“2034” è il romanzo della futura e ipotetica, sperando che rimanga tale, guerra mondiale tra Stati Uniti e Cina. Tra minacce di escalation nucleare, nuove e vecchie potenze, ambizioni e paure dei personaggi, il racconto di un nuovo riassetto dell’ordine globale passa per un’opera di fantasia che potrebbe non rimanere tale.
Il romanzo della prossima guerra mondiale
Nel libro-monito, gli autori Elliot Ackerman e James Stavridis, trovano un pretesto molto realistico per l’inizio della terza guerra mondiale. Nel Mar Cinese Meridionale, la Cina apre una crisi con gli Stati Uniti mentre l’Iran, complice, prende in ostaggio un giovane e ambizioso pilota americano. Le autorità a stelle e strisce, attraverso l’incalzante racconto degli autori, si sentono costretti a reagire per difendere l’egemonia degli Stati Uniti nel mondo e perché è quello che la popolazione che si riscopre unita nel non voler subire un’umiliazione, chiede a gran voce. Molti aspetti del libro ricalcano in pieno la nostra realtà geopolitica. Altri, molto meno.
L’attore americano nella prossima guerra mondiale
Il fattore umano degli Stati Uniti è colto con precisione ma anche con qualche dimenticanza e forse con qualche idealizzazione che paradossalmente, ci permette di capire qualcosa degli americani in maniera ancora più chiara. Traspare dalle azioni dei personaggi statunitensi raccontati nel romanzo il loro essere meticci, americani perché arrivati in quella terra vergine per riscattarsi, sposando gli ideali di ambizione, speranza, fiducia nel futuro e nel loro ruolo. Leali all’idea di America.
Questo tipico spirito americano, però, comincia ad adombrarsi di un’inquietante cappa di dubbio che il loro destino manifesto [1] non sia un disegno divino ma solo un’auto-narrazione compiacente per narcotizzarsi e andare avanti tra mille errori e contraddizioni. La tempesta americana [2] che si sta abbattendo sui cuori e le menti degli americani, nel libro, non è mai esplicitata se non per qualche breve scambio di battute e di dialoghi. Sembra quasi che gli autori l’abbiano voluta dissimulare, non credendoci fino in fondo.
Eppure, l’aver scritto questo romanzo rappresenta l’innata paura americana per l’apocalisse che trova le sue radici fin dalla fondazione della prima colonia inglese in Nord America nel 1587 a Roanoke, quando l’insediamento di centoquindici persone scomparve nel nulla, spazzato via da qualcuno o qualcosa di cui non si seppe mai nulla. E da quel momento, questa paura atavica ritorna ciclicamente nei grandi eventi che scandiscono la storia americana: la Great Depression del 1929, l’attacco a Pearl Harbour e l’11 settembre.
Ackerman e Stavridis hanno provato a metterne un’altra nero su bianco e con una data ben precisa: 2034, raccontando una guerra mondiale capace di segnare per sempre l’egemonia americana sul pianeta, vera e propria apocalisse dell’idea di America. Di nuovo, quasi a smentirsi e a tradire quel nocciolo duro di fiducia nel futuro, gli autori lasciano intendere che in fondo in fondo, l’idea d’America è impossibile da uccidere e seppellire.
L’attore cinese nella prossima guerra mondiale
In quanto all’altro grande rivale, invece? La Cina, il paese che si contende il titolo d’egemone mondiale, rimane particolarmente inaccessibile alla coscienza americana. Nel romanzo, viene designato un personaggio principale per ogni paese coinvolto nelle vicende principali. Alla Cina è dedicato un personaggio, anch’egli meticcio, a metà tra America e Cina ma che lavora fedelmente per le autorità cinesi.
Della Cina traspare la crudeltà nelle sue gerarchie interne e l’ambizione nella sua proiezione globale di ribaltamento dell’ordine mondiale, però, sembra che gli autori fatichino a cavarne qualcos’altro da questo paese, mancando di coglierne la vera profondità filosofica e psicologica di questa collettività e tradendo così, inevitabilmente, il loro punto di vista americano in tutto e per tutto: non saper cogliere l’essenza profonda degli altri popoli.
Gli altri attori della prossima guerra mondiale
All’Iran e alla Russia sono affidati ruoli geopolitici verosimili, se non fosse che il corso degli eventi geopolitici, nel mondo reale, ha preso una piega inaspettata e imprevista dal libro. Già a pochi mesi dalla pubblicazione, la Russia si era ritagliata un ruolo ben diverso. Se nel romanzo il Cremlino approfitta della crisi dell’ordine mondiale in maniera parassitaria per strappare alla Polonia il corridoio di Suwalki ed estendere con discrezione la sua influenza in aeree di sui interesse strategico, nella realtà gli eventi sono andati diversamente già dai primi mesi del 2022 con l’invasione dell’Ucraina, mostrando una Russia molto più audace.
Ma in questa romanzata e distopica guerra mondiale, l’Europa? Non è neppure menzionata. Che fine farebbe l’Europa se l’egemonia americana nel mondo dovesse venire meno? Quale sarebbe il destino dell’Unione Europea? Quale sarebbe la sua reazione al revisionismo espansionistico russo? Sono domande a cui il romanzo non solo non risponde, ma non considera nemmeno nel proprio orizzonte degli eventi.
Del resto, anche la guerra d’Ucraina offre un esempio di come l’Europa fatichi a trovare in sé una reazione coerente e decisa, se non sotto la guida americana. E forse, questo romanzo, oltre a lanciare un monito attraverso quello che narra, ne lancia uno anche attraverso quello che non racconta. L’Europa non menzionata nel libro trova nella realtà un’altrettanta inconsistenza.
Infine, l’India. La potenza in ascesa, nell’opera di Ackerman e Stavridis, sorprende. Non tanto per il suo ruolo super partes di ponte tra oriente e occidente, un ruolo che cerca di ritagliarsi fin dalla guerra fredda e che prosegue non senza qualche difficoltà anche negli anni della guerra in Ucraina. Sorprende, più che altro, per le capacità eccessive che raggiunge nel 2034, poco verosimili considerando l’attuale sviluppo degli indiani.[3]
Ma anche questo, finisce forse per dirci qualcosa sugli americani. Se devono immaginare cosa viene dopo la fine della loro egemonia, non riescono a formulare nulla di concreto, di realistico.
[1]Il concetto secondo il quale l’espansionismo americano e la sua egemonia sia un progetto divino al quale gli americani sono destinati, per diffondere la civiltà e i valori nel mondo. Se ne può avere un’idea attraverso varie letture come Anders Stephanson, Destino manifesto, l’espansionismo americano e l’impero del Bene, Feltrinelli, Milano, 2004
[2] Ci si riferisce qui all’attuale crisi interna americana, se ne è parlato in alcuni testi di cui se ne segnalano alcuni esempi. George Friedman, The Storm Before the Calm: America’s Discord, the Crisis of the 2020s, and the Triumph Beyond, Doubledey, New York, 2020 ; Ma anche sui numeri di Limes, Tempesta sull’America, 11/2020 e America?, 11/2022
[3] canale youtube di Parabellum, Live #149 ⁍ Guerra Russo-Ucraina – India il Gigante “Silenzioso” con Marco Bussi & Amedeo Maddaluno, 12 gennaio 2023, reperibile al link: https://www.youtube.com/watch?v=-iLolL9Uy3g ; ma anche Lorenzo Di Muro, L’India sarà unita dall’alta tecnologia o resterà mosaico, in Limes, rivista italiana di geopolitica, numero 12/2022
Una risposta
Bellissimo pezzo
Bravissimoooooo