveva l’opportunità perfetta di essere trattato come alleato alla pari nonostante il prezzo da pagare sarebbe stato seriamente ingente, durante la guerra saranno numerosi gli sforzi intrapresi dai cinesi per dimostrarsi un alleato strategicamente importante e valoroso, anche se a pensare con la consapevolezza odierna ci si rende presto conto che tragicamente gran parte della massa realizza nemmeno il motivo per cui la Cina sia riconosciuta come un grande vincitore della guerra.

Torniamo ora al periodo che ci interessa, la Cina nel periodo successivo al Doolittle Raid aveva già ben dimostrato il suo valore come alleato basti pensare al supporto fornito allo stesso raid e alla campagna di Birmania contro i Giapponesi, tutte operazioni che avranno un impatto decisivo sul proseguimento della guerra nel pacifico. Da una parte questo consentì all’esercito birmano di sopravvivere per tornare poi a combattere, dall’altra consentì agli USA di portare a buon fine il primo di una lunghissima serie di raid, il quale fu un grande incentivo sul piano del morale e un brutto colpo al sentimento di sicurezza giapponese che comincia a porre di fatto l’Impero del Sol Levante sulla via della sconfitta, tutto questo però ebbe dei costi tremendi.

Dopo il raid i giapponesi si prepararono per una vasta campagna di ritorsione contro i civili cinesi che diedero rifugio o aiutarono i piloti americani dei 15 b25 che si schiantarono in Cina dopo l’attacco in particolare nelle provincie di Zhejiang e Jiangxi. A causa del maltempo e del mancato avvertimento dei cinesi di atterraggi di emergenza gli equipaggi si dovettero paracadutare o effettuare atterraggi di emergenza da cui vennero salvati dagli abitati locali, missionari o guerriglieri.

Il Doolittle raid fu di fatto uno shock per il comando giapponese siccome erano fermamente convinti dell’incapacità alleata di lanciare un tale attacco che ricordiamo aver ucciso 12 persone, danneggiato a Tokyo 2 raffinerie, un’acciaieria, vari impianti elettrici mentre a Yokosua venne colpita una portaerei leggera quasi terminata della classe Ryuho la quale a causa dei danni sarà completata solo a novembre, inoltre, vennero colpite anche 6 scuole e un ospedale militare.

Il raid nonostante lo scarso impatto distruttivo mise a nudo la situazione del comando giapponese, il quale non era stato in grado di difendere la madrepatria e l’imperatore, di conseguenza, molte risorse sarebbero state reindirizzate a difesa delle isole del Giappone con conseguente intraprendimento di misure per tentare di impedire un secondo attacco americano. A questo scopo gli aeroporti di Zhejiang e Jiangxi erano dei veri punti ciechi nella difesa del Giappone da cui i bombardieri americani sarebbero potuti decollare per raid molto più distruttivi quindi venne ordinata una campagna per eliminare il possibile ruolo della Cina come portaerei americana sia per scovare le crew che commisero il raid con lo scopo di punire questi ultimi e ogni cinese che abbia dato loro aiuto.

Le operazioni militari

A inizio aprile 1942 il 23° e il 32° gruppi d’armante cinesi rispettivamente comandati dal generale Tang Shizun [1] e dal lt.gen. Shangkuan Yun-Hsiang [2], riuscirono ad infiltrarsi nell’area di Xuancheng-Guangde respingendo verso nord di Anhui con successo la 13° armata giapponese del lt.gen. Sawada Shigeru [3].

In risposta i giapponesi stavano preparando una controffensiva programmata entro il 20 aprile la quale si sarebbe svolta con una manovra a tenaglia vista la conformazione a sacca con la cavità rivolta verso Anhui però a causa del raid, da Tokyo arrivarono contrordini che obbligarono l’esercito a cambiare piani indirizzando l’operazione alla distruzione delle basi aeree cinesi nella provincia di Zhejiang ribattezzando la manovra come Operazione Sei-Go con obiettivi le basi aeree di: Quozhou, Lishui, Yusham, la citta di Shangrao dove si trovava il quartier generale del III fronte sotto col comando del generale Gu Zhuotong [4].

Geograficamente tutti questi obiettivi si trovavano di gran lunga più a sud, lungo la ferrovia nella valle, rispetto alle zone che sarebbero state interessate dall’originale manovra a tenaglia perciò decisero di rinforzare Sawada con truppe provenienti dall’armata del nord della Cina e dall’11° armata di Anami Korechika [5] ricevendo di fatto circa 5 divisioni [6] 3 brigate miste per un totale di 53 battaglioni di fanteria mentre la 11 armata del generale Anami la quale si trovava ad ovest dei cinesi, il 5 maggio dopo aver diretto la 128 divisione per un attacco diversivo a sud ovest nella zona di Yueyang si dirige seguita dalla 3° divisione di fanteria verso sud est diretta a colpire sul fianco il quartier generale di Gu Zhuotong per eliminare i cinesi nello Jiangxi e tagliare ogni possibile via di rinforzo ai cinesi.

I giapponesi erano supportati dall’aria dalla I brigata aerea del mag.gen Mori Shigeki [7] con obiettivo la distruzione delle basi aeree cinesi specialmente a Chuchow.

Il 13 maggio Sawada aveva concentrato le sue forze sulla linea Yuhang-Fenghua (verso la foce) con 32° 116° e 15° stanziate sulla foce nell’area di Yuang – Xiadshan alla foce del fiume Fuchun mentre la 22° divisione era molto più ad est di stanza a Shangyu mentre l’88° armata cinese di stanza a Paitouzhen e la 70° ad est della 22° a Fenghua. Il 15 maggio la controffensiva giapponese viene iniziata facendo procedere a sud la 22° e la 70° divisione per distruggere la 9°armata cinese di stanza a Chenglezhen per poi muovere a Yiwu, la 15° a Paitouzhen mentre la 116° avanzava lungo il fiume Fuchun seguita dalla 32°.

Il 18 maggio avvengono i primi scontri quando la 22° divisione attacca le posizioni fortificate della 9° armata [8] cinese a est di Changlezhen la quale combattè con tenacia per tutto il giorno ma il 19 giunse dal fianco destro la 70° divisione giapponese e a sinistra la brigata mista di Kono obbligando i cinesi alla ritirata mentre la 15° divisione arrivava a Paitouzhen incontrando l’88° armata respingendola lanciando così la strada verso Yiwu aperta ai giapponesi che iniziarono fin da subito ad attaccare la città.

Il 22 maggio i giapponesi avevano ormai consolidato le loro posizioni ad est di Jinhua, a questo punto Sawada decide di concentrare le sue forze sul fianco destro dell’armata cinese dove la 116° e la 32° div (brig Konoe) stavano avanzando lungo il fiume a sud di Jiande, le quali si sarebbero ricongiunte con la 15° divisione a Lanxi.

La sera del 24 maggio la 15° divisione era pronta ad attaccare la cittadina di Lanxi difesa dai rimasugli della 26° armata cinese mentre la 70° divisione giapponese si dirigeva a Jinhua difesa dalla 74° armata cinese, chiamando poi in rinforzo all’attacco la 22° divisione che si trovava a sud est dell’obiettivo, a Wuyi, sebbene l’attacco a Lanxi fu un successo giapponese la 74° armata cinese a Jinhua continuava a resistere sotto il comando del mag.gen. Wang Yao-Wu [9] dovendo chiedere aiuto alla 22° div per venire a capo della resistenza cinese.

A questo punto i cinesi cominciarono a ritirarsi man mano senza opporre molta resistenza lanciando i giapponesi in un inseguimento. Il piano del generale Gu Zhuotong della 3 war aerea era quello di far incanalare i giapponesi nella zona di Quzhou dove sarebbero stati accerchiati ed annientati secondo il piano ma a causa della velocità nella fuga le unità cinesi riuscirono a malapena ad arrestarsi e preparare posizioni difensive così a fine maggio Lanxi e Jinhua caddero in mani nemiche.

Il 3 giugno la 116°, 15°, 70°, 22° divisione e il gruppo misto di Kono si raggrupparono alle porte di Quzhou per lanciare un assalto coordinato nel mentre la task force dell’11° amata si era concentrata dietro il fiume Ganjang già dal 27 maggio e si stava muovendo ora verso le montagne Wugui in vista dell’offensiva.

Il 31 maggio al crepuscolo Anami ordinò alle sue truppe di guadare il fiume Fuhe respingendo la già debole 100° armata cinese del mag.gen. Shi Zhongcheng [10] verso posizioni più difendibili nella cittadina di Jinzian. Capendo la tragicità della situazione il generale Xue Yue della 9° area di guerra [11] invia la 79° armata [12] lungo il fiume Ganjang per fermare l’avanzata giapponese e rinforzare la 58°armata.

Il 3 giungo la 34° div giapponese riesce a sconfiggere i cinesi della 100° armata a Jinxian mentre la 3° divisione avanzava verso Yunshanzhen a questo punto Anami invia il distaccamento di Iwanaga lungo la ferrovia che collega Zhejiang e Jiangxi mentre la 34° viene inviata a rinforzare il distaccamento di Takehara concentrato verso sud a distruggere la 79° armata cinese la quale stava avanzando velocemente verso Zhanpingziang. Nel mentre ad est Sawada stava preparando un attacco a Quzhou per catturare la città procedendo dai fianchi.

Il 4 giungo la 3° divisione continuava a far pressione sulla 98° divisione cinese a Linchuan riuscendo a metterla in fuga catturando la città, contemporaneamente i distaccamenti di Ide e Imai si scontravano con la 6° divisione territoriale cinese mentre la 34° divisione e il distaccamento di Takehara si muovevano sul fianco della 79° armata per distruggerla definitivamente tagliandole ogni via di fuga. Nel mentre sul fronte di Sawada i giapponesi riuscirono ad accerchiare definitivamente Quzhou ma quando la vittoria decisiva pareva imminente un violento temporale si abbatté sulla zona gonfiando i corsi d’acqua limitrofi facendo sembrare ai giapponesi che stessero arrivando innumerevoli rinforzi cinesi da sud e sud-est, questa casualità diede la possibilità ai cinesi di riuscire a sganciarsi e ritirarsi entro il 7 giugno.

A questo punto Sawada lanciò la il gruppo di Kono e la 116° div a guardia della città mentre la 15° 22° 32° divisione inseguivano i cinesi verso la città di Guangfeng incontrando numerose difficoltà a causa delle inondazioni la 32° divisione riusci a prendere Yushan il 12 giugno mentre le altre due divisioni catturarono Guangfeng il 14 da cui la 22° div avanza verso Shangrand occupandola il 15.

Con la caduta di Wuzhou e Yuashan ora Sawada poteva dirigere i gruppi misti di Kozonoe e Kono verso l’ultimo obiettivo: Lishui e il suo aeroporto.

Il 16 giugno il gruppo di Kozonoe parte verso Wuyi il 22 per arrivare a Lishui il senza trovare resistenza il 24 giugno raggiungendo tutti gli obiettivi militari giapponesi prefissati per questa campagna.

Contemporaneamente Anami si preparava a lanciare un attacco definitivo contro la 79° armata cinese attaccando con la 3° divisione da nord (Linchuan) mentre la 34° si trovava a sud completando l’accerchiamento con l’aiuto del gruppo di Takehara stanziato a Chongren accerchiandola totalmente l’8 giugno distruggendola definitivamente, dopodiché la 3° div e Takehara muovono verso Nanchino l’11 giugno distruggendo la 194° divisione cinese della 79° armata, distruggendo la base aerea e le forze cinesi il 12.

Al 15 giugno Jinxi era ormai caduta sotto la 3° divisione ed ora Anami si trovava in controllo di tutta la regione a sud del lago Junshan a questo punto la 34° divisione viene inviata a nord verso Yujiang a rinforzare il distaccamento di Iwanaga verso il fiume Baita ma furono fermati dalla 100° armata cinese del mag.gen Shi Zhongheng [13] posizionata a Yingtan, ma il 15 giungo quando la 34° arriva in zona viene lanciato un attacco che riesce a respingere i cinesi facendo cadere in mano giapponese Kueichi mentre il distaccamento di Iwanaga continuò ad est per raggrupparsi con la 13° armata il 30 giugno Sawada invia il distaccamento di Yazu contr la 100° armata per incontrarsi con l’11° armata giapponese distruggendo la 100° armata cinese ponendo fine all’offensiva giapponese nelle provincie di Zhejiang e Jiangxi, però l’occupazione territoriale continuerà nei mesi successivi.

A questo punto dopo aver annichilito la potenza aerea cinese i giapponesi passano alla seconda fase delle operazioni: le ritorsioni contro la popolazione.

Crimini di guerra e rappresaglie

Come ricorda il padre Wendelin Dunker: loro spararono ad ogni uomo, donna, bambino, vacca, maiale, o semplicemente ogni cosa che si muoveva. Loro violentarono ogni donna dai 10 ai 65 anni e prima ancora di bruciare la città la saccheggiarono interamente”.

La città di Nanchino fu indubbiamente tra le più colpite da questi odiosi e terribili crimini di guerra, per citarne alcuni radunarono ad esempio 800 donne e ragazze ammassandole in un magazzino dove furono ripetutamente violentate, questo evento venne denominato dai missionari americani come lo stupro di Nanchino.

I giapponesi non si limitarono soltanto a stuprare ed uccidere, ma decisero di impegnarsi a distruggere il più possibile le terre e la città distruggendo animali campagne e raccolti, facendo gara a chi sgozzava più teste umane e uccideva più donne incinte. Quando i giapponesi si ritirarono ad agosto lasciarono dietro di loro morte e distruzione, ma furono probabilmente le persone che aiutarono i raiders a soffrire di più siccome subirono ogni tortura possibile come vedremo di seguito.

A Nanchino i giapponesi costrinsero le persone che aiutarono i raiders (facilmente individuabili grazie ai doni offerti dai piloti americani) a mangiare le proprie feci prima di essere incolonnati per una gara di tiro a segno per vedere quanti di loro sarebbero stati uccisi da un singolo proiettile

A questo punto a Chongqing Chiang era totalmente infuriato quando comprese le ritorsioni subite dai suoi cittadini per aver aiutato un alleato ingrato, dopo la fine della campagna di Zhejiang Jiangxi Chiang telegrafò a Washington per ricordare agli americani che ora i giapponesi stavano massacrando popolazione civile raccolti animali e città.

Le ricerche cinesi stimano i morti a 250.000 civili il che risulta totalmente supportato incrociando i resoconti dei missionari americani in loro, una volta ancora i giapponesi dimostrarono di essere invasori spietati non molto diversi dai loro compari nazisti.

Tra i crimini si deve anche ricordare l’Hundred Man Killing contest una gara di velocità compiendo 100 decapitazioni a cui parteciparono Toshiaki Mukai e Tsuyoushi Noda

I giapponesi ora si avvicinavano al momento della ritirata ed ebbero la crudelissima idea di ricorrere alla guerra biologica (5-12 luglio 1942).

Controffensiva cinese

Durante il periodo di occupazione le forze cinesi non rimasero a guardare infatti, tentarono mediante l’utilizzo della guerriglia di fare il possibile per contrastare i giapponesi mentre la 11 armata di Anami Koerchika fu colpita da una nuova controffensiva lanciata dal suo storico nemico il generale cinese Xue Yue della 9 area di guerra, dopo aver perso la 79° armata egli decise di inviare al fronte la 58° e la 4° armata prese dalla regione di Changhsa verso Liuyang ordinando loro di ricatturare le precedenti posizioni a Linchuan, queste armate riuscirono con successo a riprendere la riva sinistra del fiume Fuhe però i giapponesi aspettavano solo una conformazione favorevole per passare all’offensiva.

Il 25 giugno la 4° armata si stanziò su una posizione piuttosto esposta a sud di Linchuan e Huwanzhen quindi Anami decise che questo era il momento più opportuno inviando il distaccamento di Takehara a sud verso Chongren per tagliare eventuali vie di fuga e inviando la 3° divisione e il distaccamento di Imai si scagliarono contro la posizione cinese respingendo la 4° armata verso Yihuang il 30 giugno la 4° armata viene definitivamente annientata. A questo punto la 58° armata cinese comincia a ritirarsi da Chongren ma viene intercettata molto presto dai giapponesi intorno alla città di Xia’aotou dove i cinesi resistettero a duro prezzo finché le unità del retro non iniziarono a sganciarsi per effettuare una ritirata verso Zhangshu.

Il 6 luglio i cinesi vengono completamente sconfitti coi pochi superstiti scappati in montagna.

Sull’altro fronte giapponese Sawada si stava preparando per la distruzione della base navale cinese a Wenzhou dove i sottomarini alleati si stavano rifornendo mentre le loro scorte venivano inviate in profondità nel territorio, venne ordinato alla brigata Kozonoe di avanzare a Lishui poi dirigersi verso l’obiettivo il 2 luglio lasciando la città il 7 e catturando Wenzhou l’11 luglio sconfiggendo le unità cinesi della 33° divisione territoriale e catturando il porto con l’aiuto della flotta della IJN.

A questo punto col fiume Ou sotto controllo Sawada si preparò per la sua ultima operazione militare: distruggere l’ultima base cinese nella città di Songyang. Dopo essere stati trasferito a Longyou il 12 luglio il gruppo misto di Harada riceve l’ordine di avanzare a Suichang due settimane dopo, il primo agosto la città soccombe alle forze nemiche a questo punto Sawada invia il recentemente giunto gruppo Nara a Lishui e il gruppo Harada per distruggere Songyang tenuta dalla 9° armata cinese.

Con l’arrivo di agosto i due generali giapponesi Sawada e Anami erano soddisfatti dal livello di distruzione, quindi, era tempo di ritirarsi dalla zona, Sawada decise di raggruppare le unità a Quzhou per poi dirigersi a Jinhua dove la 22° divisione sarebbe rimasta a guardia della zona dato che vi erano ampie riserve naturali da sfruttare come fluorite, rame e stagno.

Il 15 agosto le prime unità giapponesi iniziano a ritirarsi concentradosi a Quzhou il 25 agosto mentre il 26 iniziò la ritirata finale verso Jinhua mentre il 31 agosto la 13° armata si era si era raggruppata con successo in zona dando ordine alla 22° div di fortificare la zona e alla 70° div di coprire il retro a Shaoxing.

Nel mentre la 11 armata si ritirava da Nanchino il 27 agosto.

Crimini di guerra giapponesi e unità 731

Durante queste ritirate compaiono in azione dei gruppi conosciuti come unità 731 i quali vengono inviati in zona per eseguire operazioni di guerra batteriologica in modo da impedire ai cinesi di ricatturare nel breve periodo queste regioni a Shangrao si stabilisce un distaccamento dell’unità 731.

L’unità 731 era l’abbreviazione di Manshu detachment 731, un’operazione militare segreta basata sulla ricerca, sperimentazione e sviluppo di guerra chimica e biologica la quale non si preoccupava affatto di sperimentare e proprie atrocità su cavie umane e tantomeno di commettere violentissimi crimini di guerra; questo distaccamento nasce in aperta violazione dei protocolli di Ginevra che bandivano le armi chimiche e biologiche in guerra.

Questa unità venne formata nel 1936 da un ordine segreto dell’imperatore Hiroito in persona (ordine imperale 301 del quartier generale dell’esercito imperiale) firmato dall’imperatore il 15 maggio 1939 il quale autorizzava l’esercito a svolgere studi di guerra chimica e batteriologica nella zona del Manchukuo al confine con l’USSR, in luglio 1940 l’imperatore approva l’utilizzo di gas in china da parte delle armate del sud mentre lo stesso anno approvava il primo uso sperimentale di armi batteriologiche in Cina, l’imperatore in persona teneva sotto controllo questa unità criminale e terroristica.

L’unità 731 era sotto il diretto comando del mag.gen e chirurgo Iashii Shiro sotto la copertura di capo della prevenzione epidemiologica e purificazione delle acque sotto l’armata del Kwantung di stanza nella regione di Harbin dove commetteva fin dalla nascita azioni disumante.

All’interno del loro square quarter (quartier generale dell’unità 731 chiamato così per la forma) vi erano 4 edifici di tre piani ciascuno che fungevano da prigione in cui venivano tenute le vittime di chirurghi e scienziati pazzi che presero parte a esperimenti su cavie umane come vivisezione, test di infezioni batteriche, congelamento di arti a persone vive, torture tra le azioni più disumane che si riescano ad immaginare, causando la morte a migliaia di vittime innocenti.

I prigionieri erano privati del nome e dell’identità venendo riconosciuti con codici a tre cifre e chiamati maruta (pezzi di legno) dalle guardie in modo da ridurre il più possibile ogni rimasuglio di empatia.

In questi laboratori venivano sezionati donne uomini vecchi bambini neonati donne incinte, qualsiasi cosa che fosse vivo, insomma, venivano infettati con l’antrace, il colera, la peste bubbonica tramite infezioni orali, iniezioni. I giapponesi erano particolarmente interessati a eseguire esperimenti di congelamento in modo da capire come combatterlo e sapere come sarebbe stata la guerra in zone gelide (se guardate all’USSR non vi state sbagliando).

In laboratorio si concentravano sullo studio di gas velenosi per sviluppare maschere antigas, antidoti e disinfettanti per proteggersi dalle loro armi chimiche, cercarono di inventare un analizzatore di gas velenosi sperimentando tutto sugli umani.

Sul campo l’unità procedeva con dei test come l’esplosione di bombe batteriologiche che infettavano innumerevoli persone questo fu sicuramente il settore in cui l’unità si fece conoscere di più nelle reglioni di Zhejiang e Jiangxi alla loro base principale a Pingfang l’unità 731 lanciò una serie di esperimenti come bombe infettive, studio di vaccini e strategie di guerra batteriologica come topi e conigli, mosche, zanzare, pulci, pidocchi usati come vettori di patogeni, alcune cavie umane erano infettate con più di 50 tipi di batteri e virus come tubercolosi antrace peste etc…

I giapponesi stavano studiando come lanciare una guerra batteriologica e chimica che avrebbe potuto causare carestie pestilenze morte e malattie causando disastri ambientali ai propri nemici. Dall’inizio della guerra Ishii e i suoi adepti inventarono almeno 1770 modelli di bombe batteriologiche, tra cui il famoso modello UJ150 costruito in un involucro di ceramica che proteggeva i batteri da temperature avverse (di solito trasportava antrace e pulci da peste bubbonica), quando la bomba detonava questi vettori di patogeni venivano disseminati su una vasta area causando ingenti danni.

Nel 1939 le loro ricerche vennero messe in pratica contro comunità cinesi che si ritrovarono infette da peste colera e tifo. Un esempio conosciuto da citare può essere l’operazione condotta dall’unità 731 e dal suo distaccamento unità 1644 del mag.gen Sato Shunji in quello che viene ricordato come il Kaimingjie germ weapon attack accaduto in ottobre 1940 durante la seconda guerra sino giapponese che colpiì la zona di Ningbo nella provincia di Zhejiang. Con questo attacco vennero colpite coltivazioni di grano riso mais pulci stoffe in cotone e sabbia infettate dalla peste vennero aviolanciate sulla zona uccidendo migliaia di persone nella zona. Si dovette porre la zona in quarantena per poi bruciare interamente l’area per eradicare la pandemia.

Tornando a noi per assistere alla ritirata della 13° e dell’11° armata Ishii e l’unità 731 si prepararono per condurre un pesante attacco batteriologico nella provincia di Zhejiang utilizzando le bombe UJ150, da ricordare che ci furono scontri molto intensi tra questi carnefici per decidere quale tipo di patogeno utilizzare infine decisero un mix di peste colera antrace e tifo ordinando subito circa un quintale e mezzo di antrace e tifo per l’operazione che vennero consegnati in contenitori con camuffati come scorte di acqua per Nanchino mentre i batteri sarebbero stati trafugati come scorte alimentari, lo scopo era anche quello di contaminare i diversi corsi d’acqua in modo da far propagare il più possibile la pestilenza riducendo la guerriglia cinesi.

I giapponesi prepararono anche circa 3000 rotoli contaminati col tifo dandoli ai POW cinesi in modo tale che potessero portarseli a casa contaminando altri civili, un’altra tattica era quella di lasciare biscotti infetti dal tifo vicino alle porte e dietro gli alberi facendo apparire che fossero i cinesi in ritirata ad averli lasciati come scorte agli abitanti affamati.

Il 1° agosto si vedevano già bene gli effetti disastrosi di questa campagna batteriologica, di conseguenza, Ishii fu premiato con una promozione a comandante chirurgo capo della 1° divisione subordinato al gruppo di armate nord della Cina. Il mag.gen Kitano Masaji venne posto come nuovo capo della 731 e sarà sotto il suo comando che il successo distruttivo dell’unità giungerà al proprio apice sia di produzione in larga scala che di atrocità.

L’utilizzo dell’unità 731 sarebbe presto sfuggito di mano ai giapponesi siccome nel dicembre 1942 cominciavano ad essere riportate dalla radio di Tokyo massicce epidemie di colera (si a giocar col fuoco per fortuna ci si scotta pure) e poco dopo il governo Cinese dovette mettere in quarantena molte città nella provincia di Zhejiang a causa delle epidemie lanciate dai giapponesi nel mentre molti soldati giapponesi erano stati contagiati causando circa 1700 morti nelle loro fila e minacciando di contaminare intere armate.

Questa fu la terribile storia del prezzo che pagarono i cinesi per aver aiutato i piloti americani del Doolittle raid.


Fonti e approfondimenti

  • Jean Louis Margolain – l’esercito dell’imperatore
  • Hal Gold – Unit 731 testimony: Japan’s wartime human experimentation program
  • Medical department of the Army – Militaru medical ethics vol II da pag 490 a 506 con foto dell’unità 731
  • Alan Vanderbrook – Imperial Japan’s human experiments before and during world war two University of central Florita (2013)
  • Jeanne Guillemin – Hidden atrocities: Japanese germ warfare and american obstruction of justice at the tokyo trial
  • Parks M Coble – China’s new Remembering of the anti japanese resistence
  • Andrew Kelly – the sino japanese war and the anglo american response
  • Sheldon Harris – facctories of death: japanese biological warfare
  • Thomas R.H. Havens – unit 731: Japan’s secret biological warfare in world war II.  In new york: free press 1989 XI 303
  • Van Sant – japans wartime medical atrocities: comparative inquiries in sciences, history and ethics Journal of the history of medicine
  • Daniel Barenblatt – A plague upon umanity: the secret genocide of Axis Japan’s germ warfare operation
  • Mark Felton – The devil’s doctors
  • Tsuneishi Keiichi – Unit 731 and the IJA’s biological warfare program  in the asia paficif jourla vol3 issue 11 24.11.2005
  • Masahiro Yamamoto – Nanking: anatomy of an atrocity
  • James M scott – the untold story of the vengeful japanese attack after the doolittle raid
  • R. Keith Schroppa – in a sea of bitterness, refugees during the sin japanese war
  • Yuri Tanaka – hidden horrors
  • Eric A croddy, James J Wirtz – Weapons of mass destruction
  • Marie isabelle Chevrier, Henri Garrigue e AA.VV. – the implementation of legally binding measures to strenghthnen the biological and toxin weapons conventions: proceedings of the NATO advanced study institute.


Note

[1] 21° armata: 146° divisione fanteria, 147° divisione fanteria, 148° divisione fanteria, 50° armata: 144° divisione f, 145° divisione f, 7° divisione f

[2] 25° armata: 40° divisione f, 55° divisione f, 108 divisione f, 28° armata: 62 divisione f, 192 divisione f

[3] 15° divisione f, 22° divisione f, 70° divisione f, 116° divisione f, 12° brigata mista, 13° brigata mista

[4] 32° G.A: 25° armata, 28° armata; 23°G.A.: 21° armata, 50° armata; 25° G.A: 88° armata, 9° armata territoriale; 10° G.A: 49° armata, mentre sotto il comando diretto: 5° res. Div. 74° armata, 100° armata. 26° armata, 86° armata

[5] 3° divisione fanteria, 34° divisione distaccamenti: Takehara 4 battaglioni della 6° div, Imai 3 battaglioni della 49° divisione, Ide 1 battaglione 68° div, Hirano 1 battaglione della 68° div

[6] 32° divisione e brigata mista di Kozonoe composta da 5 battaglioni della 26° divisione, dalla 11° A riceve la brigata mista di Kono composta da 5 battaglioni della 40° divisione, tra le altre divisioni compaiono la 32°, 116°, 22°, 70°, 15°

[7] 44° rgt coi bombardieri in picchiata ki-51, 54° rgt 36 caccia ki27, 90° distaccamento bombardieri leggeri 25 ki-48, 62° reggimento bombardieri pesanti 22 ki-21 bombardieri medi, 3 unità indipendenti: 10° squadrone caccia, 18° e 83° squadroni di ricognizione aerea

[8] Feng Sheng-Fa 33° 34° 35 div

[9] 51° 57° 58° div

[10] 19° 75° div

[11] 4° armata 58° armata 79° armata

[12] 98° 194° div e 6° divisione territoriale

[13] 19° 75° div

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *