I volontari di guerra “Azzurri di Dalmazia”

Nata nel 1919, l’associazione nacque per promuovere l’italianità delle terre dalmate ed il forte sentimento irredentistico dopo la vittoria nella Grande Guerra.

L’associazione Pro Dalmazia viene costituita ufficialmente nel 1919. Nasce da una stretta cooperazione combattentistica-culturale tra l’Associazione Nazionale Volontari di Guerra (ANVG), che raccoglie i volontari del primo conflitto mondiale, e la Società Dante Alighieri, che si occupa della diffusione della cultura italiana nel mondo. Tra i primi soci di rilievo del sodalizio va segnalato in particolare il generale Armando Diaz. Scopo della Pro Dalmazia è quello di promuovere l’italianità delle terre dalmate ed il forte sentimento irredentistico in vista delle trattative diplomatiche che si sarebbero svolte a conclusione della Grande Guerra. Come è noto dal tavolo della Pace, però, l’Italia ottenne solamente la città di Zara mentre tutte le altre zone della Dalmazia a maggioranza italiana vennero assegnate al Regno SHS (Serbo-Croato-Sloveno).

Il periodo del fascismo

Il governo Fascista insidiatosi nel 1922 dà un’ulteriore spinta propulsiva alla crescita dell’associazione che, col passare degli anni, acquisisce un inquadramento di stampo militare, nel rispetto di un preciso regolamento interno, pur non trascurando mai l’aspetto culturale. Nel 1928 la Pro Dalmazia si unisce ad altre realtà analoghe dando vita al più generale Comitato d’Azione Dalmatica sotto controllo diretto dell’ANVG. I volontari di guerra dell’Azione Dalmatica assumono l’appellativo di “azzurri”, dal colore di fondo della bandiera dalmata, e l’associazione si diffonde sempre più capillarmente su tutto il territorio nazionale aprendo sedi nelle maggiori città. Viene anche definito lo stemma ufficiale, a forma di scudo, costituito nella parte superiore dal gladio alato dell’ANVG e nella parte sottostante dai tre leopardi della Dalmazia su sfondo blu.

Gli italiani dalmati

Durante gli anni ’20 le condizioni di vita degli italiani dalmati nei territori del Regno SHS vanno via via peggiorando. I nostri connazionali sono sovente oggetto di attacchi violenti e di arresti ingiustificati. In questo quadro generale di soprusi vanno tristemente ricordate le uccisioni degli italiani nelle isole di Brazzà e di Veglia. Anche dal punto di vista culturale le persecuzioni non si placano raggiungendo il loro culmine con la distruzione dei leoni di Traù nella notte tra l’1 ed il 2 dicembre 1932. Le statue dei leoni di San Marco, risalenti al 1400, periodo della dominazione di Venezia, rappresentano per i nazionalisti jugoslavi un simbolo di italianità insopportabile: decidono quindi di distruggerle con la dinamite. I casi di Veglia e Traù suscitano molto clamore al tempo arrivando ad essere oggetto di interrogazioni parlamentari in patria e delle rimostranze del nostro ambasciatore a Belgrado. Facendo proprio il sentimento irredentista primigenio ed adattandolo alle crescenti criticità della situazione contingente, l’Azione Dalmatica deciderà di puntare in modo esplicito alla difesa dell’italianità della Dalmazia.

Il gruppo di Verona

Anche il Gruppo di Verona dei volontari di guerra “Azzurri di Dalmazia” era pronto a dare il proprio contributo alla causa. Dal quadro-ricordo giunto ai giorni nostri, e databile alla seconda metà degli ’30, è possibile notare che la sezione scaligera contava circa una quarantina di iscritti. Tantissimi ovviamente i tipici cognomi veronesi che vi si possono leggere: Bissoli, Danese, Toffoli, Brusco, Toffaletti, Pasetto, Bubbola, Lonardi, Pizzamiglio, Delaini, Bolla. Diversi sono anche i personaggi di spicco della città, tra essi figurano il maggiore della milizia Giuseppe Bernini Buri, l’ultimo abitante legittimo di Villa Buri, ed un giovane Arrigo Fedrigoni, al tempo già titolare delle omonime cartiere con i fratelli Renzo e Gianfranco. Il presidente veronese risulta essere Antonio De Gresti. L’associazione, nel suo complesso, è sicuramente attiva fino al termine degli anni ’30 ma si dissolve nel dopoguerra cessando le sue attività e venendo, presumibilmente, assorbita in toto nell’ANVG.

Ermanno Brussani

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