Dossier Libia: Khalifa Haftar in visita a Roma

A poche settimane dalla visita di Giorgia Meloni in Libia, Khalifa Haftar viene accolto per due ore a Palazzo Chigi.

Il 28 gennaio Giorgia Meloni si è recata in Libia, un paese che negli anni scorsi è stato colpevolmente “dimenticato”. La Libia è a tal punto centrale che, recentemente, William Burns (direttore della Cia) si è recato a Tripoli (dopo essere stato in Egitto) per un colloquio con Abdel Hamid Dbeibah (primo ministro) e il generale Khalifa Haftar (uno dei principali “candidati” alla presidenza); i principali argomenti di discussione sono stati di carattere energetico (petrolio e gas) e inerenti la lotta al terrorismo (il gruppo Wagner è indiscutibilmente protagonista, soprattutto nella zona di Sirte).

Un fattore di prioritaria importanza per il nostro paese è la presenza di gruppi terroristici di matrice jihadista nella regione del Fezzan (confine con l’Algeria): è tristemente noto come tali cellule cerchino finanziamenti per le loro attività sfruttando l’immigrazione clandestina. La situazione politica libica impone all’Italia una “presenza attenta”: il paese continua ad essere “diviso” tra due esecutivi, fondamentalmente entrambi privi di legittimazione. È stato ufficializzato un accordo sul gas che vede protagoniste l’Eni e Noc (azienda nazionale libica degli idrocarburi). La collaborazione prevede un investimento di circa 8 miliardi di dollari.

Khalifa Haftar a Roma

Khalifa Haftar il 4 maggio è giunto in Italia per un incontro con la premier Giorgia Meloni. I grandi temi trattati sono stati l’immigrazione e gli scontri tra militari in Sudan. Nel corso della visita di gennaio, data la frammentazione politica della Libia, era stato evitato l’incontro con il generale che controlla la zona di Bengasi. La Libia è di prioritaria importanza nel dossier riguardante le rotte migratorie, dato che risulta essere il secondo paese con il maggior numero di partenze (il primo è la Tunisia).

Si stima che da inizio anno gli sbarchi provenienti dalla Libia siano 16.637, con un aumento del 166 percento rispetto al dato dell’anno precedente[1]; fonti non ufficiali riferiscono che più della metà dei migranti sarebbero partiti dalla Cirenaica. Non è notizia nuova sostenere che il figlio del generale, Saddam Haftar, sarebbe a capo della gestione di gruppi di trafficanti che regolano le partenze: il fatto inedito è che i barconi non vengono più gestiti in maniera indiretta, affidandosi a rotte più sicure perché collocabili in una zona più occidentale del paese, ma sono direttamente gestiti in loco, rendendo più difficile la traversata ma allo stesso tempo maggiormente remunerativa l’attività per l’organizzazione.

Le divisioni in Libia

Khalifa Haftar è sicuramente uno dei protagonisti della storia della Libia post Gheddafi, ma le iniziali divisioni ideologiche sono oggi corroborate da una conflittualità interna per la spartizione delle risorse, specie idrocarburi. È indubbio che le scelte compiute dall’uomo forte di Bengasi hanno portato ad una deriva violenta e la sua milizia si è sicuramente avvalsa dei servigi offerti dal gruppo Wagner.

[1]https://www.agensir.it/quotidiano/2023/5/4/migranti-da-inizio-anno-sbarcate-42-405-persone-sulle-nostre-coste-oltre-200-nei-primi-giorni-di-maggio/

Una risposta

  1. È un piacere leggere i reportage di Arianne Ghersi che riesce a spiegare con facilità situazioni internazionali di maggior impatto di quanto possa apparire a distratti osservatori della politica occidentale

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