Cobasna: una bomba nel cuore dell’Europa

La storia contemporanea della Moldavia vede – all’interno del recente contesto geopolitico europeo – la nascita della “Moldovia” con al suo interno la autoproclamata, seppur priva di alcun riconoscimento internazionale, Repubblica Popolare di Transnistria: un territorio, meta di youtuber e travel blogger di mezzo mondo che ne hanno dato popolarità a una regione altrimenti raramente oggetto di studio e/o interesse.

La Transnistria è oggi presidiata da circa 7500 soldati “nazionali” e da 1500 peace-keeper russi, eredità dell’URSS risalente ai primissimi anni ’90: “caschi blu” destinati al controllo, direttamente operato da Mosca, del magazzino militare (ex-sovietico) più grande all’esterno dei confini dell’attuale Federazione Russa. La cittadina di Cobasna fu scelta come sede del magazzino: una struttura rilevante, suddivisa in tre maggiori palazzine per un totale di 20.000 tonnellate di esplosivo. Essere la zono più vicina all’ Ucraina della Transnistria ha favorito la scelta di Cobasna, specie in virtù del fatto che all’epoca tutte le infrastrutture civili moldave (gas, acqua, elettricità) erano alimentate dalla Russia tramite le varie pipeline (condotte) ex sovietiche che attraversano il territorio ucraino. In aggiunta, all’epoca il “nemico percepito” era Chisinau e non Kyiv.

L’ immenso valore dell’arsenale lo pone da tempo al centro degli interessi dell’est-Europa, i cui Paesi hanno ereditato importanti forniture ex-Patto di Varsavia: la compatibilità con le munizioni transnistriane ne avrebbe infatti permesso un approvvigionamento pressoché infinito ed a “costo zero”. L’odierna Ucraina, in guerra con la Federazione Russa, soffre un importante shortage (carenza) di munizioni fornite dai paesi alleati; il Paese non nega di guardare con profondo interesse al deposito, le cui risorse contribuirebbero al riequilibrio della capacità di fuoco al momento espressa dalla Russia che nel frattempo si è avvalsa di sostanziosi aiuti da Paesi quali Iran e Korea del Nord.

Il valore e la spendibilità attuali delle munizioni stivate nel magazzino è oggetto di studi e valutazioni: secondo alcuni analisti, dovrebbero già essere in gran parte scadute, perdendo in tal modo ogni valore bellico al di là della mera esplosione. Sin dal 1995 i russi, secondo le parole del generale Lebed in una intervista dell’epoca alla TV di Stato Russia1, valutano l’ipotesi di far deflagrare l’intero magazzino qualora la situazione della regione degenerasse o non fosse possibile mantenerne il controllo de-facto. Una notizia peraltro riconfermata a febbraio 2023 a seguito di una dichiarazione ufficiale dell’Ispettorato per gli Armamenti del Ministero della Difesa Moldavo.

Ma cosa significherebbe una esplosione paragonabile – in termini di equivalente TNT – a quelle di Hiroshima o Nagasaki, il tutto a due passi da Romania e dalla città di Odessa?

Le esplosioni atomiche ottimizzano il proprio effetto distruttivo deflagrando ad una determinata quota sul livello del suolo, mentre, nel caso di Cobasna, la deflagrazione sarebbe a terra. Per fare un confronto, il giornale “The War Zone” ha analizzato la distruzione di due magazzini di epoca sovietica sul territorio ucraino nel 2023: l’evento, nei pressi della cittadina di Khmelnitsky, ha dato vita ad una palla di fuoco definita “gigantesca” da parte degli abitanti dell’area,  ed è stata evidenziata la distruzione di diverse costruzioni, al posto della quali son rimasti 8 crateri, ciascuno largo svariate decine di metri.

Cobasna ospita una serie di magazzini considerevolmente più grandi dei casi in esame. Il deposito è tornato di attualità a seguito della tragica esplosione dei silos nel porto di Beirut del 4 agosto 2020: nell’incidente esplosero ben 2750 tonnellate di nitrato d’ammonio. Si è stimato che l’esplosione fosse equivalente a 1200 tonnellate di TNT, ovvero solo un decimo circa di quanto ipotizzabile sia stivato nel deposito in Transnistria.

Nel 2005, l’Accademia della Scienza Moldava ha attuato una simulazione di esplosione con i dati noti all’epoca; ad oggi sono trascorsi più di 20 anni dall’ultima visita al sito da parte di ispettori qualificati. Il resoconto della simulazione è spaventoso:

nel raggio di mezzo chilometro la distruzione sarebbe totale e comporterebbe il danneggiamento irreversibile di edifici fino ad una distanza di 1,5 km; oltre i 2 km i soggetti esposti perderebbero irrimediabilmente l’udito a causa dell’onda d’urto e le costruzioni riporterebbero segni dell’esplosione fino a una distanza di 9 km; la rottura delle finestre interesserebbe un’area estesa fino a 20 km dal sito e l’esplosione sarebbe nettamente avvertita dalla popolazione entro i 100 km dall’epicentro.

6 risposte

  1. Nella resoconto della simulazione penso che ci sia un errore:
    “oltre i 2 km i soggetti esposti perderebbero irrimediabilmente a causa dell’onda d’urto e le costruzioni riporterebbero segni dell’esplosione fino a una distanza di 9 km; “

  2. Ciao, scrivo anch’io in qualità di correttore di bozze 🙂
    secondo comma penultimo rigo: …pipeline (condotte) ex sovietiche che attraverso (attraversano) il territorio ucraino.

    Buon lavoro, saluti.
    Nicola

  3. Ciao ragazzi,
    Nelle live Mirko ha piu volte ribadito il fatto che la Moldavia abbia minato gli aeroporti come benvenuto ad un eventuale (improbabile) sbarco russo.
    Ho cercato su internet l’info, ma non riesco a trovare materiale su questo argomento: potreste cortesemente indicarmi una fonte dove possa approfondire?
    Cordialmemte
    Paolo

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