Aeronautica militare ed intelligenza artificiale: una sinergia sempre più concreta

Giovedì 2 maggio 2024, il segretario dell’aeronautica statunitense, Frank Kendall, ha eseguito un volo dimostrativo a velocità moderata a bordo del velivolo sperimentale X-62A VISTA presso la base aeronautica di Edwards in California: un evento destinato ad entrare nella storia dell’aviazione militare.

L’X-62 VISTA (Variable Stability Simulator Test Aircraft) è un derivato dell’F-16D Fighting Falcon realizzato come azione imprenditoriale congiunta tra General Dynamics e Calispan e destinato ad uso esclusivo dell’aeronautica degli Stati Uniti (USAF). Il nome originale F-16D ha assunto la denominazione attuale dal 16 giugno 2021 a seguito dell’aggiornamento di Skyborg, il programma Vanguard degli Stati Uniti dedicato allo sviluppo di veicoli aerei da combattimento senza pilota, destinati ad accompagnare velivoli tradizionali con equipaggio.

L’X-62 presso la base di Edwards

La scelta del luogo non è stata casuale: la base di Edwards, che ospita l’Air Force Flight Test Center ed è situata nel deserto del Mojave a circa 160 chilometri a nord est di Los Angeles, occupa un posto d’onore tra le pagine dell’aviazione statunitense fin dal lontano 14 ottobre 1947, quando il capitano dell’Air Force Charles E. “Chuck” Yager, a bordo del velivolo sperimentale Bell X-1 Glamorous Glennis, infranse per la prima volta nella storia la velocità del suono (Mach 1). L’X-1, sganciato in volo da un bombardiere Boeing B-29 alla quota di 20 mila piedi, utilizzò il suo motore a reazione per salire fino all’altitudine di prova di 42 mila piedi. Era il nono volo di prova, operato dopo numerosi interventi all’assetto del velivolo da parte degli ingegneri a seguito delle informazioni raccolte durante i tentativi precedenti. Quel giorno, il misuratore di velocità balzò da 0,965 a 1.06 Mach con una transizione da volo subsonico ad ipersonico inaspettatamente tranquilla per il pilota e la struttura del velivolo. I 14 minuti di quel volo, dallo sgancio dal B-29 all’atterraggio, costituiscono un’autentica pietra miliare del mondo aeronautico.

Uno dei voli di prova dell’X-1

L’eco di quell’impresa è ancora viva in chiunque sia appassionato di aviazione, ma il 2 maggio 2024 potrebbe essere destinato a diventare una data altrettanto significativa. Il volo di Kendall, pur rimanendo ad una velocità controllata entro le 550 miglia orarie, è stato condotto, assieme al suo assistente, con le mani lontane dai sistemi di controllo manuale dell’aereo. Lo stesso segretario dell’aeronautica, dopo il volo, ha affermato: “Il potenziale per il combattimento aria-aria autonomo è immaginabile da decenni, ma una tale realtà è rimasta un sogno lontano fino ad oggi. Quello attuale è un momento di trasformazione senza precedenti”. L’X-62A, pilotato esclusivamente dall’intelligenza artificiale, già ruppe una delle barriere più significative dell’aviazione da combattimento nel corso del 2023, impegnato in una missione simulata contro un F-16 pilotato da due ufficiali, viaggiando a ben 1200 miglia orarie sopra il deserto attorno a Edwards. Nell’intervista a “The Aviationist”, Kendall ha aggiunto: “L’intelligenza artificiale sta divenendo la tecnologia più potente di cui disporre, specie integrandola opportunamente ed applicandola a problemi che in precedenza dovevano essere risolti attraverso il solo processo decisionale umano”.

Alle parole di Kendall hanno fatto eco quelle di M. Christopher Cotting, direttore della ricerca della US Air Force Test Pilot School: “VISTA ci consentirà di parallelizzare lo sviluppo ed il test di tecniche di intelligenza artificiale all’avanguardia con nuovi progetti di veicoli senza equipaggio”. VISTA è il software speciale, sviluppato dagli ingegneri della Lockeed Martin, che include un algoritmo aderente al modello dei sistemi di controllo autonomo, basato sulla tecnologia già adottata per i simulatori di volo, la cui applicazione è estesa al “volo variabile”. Il segretario dell’aeronautica, intervistato da Associated Press, in riferimento all’adozione dell’AI nell’aeronautica militare, ha sottolineato: “È un rischio per la sicurezza non averla. A questo punto, dobbiamo averla.”

Il velivolo, pur viaggiando a “sole” 550 miglia orarie, ha condotto manovre molto precise e repentine, portando i piloti a bordo (o più precisamente, gli osservatori) a subire sul proprio corpo un’accelerazione pari a cinque volte quella della forza di gravità (5 g) e ad incrociare un secondo F-16 condotto da un pilota ad una distanza minima di 1000 piedi, virando e compiendo torsioni atte a costringere l’”avversario” ad esporsi in assetti vulnerabili. Lo stesso Kendall, appena sceso dal velivolo, ha descritto quanto osservato e vissuto a bordo come sufficiente a fidarsi dell’IA installata, nonostante sia ancora in fase di apprendimento, anche quale strumento idoneo per l’autonomia decisionale sull’utilizzo di armi.

Questo il punto maggiormente dibattuto e che ha suscitato non poche obiezioni: già nel maggio 2023 un dettagliato report dell’Associated Press evidenziava i pericoli di un AI autonoma, riportando la dichiarazione congiunta di scienziati e leader del settore tecnologico (tra cui alti dirigenti di Microsoft e Google): “Mitigare il rischio di estinzione della specie umana in conseguenza di un uso non supervisionato dell’intelligenza artificiale dovrebbe essere una priorità globale insieme ad altri rischi su scala globale, quali le pandemie e la guerra nucleare”. Le preoccupazioni legate al fatto che i sistemi di intelligenza artificiale possano superare in termini di capacità operativa gli esseri umani e si scatenino contro i medesimi si sono infatti intensificate con l’ascesa di una nuova generazione di chatbot AI altamente capaci quali ChatGPT. Ciò ha spinto i paesi di tutto il mondo ad elaborare dettagliati regolamenti riguardo l’innovativa tecnologia, tra cui l’ Unione Europea che ha giocato un ruolo da protagonista, elaborando un insieme di norme inerenti all’intelligenza artificiale, approvate recentemente, all’interno dell’ “AI Act”.

L’importanza della comunicazione e la pervasività dell’AI all’interno delle operazioni militari

Da un lato le istituzioni compiono ingenti sforzi per tentare di prevenire il problema, dall’altro la realtà geopolitica impone decisioni scevre da tentennamenti: che l’esercito possa dotarsi di aerei coadiuvati, quando non interamente gestiti, dall’intelligenza artificiale è un processo inevitabilmente guidato da sicurezza, costi e capacità strategica. Se Stati Uniti e Cina fossero in conflitto militare esplicito, ad esempio, l’attuale flotta di costosi caccia militari dotati di equipaggio risulterebbe vulnerabile a causa dei progressi di entrambi i contendenti in termini di guerra elettronica, nello spazio e nei sistemi di difesa aerea. L’aeronautica cinese non solo sta operando a pieno regime con l’intento di superare in numero quella degli Stati Uniti, ma sta anche accumulando una flotta di sistemi d’arma volanti senza pilota. Gli scenari di guerra futuri previsti dal Dipartimento della Difesa USA consistono infatti in sciami di aerei senza pilota in grado di perpetrare attacchi avanzati all’interno delle difese dell’avversario, onde consentire agli Stati Uniti la capacità di penetrare uno spazio aereo nemico senza mettere a rischio la vita dei piloti. Un cambiamento ambito, ma legato inevitabilmente anche alla disponibilità economica: l’Air Force è ancora nei fatti ostacolata da ritardi di produzione e dal superamento del budget di progetto dell’F-35 Joint Strike Fighter, che giungerà a costare ben 1,7 trilioni di dollari.

Al momento non si hanno comunque indicazioni relative all’esecuzione da parte cinese di voli reali operati al di fuori di un simulatore, ragion per cui gli USA considerino le prove effettuate con l’X-62A come un’assoluta avanguardia in campo militare, mostrando una potenziale superiorità strategica oltre che tecnologica. Gli stessi operatori militari di Vista affermano con sicurezza che nessun altro paese al mondo disponga di un jet AI simile all’X-62A, in cui il software sia in grado di apprendere da milioni di informazioni all’interno di un simulatore, divenendo poi in grado di confrontarsi con piloti umani durante voli reali ed acquisendo infine da tali esperienze ulteriori dati atti a raffinare l’algoritmo tramite post-apprendimento.

Le opinioni raccolte tra i piloti della base di Edwards evidenziano la razionalità ed il pragmatismo alla base della loro professione: nella consapevolezza di come l’AI possa a poco a poco sostituirli, richiedendo un numero sempre inferiore di addetti, commentano come di converso non vorrebbero mai trovarsi di persona a solcare i cieli dinanzi ad un nemico che disponga di velivoli governati dall’AI senza che gli Stati Uniti non dispongano di un’almeno equivalente flotta atta a fronteggiarlo. In ogni caso, secondo un’intervista rilasciata nel luglio 2022 a The Associated Press, Gareth Jennings, redattore aeronautico presso il fornitore di intelligence della difesa, ha affermato con decisione: “Non credo che prima di qualche decennio non avremo più bisogno di piloti da caccia: la tecnologia senza pilota e la volontà pubblica di accettare di non avere un essere umano nel sistema, semplicemente non esistono, e non lo saranno per almeno altri 30 anni circa”.

Il reale scenario globale, che impone di confrontarsi con visioni del mondo e principi etici differenti, potrebbe sovvertire tale previsione: la dovuta prudenza nell’adozione dell’AI, specialmente in campo militare, si scontra con la necessità di prevenire, anziché inseguire, ciò che gli avversari stiano mettendo in campo, onde mantenere quella superiorità strategica che – almeno sulla carta – dovrebbe costituire un deterrente allo scatenarsi di nuovi e sempre più pericolosi conflitti.


Riferimenti bibliografici:

3 risposte

  1. A prescindere da considerazioni etiche è indubbio che dovremo confrontarci con questo problema, la IA è una realtà è le sue applicazioni molteplici. È innegabile che paesi come il nostro con una popolazione sempre più vecchia non avranno in futuro le risorse umane per affrontare eventuali minacce, sarà pertanto necessario ricorrere a questa alternativa o soccombere.

  2. Una integrazione al precedente commento, l’evoluzione dei sistemi missilistici con capacità di inviluppo di volo, ovvero manovrare ad alto numero di G, inevitabilmente pone il pilota umano fuori gioco e questo è in corso da più di un decennio, a mio opinabile parere il “pilota” del futuro non sarà più in cabina ma dirigerà, il termine non è casuale, a distanza uno o più velivoli rimanendo il decisore ultimo, o almeno questa è la mia speranza. Cordialmente MARCELLO

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *