Il conflitto del Nagorno-Karabakh

La storia del conflitto in Nagorno-Karabakh, paese sul Caucaso tra Armenia e Azerbaijan, dalle origini fino agli anni duemila.

Circa due anni prima dell’invasione russa dell’Ucraina una guerra di breve durata scoppiò nel Caucaso. Neanche due mesi di conflitto ma che hanno causato perdite elevate da ambo le parti, nonostante i numeri non siano ancora certi complessivamente si parla di circa 7.000 vittime tra i militari dei due schieramenti. Le origini di questo scontro sono lontane ed ancora una volta come in diversi altri casi, la dissoluzione dell’Unione Sovietica è alla base di questo conflitto.

Dobbiamo tornare agli inizi del ventesimo secolo però per avere un quadro preciso della questione, quando alla fine della Prima Guerra Mondiale in seguito al collasso dell’Impero Russo avvenne la nascita di una federazione di stati caucasici, (Repubblica Federale Democratica Transcaucasica) progetto politico che però durò veramente poco, alla sua dissoluzione nacquero la Repubblica di Armenia e la Repubblica Democratica dell’Azerbaijan. Al momento di dover determinare i confini le due nazioni ebbero immediatamente degli attriti, in particolare per quanto riguarda la regione del Karabakh, nome che da questo momento in poi diventerà protagonista in questa storia.

Il problema principale della disputa dipese dal fatto che in queste regioni non vi era alcuna vera maggioranza etnica, si trattava quindi di territori ai quali nessuno voleva rinunciare ma che nessuno poteva realmente rivendicare con la certezza di avere la maggioranza della popolazione dalla propria parte. Già alla fine del 1918 Armenia ed Azerbaijan si confrontarono militarmente per il controllo del Nagorno-Karabakh ed i problemi con le minoranze etniche portarono tristemente ad episodi come il massacro di Shusha dove l’esercito azero si macchiò di crimini indicibili contro la popolazione armena del luogo, alla fine delle violenze le vittime furono circa 5.000 (tuttavia il reale numero delle vittime è sconosciuto, alcune stime arrivano addirittura a 200.000 morti).

Il Nagorno-Karabakh durante il periodo sovietico

Col finire del 1920 la neonata Russia Sovietica occupò il Caucaso, riportando la regione sotto il controllo russo. La regione del Karabakh nel 1923 venne definitivamente assegnata da Stalin all’amministrazione azera, tuttavia, all’interno della regione venne creata una entità semi-autonoma chiamata Nagorno-Karabakh che comprendeva praticamente la quasi totalità della popolazione di etnia e cultura armena nella regione come compromesso finale per il problema che coinvolgeva Armenia ed Azerbaijan da ormai qualche anno.

La soluzione in realtà non fu in grado di soddisfare nessuna delle due parti e negli anni successivi l’amministrazione armena fece più volte richiesta al governo centrale sovietico per una revisione del problema, senza ottenere mai una risposta concreta. Durante questo periodo la dirigenza azera incoraggiò una politica di immigrazione della popolazione azera nel Nagorno-Karabakh con l’obiettivo di poter ottenere una maggioranza etnica all’interno della regione autonoma ed in futuro di poterla inglobare nell’area amministrata dall’Azerbaijan.

Questa politica portò la popolazione azera all’interno del Nagorno-Karabakh dal 6% del 1923 al 23% del 1989 ciò si rivelerà ovviamente un enorme problema al momento del collasso dell’Unione Sovietica. Fino a quel momento tuttavia, non ci furono violenze o gravi scontri tra armeni ed azeri, principalmente dovuto al fatto di essere due regioni dell’URSS.

Il collasso dell’URSS e lo scoppio del primo conflitto

Nel 1991 Armenia ed Azerbaijan dichiararono la propria indipendenza dall’Unione Sovietica e da quel momento in poi il destino del Nagorno-Karabakh sarà segnato da una lunga scia di sangue e violenza. Il 31 gennaio 1992 ebbe inizio la prima guerra del Nagorno-Karabakh. Le forze armate azere, decise a prendere il controllo della regione, iniziarono ad attaccare i villaggi montani lungo la strada che porta alla capitale del Nagorno, Stepanakert.

Le milizie armene dell’autoproclamata Repubblica dell’Artsakh (o Repubblica del Nagorno Karabakh) furono immediatamente rifornite di armi ed equipaggiamento dall’Armenia, si verificarono quasi subito episodi di pulizia etnica. Le forze armene che erano riuscite a prendere Xocalı, uno dei pochi bastioni azeri all’interno del Nagorno-Karabakh, uccisero tra i 200 ed i 600 civili, colpevoli esclusivamente di essere di etnia azera. Nel maggio 1992 gli armeni furono in grado di conquistare anche l’ultima roccaforte azera presente nel Nagorno, Shusha, grazie a questo evento la capitale dei filo-armeni Stepanakert non fu più sotto il raggio d’azione dell’artiglieria azera.

Il 18 maggio le forze armate del Nagorno inquadrate nel neonato Esercito di difesa del Nagorno riuscirono a collegare finalmente il loro territorio con quello dell’Armenia, rendendo ancora più facile il passaggio di aiuti dalla “madrepatria”. Il governo azero preso ormai dal panico ordinò alle forze armate di progettare ed attuare una poderosa offensiva in grado di mettere in ginocchio quella che loro consideravano semplicemente una regione separatista. Verso la metà di giugno 1992 le forze azere scatenarono la loro offensiva, i soldati di Baku ottengono buoni risultati, tanto che gli armeni pensano di far saltare la diga del bacino idrico di Sarsang per rallentare l’avanzata nemica. L’avanzata azera costa agli armeni l’importante centrale idroelettrica situata proprio nell’area del bacino idrico, la situazione per gli abitanti del Nagorno-Karabakh divenne così estremamente difficile.

Dopo un periodo di stallo, nel febbraio 1993 gli armeni furono in grado di sferrare una controffensiva che riuscì a restituire al Nagorno il bacino idrico di Sarsang con la sua importantissima centrale idroelettrica. Le forze armene riuscirono successivamente nel mese di aprile ad occupare il distretto di Kelbajar, regione che era rimasta isolata dall’Azerbaijan a seguito della controffensiva armena di febbraio. In estate la situazione degli azeri diventa ancora più complicata, le forze di Baku non riescono a contenere le varie offensive armene anche a causa di problemi politici all’interno delle stesse forze armate. Durante il resto del 1993 le milizie armene consolidarono tutte le loro posizioni nel nord ed infine decisero di rivolgere la loro attenzione a sud, per completare la liberazione dell’intera regione del Karabakh.

All’inizio del 1994 le forze azere tentarono nuovamente un’offensiva per ribaltare le sorti del conflitto ma ormai era troppo tardi. Il governo azero si rese quindi conto di dover ricorrere a trattative diplomatiche che culminarono con l’Accordo di Biškek che segnò la fine della Prima Guerra del Nagorno-Karabakh, trattandosi però di un cessate il fuoco e non di un vero e proprio trattato di pace la situazione non venne risolta in maniera definitiva. Gli armeni tuttavia, ne uscirono chiaramente vincitori, la Repubblica Armena del Nagorno Karabakh pur non essendo formalmente riconosciuta riuscì a sopravvivere alla guerra ed a sperare nella riunificazione con l’Armenia.

Dalla fine della guerra agli anni duemila

Questa guerra cambiò anche la composizione etnica del Karabakh, dopo il cessate il fuoco sempre più persone di etnia armena lasciarono le regioni azere circostanti per emigrare nel Nagorno ed allo stesso tempo gli azeri lasciarono in massa la regione per trasferirsi nel territorio controllato da Baku, ritenuto ovviamente più sicuro.

Tuttavia importanti minoranze resistono ancora oggi sia da una parte che dall’altra. Nel 2007 il consiglio dell’OSCE emanò una dichiarazione d’intenti con l’obiettivo di far raggiungere un trattato di pace alle due nazioni, tuttavia, nessuna delle due parti firmò la dichiarazione. Il piano elaborato dall’OSCE prevedeva il ritorno di alcune aree all’Azerbaijan, un corridoio per collegare il Nagorno-Karabakh all’Armenia e di porre il Nagorno sotto la protezione dell’ONU in attesa di una soluzione definitiva che potesse essere internazionalmente riconosciuta. Con la crescita economica e geopolitica dell’Azerbaijan culminata alla fine degli anni ’10 del 2000 l’Armenia tornò ad essere in una situazione di svantaggio nei confronti di quello che era ormai diventato un nemico storico.

Per l’opinione pubblica di entrambi le nazioni la questione del Nagorno-Karabakh è di importanza primaria, per gli armeni si tratta ovviamente di difendere e cercare di “portare a casa” dei fratelli, mentre per l’Azerbaijan la questione è di far rispettare la propria integrità territoriale. Per ovvi motivi quindi i governi di entrambe le nazioni sono sempre stati molto attenti alla questione ed è stata spesso e volentieri al centro delle campagne elettorali della politica dei due paesi.

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