I cani anticarro sovietici

Durante la Seconda Guerra Mondiale in Unione Sovietica vennero addestrati cani a ruolo anticarro e molti altri compiti in cui gli amici a quattro zampe si rivelarono ottimi aiutanti.

Contesto storico

Nel 1924 in USSR il consiglio militare rivoluzionario approvò l’utilizzo di cani per compiti militari come salvataggio di soldati, consegna di kit medici, consegna di messaggi, consegna di cibo, trasporto dei feriti, sminamento e ricerca persone ma anche per la distruzione di obiettivi militari.

Il 23 agosto 1924 con l’ordine n.1089 venne approvato il progetto per condurre esperimenti per l’uso militare di cani, organizzare scuole di allevamento di cani da lavoro, il progetto si articolava nei seguenti punti:

  • Organizzare un dipartimento nell’armata rossa che si occupasse dell’addestramenti di cani da combattimento
  • La scuola di Mosca si sarebbe occupata di addestrare cani a tattiche militari e sperimentazione per usi a scopo di intelligence, comunicazioni, guardia dei depositi, medicina da campo e altri servizi di seconda linea
  • Mettere in esecuzioni i punti 1 e 2 creando un regolamento ed istituendo centri di addestramento sia centralizzati sia di distretto
  • Stabilire delle commissioni per valutare lo stato di addestramento dei cani

Questo fu l’inizio del programma di addestramento dei cani militari che si può dividere in quattro fasi cronologiche:

  1. 1924-1929 periodo formativo
  2. 1930-1940 addestramento in tempo di pace
  3. 1941-1945 grande guerra patriottica
  4. 1945-1996 guerra fredda fino ad oggi

Primo periodo

La prima fase si caratterizzò da un inizio piuttosto sperimentale dove si tentava di individuare un’organizzazione funzionante e la formazione dei primi centri di addestramento per scopi di comunicazione, sanità e guardia mobilitando allevatori di cani provenienti dal mondo civile, cercando così di individuare un modus operandi per l’addestramento di grandi numeri, in modo da poter disporre di un sistema standard di addestramento in modo da successivamente poter implementare un sistema di unità di addestramento a livello di fanteria. Nei primi tempi l’allevamento di questi cani era supervisionato dalla Scuola centrale istituita nella regione di Veshnyaki (ora distretto di Mosca Novogireevo), comandata da Nikita Zakharovich Yevtushenko (primo editore della rivista “allevamento canino e addestramento”), la quale si occupava di istruire il personale, procedere con ricerche sia sull’addestramento che sul trovare nuovi settori e tecniche d’impiego e razze più vocate a questi scopi.

Inizialmente il lavoro fu abbastanza complicato perché l’armata rossa non disponeva dei propri addestratori quindi si dovette far ricorso al settore civile come ad allevatori, cacciatori, impiegati del servizio ricerca persone e circi come il Kempe però venne a svilupparsi un problema piuttosto arduo perché questi addestratori tenevano segrete le loro pratiche in modo che non potessero finire in mano alla concorrenza, ciò rese molto arduo il lavoro per individuare tecniche di addestramento da insegnare alle varie unità.

Nel 1926 vennero iniziati studi più approfonditi che miravano anche a studiare il sistema nervoso canino specialmente i riflessi condizionati grazie agli studi del prof. Frolov e del dottor Vasiliev specializzati in genetica e del loro collega prof. Ilyin specializzato in alimentazione. Contemporaneamente la scuola centrale preparava spedizioni verso il nord Caucaso per studiare la resistenza degli animali.

Il 5 agosto 1927 da ordine del consiglio rivoluzionario supremo dell’USSR vennero messe in servizio le prime unità cinofile per scopi di comunicazione, inizialmente si trattava di unità a livello reggimentale composte da 4 persone con 6 cani ma dopo il 29 agosto 1927 vennero istituite squadre e plotoni di cani da guardia di servizio nella fanteria standard.

Nel 1928 avviene un cambio di vertice in cui subentra Alexander Palovich Nemtsov sotto il cui comando avvenne una riorganizzazione dell’istituto di ricerca aumentando il numero di addestratori militari tra cui compaiono i nomi di famosi addestratori come Palvovsky, Babushkin, Rumyantsev, Longinov, Lebedev, Akishin, Golikov, Voilochnikov, Muldevitz, Medvedev, Golubev.

Arrivando al 1930 venne finalmente creato l’istituto cinofilo diviso in dodici scuole e allevamenti distrettuali.

Secondo periodo

Nel 1930 l’istituto pubblicò una guida sull’utilizzo di cani militari, nello stesso periodo venne inventato una mina anticarro a zainetto appositamente studiata per i cani sorta da un’idea di uno studente, tale Shoshin, con una mina progettata dal signor Nitz.

Durante gli anni successivi vennero portati avanti test in un centro di addestramento carristi cosicché nel 1935 furono pronte ed adottate le prime unità cinofile anticarro mentre nella scuola centrale cominciavano ad essere sperimentalmente addestrate squadre di paracadutisti e cani da ricognizione. A questo punto avvenne un’altra modifica organizzativa a causa della necessità di poter fornire addestratori direttamente alle unità della fanteria in modo da aumentare la qualità dell’addestramento e il numero di unità cinofile.

La sperimentazione d’altro canto continuava con gare di velocità tenute a Mosca, Leningrado, Tbilisi e Batumi in modo da studiare il carico trasportabile e la resistenza di varie razze canine per arrivare al 1937 anno in cui si tennero competizioni di cani da slitta sulle strade di Mosca-Kozelsk-Mosca, Mosca-Stalinogorsk-Mosca.

Vennero successivamente aggiornate le guide su varie tecniche di addestramento con tanto di immagini, istruendo giudici in grado di valutare il lavoro degli addestratori il che facilitò poi la mobilitazione cinofila nel 1941.

Nel 1939 le prime unità ebbero il loro battesimo del fuoco durante la sconfitta giapponese a Khalkhin-Gol dimostrando atti di coraggio e competenza nei combattimenti mentre nel 1939-1940 parteciparono a scontri contro i Finlandesi sull’istmo di Carelia, solitamente si trattava di cani da slitta con scopi di comunicazione; questo permise anche di poter istituire un servizio di cani da slitta che sarebbe stato impiegato nella ww2 il quale riuscì ad esfiltrare circa 600000 soldati feriti dai campi di battaglia.

I primi impeghi militari diedero un ottimo impatto di queste unità presso gli alti comandi che decisero di adottare ancora più unità cinofile dato che nel gennaio 1940 i sovietici si trovarono di fronte a vasti campi minati, quindi, sorse anche la necessità di addestrare cani da sminamento dando luogo ai primi test ai poligoni centrali del genio.

Terzo periodo

Con l’avvento della Grande Guerra Patriottica i cani vennero utilizzati per vari scopi come comunicazione, sminamento, esfiltrazione feriti, consegna kit medici, sabotaggio ricognizione ma anche ruoli anticarro.

Nel 1941 vennero formate 168 unità tra reggimenti, battaglioni e distaccamenti cinofili inoltre addestratori civili consegnarono all’esercito circa 60000 cani addestrati che vennero inviati al fronte. Si contavano circa 69 plotoni di cari da slitta, 29 compagnie di cani da sminamento, 13 distaccamenti speciali e 36 battaglioni con cani da slitta, 19 battaglioni da sminamento, 2 reggimenti speciali, mentre in casi di estrema urgenza potevano anche comparire 7 battaglioni di addestramento della scuola centrale.

Le unità cinofile riscuotevano sempre maggiori successi riuscendo a distruggere 300 carri tedeschi, 200000 ordini consegnati in scenari in cui non vi erano altri mezzi di comunicazione come la radio, consegnarono al fronte 5862kg di munizioni mentre nelle unità in cui erano presenti distaccamenti di cani da slitta il 95% dei feriti gravi erano esfiltrati con successo, i cani da sminamento sorvegliavano quasi tutto il fronte circa 15153 km^2, 303 centri abitati e 18394 edifici furono sminati scoprendo circa 4 milioni di ordigni.

Durante il 1941 periodo in cui il nemico avanzava imperterrito in territorio sovietico i centri di addestramento vennero convertiti a siti di addestramento per cani anticarro riuscendo ad inviare tre battaglioni di cadetti della scuola centrale al fronte dalle parti di Glukhov, Bryansk e Gomel mentre vennero creati distaccamenti cinofili alla I e II armata che combatté nei pressi di Mosca sul fronte di Kalinin.

I cani anticarro ebbero un effetto psicologico piuttosto devastante sul nemico infatti l’OKH a gennaio 1942 emanò un ordine apposito con tanto di istruzioni e tattiche per eliminare questi cani anticarro.

In un rapporto scritto dal lt.gen. Lelyushenkoo comandante la XXX armata, in data 14 marzo 1942 cita: la pratica di impiegare i cani del primo distaccamento mostrò che in presenza di massicce forze corazzate nemiche i cani anticarro sono parte integrante del sistema di difesa anticarro. Durante la sconfitta dei tedeschi alle porte di Mosca vennero utilizzati questi distaccamenti contro i carri nazisti che temevano parecchio questi animali.

Il 2 luglio 1942 venne pubblicato un altro report proveniente dall’ufficio informazioni sovietico che citava: nell’altra sezione di 50 carri armati tedeschi che cercarono di sfondare sulla nostra posizione 9 cani coraggiosi parte del distaccamento cinofilo del tenente senior Shantsev riuscirono ad incendiare 7 carri nemici.

L’ordine n96 della VI armata in data 18 settembre 1943: alla VI armata della guardia in combattimento in direzione Belgorod, il battaglio cinofilo ha distrutto 15 carri nemici mediante i suoi cani da combattimento.

Anche i cani da comunicazione riscossero i loro bei successi durante la guerra ad esempio dal quartier generale del fronte di Leningrado si apprende che sei cani da combattimento utilizzati dal 42° armata, rimpiazzarono 10 persone, consegnando gli ordini dal quartier generale verso le compagnie accelerando i tempi di consegna di tre o quattro volte, le perdite di cani anche sotto un fuoco di sbarramento di artiglieria sono quasi insignificanti e rare, circa un cane al mese.

I cani ottennero anche i loro bei successi sul fronte di Bryansk dove i cani da comunicazione adempiono al loro servizio in modo efficiente e fidato, in molti casi rimanevano l’unico mezzo di comunicazione e in queste situazioni consegnarono tutti i messaggi e gli ordini in poco tempo anche un cane ferito adempie nonostante le difficoltà al proprio compito.

I cani da slitta come già detto avevano il ruolo di ambulanze sia in inverno che in estate, a questo proposito compaiono altrettanti resoconti ad esempio il capo del sistema sanitario della 53° armata scrisse durante il mio trascorso alla 53° armata, un distaccamento cinofilo partecipò ad operazioni offensive evacuando soldati gravemente feriti durante la presa della posizione fortificata di Demyansk, nonostante le avversità del terreno come strade distrutte, terreno stagnante e bosco fitto che rendevano impossibile l’evacuazione a cavallo i cani adempirono molto bene alla loro missione esfiltrando i feriti e consegnando munizioni alla prima linea. Durante questo periodo i cani estrassero 7551 feriti e consegnarono 63 tonnellate di munizioni.

Il comandante del sistema medico nel 855° reggimento di fanteria riporta: Durante il servizio al 855° il distaccamento cinofilo si occupò dell’esfiltrazione di feriti gravi mediante cani da slitta, ogni team di cani sostituisce circa tre o quattro infermieri estraendo il ferito velocemente in maniera indolore.

Dal fronte della Carelia: in presenza di lastre di ghiaccio, fango e altri ostacoli, le slitte erano il principale metodo di trasporto nei battaglioni e reggimenti per la consegna di munizionamento e cibo ed estrazioni mediche di conseguenza le unità cinofile dimostrarono la validità e la necessità di essere impiegate in inverno come in estate.

Tutto questo è ulteriormente confermato dal campo del servizio medico nella I armata shock, in un report in cui parla del sistema di estrazione: il risultato di aver impiegato unità cinofile per le esfiltrazioni è stato di aver rimpiazzato le tradizionali compagnie e battaglioni medici riducendo drasticamente i tempi di trasporto. Durante questo periodo di attività, 1 gennaio al 28 marzo 1944, vennero estratti circa 13500 feriti e consegnati al fronte circa 300 tonnellate di munizioni.

I cani da sminamento dimostrarono la loro efficienza sui vari fronti, ecco alcuni documenti riferiti al loro operato ad esempio sul fronte nord-ovest: l’utilizzo di cani da sminamento dimostrò la sua importanza all’interno del genio, la presenza dei cani riduce notevolmente il rischio di incidenti durante lo sminamento, i cani riescono a individuare tutte le mine cosa impossibile da fare per gli umani anche col metal detector, i cani riescono ad individuare ogni tipo di ordigno, da quelli domestici a quelli metallici, a quelli in legno riempiti con diversi tipi di esplosivi. Sul fronte della steppa arrivano altri resoconti: I cani da sminamento dovrebbero essere considerati come il mezzo più affidabile, che messo nelle mani di un comandante del genio possono completare alla perfezione lo sminamento se utilizzati in concomitanza con metal detector […] i cani si sono guadagnati la popolarità tra i soldati i quali ne chiedono sempre di più.

Nella direttiva del comando del genio dell’armata rossa del 17 novembre 1944 si riporta: col rapido rateo di avanzamento del II fronte ucraino ogni compagnia del genio (OBSM) riuscì a sminare velocemente e con successo una strada minata riscendo ad avanzare dai 40 ai 50km al giorno in contrasto ai precedenti 15 km giornalieri senza cani, nonostante questa velocità non venne lasciata nessuna mina indietro permettendo quindi un passaggio sicuro alle truppe.

In alcuni casi i cani trovarono mine addirittura profonde 2 metri, mentre altre volte si occupavano di scortare i carri armati accompagnandoli fino alla linea del fronte riuscendo talvolta a compiere ricognizioni e scovare campi minati anche sotto il fuoco nemico.

Durante la guerra gli amici a quattro zampe furono di aiuto vitale alle truppe sovietiche, le squadre cinofile ricevettero anche notevoli riconoscimenti militari come l’ordine della stella rossa conferito a Alexander Nevsky e Bohdan Khmelnitsky per le loro operazioni militari mentre fu concesso alla scuola cinofila centrale l’invito a partecipare alla parata del giorno della vittoria sulla piazza Rossa

I cani anticarro sovietici: portare la mina dal carro nemico

Che sia una mina AT convenzionale, o una mina anti-cingolo o un anti-bottom ad azione inclinata o anche una mina antiaerea con un sensore vi è una problematica piuttosto rilevante infatti a causa della loro passività questi ordigni hanno poche probabilità di poter intercettare un carro armato nemico.

Infatti se teniamo conto che una mina anti-cingolo ha un diametro di circa 30-35cm (mentre il diametro del sensore è ancor più ridotto) ci rendiamo conto del problema infatti questo deve essere intercettato dal cingolo largo circa 50cm quindi per intercettare il carro deve trovarsi in una fascia di terreno inferiore al metro.

Nella creazione di un campo minato regolamentare ci si deve quindi organizzare per posizionare mine sulla perpendicolare alla direttrice di avanzamento nemico in modo tale che per forza di cose i mezzi nemici debbano incappare sulle mine quindi meno di un metro tra una mina e l’altra però in questa situazione si rischierebbe una reazione a catena che neutralizzerebbe immediatamente tutto il campo minato, quindi si procede solitamente a piazzarle distanziate dai 4 ai 6 metri sperando che la fortuna sia compiacente.

Nella dottrina sovietica che consiste nel posizionare tre linee di campi minati si ha un consumo di ordigni pari a 750mine/km con la probabilità di intercettare un carro del 65% detta in parole povere su 10 carri nemici 3 o 4 riescono a passare il campo, per arrivare verso il 100% di probabilità sarebbero necessari campi minati da 2000 mine. Se ora consideriamo che una mina contiene dai 5 ai 10kg di esplosivo capite bene che servirebbero dalle 4 alle 20 tonnellate di materiale a km inoltre tutto il lavoro per sotterrarle tutto sto lavoro per riuscire in uno scontro dalle 2 alle 6 ore a distruggere circa 10 carri, insomma capite bene che il gioco non vale la candela. Inoltre, dal momento in cui i carri avanzano spesso su linee adiacenti distanti 100 metri significa che 10 carri coprono un saliente di 10km solitamente in un campo minato un paio di carri vengono distrutti (anche solo fermati quindi potenzialmente recuperabili dopo) dopodiché gli altri si fermeranno aspettando gli sminatori che o creeranno un varco oppure l’attacco sarà rimandato.

Lo scopo di un campo minato è principalmente quello di rallentare un nemico in manovra o in avanzamento e cogliere l’occasione, in secondo luogo, di infliggergli qualche perdita su un certo saliente ma visto il consumo di materiali non è appetibile e risulta logisticamente e tatticamente impossibile minare un intero fronte, come se non bastasse i campi minati hanno delle problematiche importanti come l’impossibilità di condurre un contrattacco in una zona precedentemente minata quindi, verranno utilizzati generalmente su fronti in cui si ha intenzione a ritirarsi mentre una volta superato il campo minato sono richiesti notevoli rinforzi dal genio per la bonifica della zona prima che possa transitare la retrovia.

Nei periodi recenti si sono sviluppate mine che si autodistruggono ma ai tempi della ww2 la tecnologia era purtroppo quella dei primi del novecento quindi questi campi minati crearono una lunga serie di problematiche.

Il problema di fondo che rimane ancora oggi è la disproporzione costi benefici tra consumo di mine e risultati ottenuti, durante la storia si sono provati vari metodi per ovviare il problema ad esempio estendendo la capacità proiettiva della mina in una direzione, da questa idea nacquero le mine sovietiche TM39 TM40, le mine tedesche R.Mi.43 e R.Mi.44 di diametro dai 60 agli 80cm riuscendo a ridurre il consumo di mine di due o tre volte con però un difetto: il minor potenziale distruttivo con lo spreco di tutto quell’esplosivo che non esplodeva sotto il cingolo, il consumo totale di mine decresceva mentre cresceva il consumo di esplosivo.

La seconda strada impiegata fu lo sviluppo delle mine anti-bottom le quali non esplodevano solo sotto i cingoli ma anche sotto lo scafo del carro, riuscirono pure queste a far decrescere il consumo di ordigni di 2 o 3 volte con un aumento notevole del potenziale distruttivo, queste non disabilitavano solo il carro ma lo facevano proprio saltare per aria distruggendolo totalmente. Come al solito a discapito di un vantaggio piuttosto serio: la facilità di individuazione siccome queste erano dotate di un sensore a protuberanza che si innalzava di circa 1 metro che facilitava il compito degli sminatori, inoltre si cominciarono ad adottare delle protuberanze metalliche sulla parte frontale del carro in modo tale che si potessero far esplodere gli ordigni prima ancora che il carro fosse sopra. Come se non bastasse ancora questi sensori erano eccessivamente delicati e una mina poteva saltare per aria a causa di frammenti di artiglieria che colpivano l’asta oppure proiettili vaganti, animali e vento forte o pezzi di terra proiettati dagli spari.

A causa di queste esplosioni erronee il consumo totale di mine non era propriamente in decrescita quindi si dovette studiare un altro sistema per avvicinarsi al rapporto una mina un carro, qua avvenne una rivoluzione nella strategia di approccio al problema infatti, non sarebbe più stata la mina a dover aspettare il carro ma la mina a trovare il carro e andargli addosso.

Le prime idee furono quelle di creare due trincee avanzanti dalla prima linea di difesa in cui gli artificieri potevano attaccare mine a una corda lunga dai 50 ai 70 metri e farle scorrere a piacimento verso i carri nemici cercando di colpire i cingoli con le 3 o 5 mine legate alla corda il problema era la difficoltà di impiego, queste tattiche infatti potevano essere adottate solo a 100 200 metri dalla prima trincea esponendo troppo gli artificieri e richiedendo troppi uomini in posizioni avanzate, questi uomini venivano solitamente uccisi perché impossibilitati a ritirarsi nella prima trincea, queste tattiche risultavano più impiegabili in imboscate che in battaglia.

I giapponesi trovarono un metodo molto migliore per mettere all’opera questo genere di tattica, siccome questi signori avevano la bella abitudine di suicidarsi in attacchi piuttosto strani come le cariche banzai e altre cariche suicide, bastava che questi si legassero una mina addosso e si buttassero sotto il primo sherman che vedevano oppure bastava anche buttarla sul tettino della torretta schiacciando il sensore che faceva esplodere il congegno dopo 8/10s.

Un metodo simile veniva propagandato dai tedeschi nel film Panzer-nah bejamfung manner gegen Panzer per questo compito il soldato nazista era fornito di una mina speciale: la des Merkblatt 77/3 der panzerknacker alla quale dovevano essere collegati un bidone di nafta e una granata con una carica chiamata la Hafthoholladung racchiusa in una latta il Belndkorper e una mina di tipo T.Mi.42 con avvitata nel fianco una carica anticarro a corto raggio e un tubo incendiario.

Secondo il filmato propagandistico i coraggiosi eroi nazisti avrebbero distrutto 10000 carri sovietici (200 brigate corazzate) entro il 1944, ma la realtà dei fatti era ben diversa siccome questi non erano fanatici come i giapponesi e non vi erano 10000 carri sovietici al fronte, solo alcuni esaltati utilizzarono questo metodo manuale e rischioso per lanciare mine ai carri.

Un metodo molto ingegnoso che venne pensato dai tedeschi fu quello di poter inviare una mina dalla prima trincea rimanendo al sicuro, ma ciò richiedeva la creazione di una mina semovente così nell’aprile 1942 crearono un piccolo cingolato chiamato il leicht Ladungstraeger B-III di dimensioni 1.5x85x0.56m di peso 370kg che poteva consegnare una carica di 60kg di Pentrite o TNT, questo macchinario era propulso da due motori elettrici di potenza 2.5kW ciascuno riforniti da batterie a 12 volt, il controllo e l’esplosione venivano controllati via cavo tramite un cavo lungo 1.5km che veniva sbobinato dal carro, la velocità poteva attingere i 10km/h. Fino al 1944 la Borgvard e la Zundap produssero 2650 Goliath.

Il problema rimaneva un numero troppo scarso di questi semoventi e soprattutto i costi di produzione di un macchinario troppo avanti per i suoi tempi e troppo dispendioso per la magra economia e industria nazista impossibilitata alla produzione in massa di questo macchinario. Sul campo di battaglia si videro fin da subito le vulnerabilità del piccolo carro mina, erano facilmente individuabili dal nemico e distruttibili tramite qualche colpo di fucile o di mitragliatrice, gli impatti di mortai e artiglieria potevano recidere il cavo, vennero apportate modifiche come una corazza di 1cm nel modello leichte Ladugngstraeger BV prodotto in 4604 esemplari arrivando ad un peso di 430kg che ne riduceva l’affidabilità. Ad oggi non sappiamo quanto funzionassero bene siccome non ci sono fonti che parlano di carri sovietici distrutti dai goliath.

Questi goliath in realtà vennero utilizzati contro fortificazioni come torrette bunker e bunker riscuotendo buoni successi operativi oppure per lo sminamento siccome potevano portare nel campo minato delle cariche da sminamento come i bungalore torpedo, nel ruolo controcarro i soldati si accorsero subito che era impossibile guidare con precisione il goliath oltre i 200 metri, cosa che sarà poi risolta in tempi moderni coi droni o con robot dotati di telecamera, basti pensare a tutti quei droni ucraini che consegnano granate nelle trincee russe.

In USSR durante la ww2 non si svilupparono congegni tecnologici come i Goliath anche a causa dell’arretratezza ingegneristica e industriale del settore elettronico e materiale, basta ricordare per un attimo che ai tempi alcune auto erano fornite di un solo faro anteriore per risparmiare materiali e senza fanalini e cruscotto illuminato, i motori a benzina erano rari pure sulle motociclette, la risposta sovietica fu utilizzare i cani per questo scopo.

I primi cani furono utilizzati durante la guerra d’Inverno con la Finlandia, questi animali erano provvisti di un giubbotto speciale su cui era posizionati due panetti di TNT da 6kg ciascuno, infilati dentro delle tasche a lato, l’innesco poteva variare a seconda dello scopo, ad esempio poteva essere a tempo oppure con inclined taget sensor. Non appena il cane arrivava dal carro il suo padrone emetteva un fischio questo avrebbe morso un la leva al suo fianco sganciando la mina per poi scappare e mettersi a riparo distruggendo così il carro.

Lo zainetto funzionava analogamente agli zaini da paracadutismo con un sistema di coni e anelli sganciabili che venivano azionati quando il cane tirava sulla leva.

Vi erano però difficoltà nell’addestramento siccome dopo varie prove in poligono i cani riuscirono a cavarsela bene a prima vista, tra di loro si distinse un cane: Inga che però dopo aver cambiato il tipo di bersaglio i cani tra cui Inga cominciarono a tornare dal padrone senza aver depositato il pericoloso zainetto, dopo un addestramento di sei lunghi mesi non si ottennero risultati soddisfacenti così si passò alla versione semplificata purtroppo più tragica per il cane il quale veniva dotato di uno zainetto fisso con una mina a innesco inclinabile in legno.

L’addestramento fu semplificato facendo cercare dapprima del cibo ai cani affamati che veniva posizionato sotto dei carri armati in modo da rinforzare questo riflesso ed associare il carro al cibo che veniva posto sotto lo scafo posizione adatta per innescare la carica. Nel proseguimento della fase addestrativa venivano poi tenuti accesi i motori in modo che si abituassero al rumore infine le esplosioni nell’area.

Come prima però ci fu un problema questa volta però quando si aggiunse la complicazione del carro in movimento, a questo punto i cani si rifiutavano di andare sotto allo scafo ma continuavano a seguirlo finché il cannone non apriva il fuoco spaventando l’animale.

A causa di scarsità di carri da poligono, materiali da spendere in questi lunghi addestramenti e gli scarsi risultati al fronte il comando generale del genio dell’armata rossa cominciò ad esprimere dubbi fondati su queste tattiche.

Il primo gruppo di cani anticarro 30 cani 40 conduttori, 4 cuochi, 6 autisti e 10 genieri artificieri vennero mandati al fronte a fine estate 1941, a questo punto tentarono di addestrare i cani coi carri reali ma i risultati furono deludenti: su 20 cani rilasciati nemmeno uno portò a termine la missione, 4 scapparono dal campo di battaglia e 2 vennero pestati dai carri il rapporto del 16 ottobre 1941 da parte del capo della spedizione, il capitano Viporassky indirizzato al GVIU parla chiaro: […]

  1. la maggior parte dei cani si rifiuta di lavorare tornando immediatamente nella trincea mettendo a repentaglio le vite dei soldati
  2. nove cani dopo una breve corsa nella giusta direzione cominciarono a correre a destra e sinistra spaventati dai colpi di artiglieria e mortai, hanno tentato di nascondersi nei crateri o sopra i rifugi
  3. i fascisti hanno distrutto tre cani coi loro fucili e si sono portati appresso le salme
  4. verosimilmente quattro cani sono esplosi nelle prossimità dei carri nazisti ma non ho alcuna conferma del fatto che abbiano disabilitato il carro

Tutti i resoconti diedero risultati deludenti che fecero di fatto terminare questo progetto, si notò però che i cani al fronte in altri scopi operavano con successo ma dovevano sempre essere accompagnati dal loro padrone perché l’attaccamento del cane alla persona gioca un ruolo fondamentale. Nel rapporto sopra citato ad un passaggio successivo si evince la scarsa approvazione da parte degli altri soldati verso questa unità chiamata assassini minatori, proprio perché le persone vedevano malamente l’utilizzo di cani in questa maniera, confermata pure da rapporti NKVD come da un rapporto sulla 120° divisione di fanteria: un soldato dell’armata rossa della 345° joint venture Kolyushchenko disse in una conversazione che hanno ucciso alcuni soldati e ora hanno liberato i cani”

A questo proposito altri resoconti tedeschi di POW come l’interrogatorio di O. Richtmeinster testimonia che era al corrente di utilizzo di cani mina da parte dei sovietici, il cadavere di uno di questi fu pure portato in mostra a questo punto il tenente nazista spiegò aggiungendo un po’ di propaganda hitleriana che i sovietici giudeo bolscevichi erano messi male perché l’armata rossa si rifiutava di combattere così i commissari inviavano al fronte i cani.

Nonostante Wikipedia in modo fraudolento affermi che questi cani furono usati fino al 1996 citando una fonte in cui non si parla affatto di questo, la realtà dei fatti è che dopo la ww2 non si fecero più avanzamenti e impieghi di cani a questo scopo siccome vennero sviluppati modi molto più furbi per distruggere carri nemici a distanza come le cariche cave come panzerfaust, panzerschreck, Bazooka… oppure mediante l’aeronautica per arrivare ad oggi con armi come il Javelin e altri ATGM che al 1996 ormai rendevano totalmente obsoleto l’utilizzo dei cani come vuol farci credere qualche scappato di casa su Wikipedia.


Fonti e approfondimenti

  • G. Medvedev – from the history of military dog breeding
  • Michael G Lemish – War dogs: a history of loyalty and heroism
  • Guide to the material part and application – Engineering and ammunition vol1 Military publishing house of the USSR ministry of defense Moscow, 1976
  • Libro (senza autore e copertina sbiadita) presumibilmente edito 1943-1944 trattante mine ed esplosivi dell’armata rossa
  • Technique and weapons n1-97
  • Archivio storico della grande guerra patriottica – Active Army 1941-1945 Anini Fortitudo Kuchkovo field, Mosca 2005
  • I.G. Starinov – notes of a saboteyr
  • I.G. Starinov – time mines
  • I.G. Starinov V.A. Epov – explosive business
  • I.G. Starinov – Stalin’s super saboteur, the mines are waiting in the wings
  • I.G. Starinov – deputy for sabotage

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