Il bombardamento di Zara

Durante la Seconda Guerra Mondiale le forze aeree alleate bombardarono ripetutamente Zara, città nell’Adriatico, causando la quasi totale distruzione della città.

Zara, stupenda città dell’Adriatico, oggi in Croazia, è stata per tempo immemore terra italiana, prima sotto l’Impero Romano ed in seguito sotto la Repubblica di Venezia. Caduta successivamente in mano asburgica, nel 1920 grazie al “trattato di Rapallo” tornò nuovamente a far parte del Regno d’Italia. In quanto enclave italiana in territorio croato il governo di Roma era ben conscio di come la cittadina potesse rappresentare un boccone molto ghiotto per le forze militari jugoslave. Data la sua particolare conformazione geografica poteva facilmente essere attaccata sia via terra che via mare. Così nel 1936 venne istituito il Comando Truppe del Presidio di Zara (abbreviato in Truppe di Zara) a difesa della città. La grande unità, composta inizialmente da reparti eterogenei e poco amalgamati, con il passare del tempo venne strutturata sempre più organicamente fino a diventare un’effettiva divisione di fanteria nel 1942.

Il Patto tripartito

Il 25 marzo 1941, con la Seconda guerra mondiale in pieno svolgimento, la Jugoslavia entrò a far parte dell’Asse con la firma del Patto tripartito. Clamorosamente soli due giorni dopo, il 27 marzo, un colpo di stato militare (sospinto dai servizi segreti inglesi) rovesciò il governo legittimo di Belgrado e ne decretò l’immediata uscita dall’Asse. Come previsto la prima città a subire l’inizio delle ostilità fu proprio Zara. Infatti, seppure la guerra non fosse ancora stata dichiarata ufficialmente, le nuove autorità jugoslave (sempre su indicazione britannica) ne ordinarono subito il blocco via terra e provvidero ad ammassate tre divisioni di fanteria appena oltre la cinta difensiva del confine.

L’invasione della Jugoslavia

Il 6 aprile 1941 Germania ed Italia, con l’operazione “Marita”, diedero il via all’invasione della Jugoslavia e per Zara iniziò istantaneamente l’assedio. La città venne bombardata ininterrottamente per sei giorni consecutivi dall’aeronautica jugoslava. Le Truppe di Zara, che al momento contavano circa novemila uomini agli ordini del generale Emilio Giglioli, resistettero eroicamente sulla difensiva ed il sesto giorno, al termine dei bombardamenti, passarono subito al contrattacco. Con l’iniziale copertura di artiglieria e poi, oltre il confine, totalmente allo scoperto, i militari italiani puntarono decisi verso l’entroterra sbaragliando con notevole facilità le unità jugoslave incontrate lungo il cammino. Vennero conquistate in serie le località di: Obrovazzo, Zaravecchia, Rudele, Vodizze ed infine il, 14 aprile, Tenin coprendo un tragitto di oltre 130 chilometri.

L’assedio

Nei sei giorni di assedio (6-12 aprile) i nostri contarono solamente 5 caduti mentre durante la controffensiva riuscirono a far prigionieri 70 ufficiali e circa 2.200 soldati nemici, ragguardevole anche il bottino in termini di armi e mezzi catturati. Dopo aver consolidato la difensa di Tenin, il 14 aprile le Truppe di Zara si incontrarono con la Divisione corazzata “Littorio” proveniente da nord e passarono definitivamente alle dipendenze della II. Armata. Visto il notevole successo tattico ottenuto il Presidio venne citato in ben cinque bollettini di guerra del Quartier Generale delle Forze armate tra il 10 ed il 15 aprile 1941. Zara era salva ed era rimasta in mano italiana.

Ermanno Brussani

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