Le parole della guerra – Viaggio nel mondo dei termini militari – Esercito

“Le parole son trombe di guerra”, ammoniva Hobbes più di due secoli fa nel Leviatano. Consapevoli della potenza del linguaggio Paolo Capitini e Mirko Campochiari hanno voluto dedicare proprio alle parole della guerra il loro ultimo lavoro. Non si tratta né di un classico dizionario di termini militari e neppure di un testo per specialisti o appassionati, ma di uno strumento pensato per chi della guerra sa poco o nulla e malgrado questo se la vede servita nei telegiornali oppure ci si trova coinvolto nel raccontarla.

Il testo, arricchito di una grafica ricca ed immediata, si articola in sei blocchi dedicati ciascuno a pilastri fondamentali per la comprensione iniziale di un fenomeno complesso come è appunto la guerra moderna. Si inizia con le definizioni e le svariate tipologie e si prosegue descrivendone i principi che la governano ed i livelli che ne sono responsabili. Si passa quindi ad indagare sulle forme organizzative assunte dagli eserciti, da quelli di leva alle compagnie private di sicurezza stile Wagner Group. La terza parte è dedicata invece agli spazi della guerra, dalle dimensioni geografiche a quelle più dettagliate di chi combatte sul campo. Il quarto capitolo riguarda la logistica in tutte le sue forme ed attività con un accenno all’organizzazione scelta dalla NATO e da quella in uso nella Federazione russa. Al quinto capitolo spetta di fare ordine sui ferri del mestiere, vale a dire gli armamenti. Fucili, carri armati, semoventi ma anche missili e droni e quasi tutto quello che si può trovare oggi su un campo di battaglia terrestre. Conclude il lavoro una dettagliata rassegna dedicata al mondo dell’intelligence. Per ciascuna di queste aree viene illustrato il significato dei termini di uso più comune ma anche di alcuni, che pur essendo fondamentali, così comuni non sono. Il linguaggio scelto rifugge per quanto possibile dal tecnicismo esasperato e dagli anglicismi non indispensabili per rendere una narrazione quanto più leggera possibile, considerato l’argomento.

Lo scopo è, infatti, di contribuire ad una prima scolarizzazione su un argomento che non deve essere oggetto solo di dispute a sfondo politico o morale, ma che va preliminarmente compreso nei suoi significati più concreti. L’obiettivo degli autori è quindi di contribuire alla formazione di una coscienza e di una consapevolezza diffusa specie su un tema così divisivo.

Una risposta

  1. Buona giornata.

    Libro acquistato sia nella versione cartacea che digitale. Acquistato per motivi lavorativi. Devo dire … un buon prodotto. Mi permetto qualche considerazione che deve essere intesa come ‘stimolo creativo’. Ho una discreta biblioteca ( cartacea e video) sui temi ‘guerra’, ‘armi’ etc, come ho detto, mi serve come supporto per la mia professione e devo dire che la vostra creazione si colloca in una nicchia, fino ad oggi, poco presidiata, ovvero si offre come una specie di ‘compendio Bignami’ che possa essere di facile consultazione e specializzato quanto basta per aiutare sia principianti che già avvezzi alla materia, cosa non è facile da ottenere. Vengo alle considerazioni.

    1) avrei utilizzato una piccola guerra o battaglia di un certo peso come ‘modello base’ su cui calare i vostri insegnamenti. Un pò come si fa con i manuali di vela (sono anche un velista) che usano un modello di barca che deve servire come base grafica per descrivere le sue componenti tecniche, le manovre e tutto il resto.

    2) avrei dedicato un capitolo ‘ad hoc’ al concetto di ‘SORPRESA’, ma nella sua accezione più estesa. Ad esempio il patto Ribbetrop-Molotov fu una sorpresa politica, l’attacco giapponese a Pearl Harbour fu una sorpresa strategica, lo stesso per il passaggio attraverso le Ardenne nel 1940, oppure la sorpresa tattica e in ultimo ma non ultima come importanza, la sorpresa psicologica, ad esempio quella prodotta su Stalin nei primissimi giorni della Operazione Barbarossa.

    3) avrei dedicato un capitolo alla psiche, sia nell’aspetto psicologico che psichiatrico. Nella mente degli uomini si annidano idee che possono essere meravigliose o devastanti ed essere parte integrante di quella cosa che chiamiamo guerra e di come essa viene percepita, interpretata e gestita.

    4) avrei differenziato il prodotto cartaceo da quello digitale. Il primo ha limiti fisici, ma il secondo no e con la possibilità di eseguire collegamenti ipertestuali permette di espandere non poco le potenzialità creative.

    5) un altro aspetto a cui avrei dedicato una sezione specifica è la meteorologia. Ancora oggi, nonostante la nostra avanzata tecnologia, il meteo conta e non poco. Come ho detto, la Storia offre diversi esempi di come il meteo è stato una variabile imprevedibile, dalla fallita invasione mongola del Giappone alla campagna di Russia di Napoleone.

    6) Poi, a fine libro, avrei dedicato un breve pensiero ad un concetto che solo dagli anni cinquanta ha iniziato farsi strada nelle Università, ovvero se la realtà e la guerra fa parte della realtà, deve essere pensata come un processo deterministico oppure quantistico. Mi rendo conto che è materia complessa, ma siamo diretti verso un mondo che sarà dominato dalla Intelligenza Artificiale e da futuri processori quantistici e la guerra sarà sicuramente campo di applicazione.

    Faccio i miei migliori auguri per future pubblicazioni.

    Giorgio Resca Cacciari

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