Hayat Tahrir al Sham (HTS): gruppo erede dell’Isis o combattenti per la libertà?

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Identikit del gruppo

Hayat Tahrir al Sham (HTS), il gruppo ribelle islamista che ha recentemente assunto il controllo della città di Aleppo, è diventato uno dei principali attori nel complesso scenario della guerra civile siriana. HTS ha attraversato varie fasi di evoluzione: iniziando con una stretta collaborazione con Abu Bakr al Baghdadi, Capo dello Stato Islamico, seguendo poi un periodo di alleanza con al Qaida, ed arrivando ad un’adozione di politiche più moderate che hanno segnato un cambiamento significativo nella loro strategia.

Attualmente, HTS è riconosciuto come il gruppo militare più potente tra quelli che ancora sfidano il governo di Bashar al Assad, distinguendosi come l’unica forza capace di confrontarsi direttamente con gli alleati del presidente siriano, in particolare l’Iran e la Russia.

Le origini: Jabhat al Nusra

Nato con il nome di Jabhat al Nusra alla fine del 2011, durante l’onda delle rivolte delle primavere arabe, il gruppo ha giocato un ruolo cruciale nei primi anni della resistenza contro Assad. In quel periodo fungeva essenzialmente da estensione dello Stato Islamico, ricevendo sostegno finanziario e supporto in termini di personale, che ne hanno rafforzato la capacità combattiva.

Jabhat al Nusra veniva riconosciuto come uno dei gruppi di opposizione più competenti sul campo di battaglia e più estremisti nell’ambito della resistenza. Durante le prime fasi della rivoluzione siriana le forze di opposizione erano prevalentemente composte da gruppi laici e di massa, che aspiravano a rovesciare Assad per instaurare un governo democratico. Diversamente, Jabhat al Nusra mirava all’istituzione di uno stato governato da una rigida interpretazione della sharia.

La bandiera del gruppo Jabhat al Nusra

In una guerra civile marcata da una violenza estrema, il gruppo portò avanti attacchi terroristici che non risparmiarono la popolazione civile e si macchiò di esecuzioni sommarie e torture nei confronti dei prigionieri.

Nel periodo di massimo potere, Jabhat al Nusra riuscì a prendere il controllo di estese aree nel nord-ovest della Siria, tra cui le città chiave di Aleppo ed Idlib. Nel 2012, venne etichettato come organizzazione terroristica dagli Stati Uniti.

L’annessione con l’ISIS

Nel 2013, in seguito a varie vittorie militari, Abu Bakr al Baghdadi, Capo dello Stato Islamico, ha deciso di manifestare pubblicamente la propria identità e di proporre l’unificazione di Jabhat al Nusra sotto il suo comando. Tuttavia, una componente di Jabhat al Nusra, guidata da Abu Mohammad al Jolani, ha rifiutato di accettare questa integrazione, mantenendo la sua lealtà ad al Qaida. Questa divisione ha portato a scontri armati ripetuti tra lo Stato Islamico ed i membri scissionisti di Jabhat al Nusra negli anni successivi.

La bandiera dell’ISIS

Nel 2016, al Jolani ha annunciato un cambio di nome per Jabhat al Nusra, che è diventata Jabhat Fatah al Sham. L’anno successivo, nel 2017, l’organizzazione ha rotto definitivamente i legami con al Qaida e ha adottato la denominazione di Hayat Tahrir al Sham (HTS).

La “fine” dell’ISIS

Questi eventi si sono svolti in un contesto di profonde trasformazioni militari e politiche in Siria. Lo Stato Islamico, un tempo in forte espansione, ha iniziato ad essere messo sotto pressione da una coalizione internazionale e locale capitanata dagli USA, perdendo infine il controllo di tutti i suoi territori nel 2019. Contemporaneamente, il governo di Bashar al Assad, con il sostegno di Iran, Hezbollah e Russia, ha rafforzato la sua presa sul potere, neutralizzando la maggior parte delle opposizioni laiche e secolari.

Il nome del gruppo e la nuova strategia

Il gruppo Jabhat al Nusra si trovava in una posizione precaria, essendo bersagliato sia dagli Stati Uniti, che lo identificavano come un’organizzazione terroristica, sia dalla Russia, che lo considerava parte dell’opposizione al suo alleato, Bashar al Assad. A seguito di questa pressione crescente, il leader del gruppo, al Jolani, prese la decisione di cambiare il nome dell’organizzazione in Hay’at Tahrir al-Sham (HTS) e di adottare una strategia rivolta unicamente alla Siria. Questa nuova direzione includeva il distacco formale da al Qaida e l’abbandono degli obiettivi di jihad a livello internazionale.

La bandiera del Hay’at Tahrir al-Sham

Con la presa di Aleppo da parte delle forze di Assad alla fine del 2016, HTS si impegnò a consolidare la propria influenza nella regione di Idlib, che rimaneva sotto il suo controllo. Il gruppo cercò di affermarsi come un’entità governativa seria e capace nella gestione del territorio.

Nel 2017, HTS istituì ad Idlib il governo di Salvezza nazionale, responsabile dell’unificazione delle funzioni amministrative della regione, dalla riscossione delle tasse alla gestione dell’istruzione e della sanità. Questo governo disponeva di un primo ministro e di un consiglio legislativo ma, nonostante la struttura di governo, Abu Mohammad al Jolani manteneva un ruolo centrale ed influente.

A partire dal 2020, il gruppo HTS ha intrapreso una significativa trasformazione politica ed ideologica, evidenziando una chiara moderazione nelle sue pratiche. La forza di polizia del gruppo ha diminuito le detenzioni basate su infrangimenti delle leggi islamiche, come ad esempio il non rispetto da parte delle donne delle stringenti norme vestimentarie. HTS ha anche permesso la riapertura delle Chiese cristiane e ha espresso un impegno verso la tolleranza delle diverse confessioni religiose.

Un evidente segnale di questo mutamento è stato dato dalla trasformazione nell’immagine pubblica di al Jolani, il quale si è presentato per la prima volta in abiti civili, con camicia e giacca sportiva, durante l’apertura di un mercato ad Idlib nel dicembre del 2021. Questa scelta ha marcato un decisivo allontanamento dalla sua precedente immagine in divisa militare, consolidando la sua nuova figura di leader politico secolare.

In parallelo, HTS ha cercato di normalizzare i suoi rapporti diplomatici, instaurando collegamenti con attori regionali significativi, inclusa la Turchia, che mantiene una presenza influente nel nord della Siria e con i gruppi curdi che controllano aree del nord-est del paese. Questi sforzi rappresentano un tentativo di HTS di ridisegnare la propria immagine a livello internazionale e di stabilire una posizione di maggior legittimità nella politica regionale.

La controversa natura del gruppo

In un articolo del Washington Post (02/01/2022, “L’ex affiliato di Al Qaeda in Siria cerca di ammorbidire il suo marchio”) ci si interroga sull’autenticità della recente moderazione mostrata da HTS, suggerendo che potrebbe trattarsi di una strategia per migliorare la sua immagine internazionale. Malgrado questa apparente apertura, HTS continua ad essere un’organizzazione islamista con un’ideologia rigida ed una ferma aderenza alla sharia.

Al contempo, in risposta alle sue ultime vittorie militari, HTS sta cercando di affermarsi come un interlocutore istituzionale credibile. L’organizzazione, tramite il suo governo di Salvezza nazionale, ha avviato importanti iniziative diplomatiche: ha, per esempio, inviato un messaggio formale alla Russia, che supporta Assad e conduce operazioni militari ad Aleppo, esprimendo la volontà di HTS di non essere ostile verso il governo russo e di instaurare rapporti amichevoli, a patto che la Russia si distacchi da Assad.

Inoltre, in un altro comunicato, HTS si impegna a rispettare e proteggere le minoranze religiose, inclusi gli sciiti di Aleppo, assicurando anche la protezione delle loro proprietà.


Riferimenti bibliografici:

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