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Spie, commissari, ispettori ed esattori delle tasse, un nervo fondamentale dell’Impero
Introduzione
L’impero persiano achemenide, conosciuto anche col nome di primo impero persiano (550 a.C. – 330 a.C.) fu una potenza che riuscì ad espandersi in maniera esponenziale a livello geografico, dall’India fino alla Grecia, passando pure per l’Egitto (conquistato nel 525 a.C.) in poco meno di 70 anni.
Per controllare un impero così vasto e così variegato a livello culturale, sociale, etnico e religioso, si presentò il bisogno di suddividere questo enorme territorio in una serie di regioni suddivise tramite una precisa divisione etnica e culturale, in modo da poter gestire al meglio le popolazioni incluse (e non sottomesse, essendo che i persiani avevano abolito ogni forma di schiavitù) all’interno dell’Impero.
Per questo, il terzo Gran Re Persiano, Dario I (550 a.C. – 486 a.C.) decise di prendere un’idea che era già stata sviluppata da uno dei popoli che era stato conquistato dal primo Re dei Re, Ciro II (590 a.C. – 530 a.C.), ovvero i Medi, coloro che un tempo erano i governatori della Persia.
Il sistema delle Satrapie
Dario utilizzò il metodo denominato delle Satrapie, venti macroregioni, le quali ognuna di esse sarebbe stata amministrata da un Satrapo, i quali di solito erano appartenenti alla stirpe reale regnante persiana, avevano spesso sotto di essi i nobili delle etnie che erano state sconfitte in battaglia o si erano arrese al potere centrale, in modo da poter dare un senso di continuità con i precedenti regnanti (i quali continuavano ad avere ruoli importantissimi) e poter tenere sotto controllo la popolazione locale.
Le Satrapie erano molto diverse tra di loro, rispettando in tutto e per tutto la cultura e le credenze religiose dei popoli che ci abitavano, accettando anche le altre culture (ciò rappresentava uno degli aspetti più interessanti dello zoroastrismo, una religione che ha sempre fatto dell’inclusione uno dei suoi cavalli di battaglia), diminuendo ancora di più le possibilità di rivolta
Ma questo, logicamente, non poteva bastare ad un impero talmente vasto, per questo a partire (probabilmente) dal regno del già citato Dario I, ecco nascere un corpo di uomini che avrebbero avuto un ruolo sia da spie che da ispettori che commissari politici.
Era nato l’ordine degli Spasaka, conosciuti ai più come occhi e orecchie del Re.
Scelti tra gli uomini più fedeli allo stesso Shah, il quale gli sceglieva personalmente e rispondevano solo a lui, questo uomini, spesso persone esterne ai giochi di potere di corte e di origine non persiana, venivano inviati nella satrapia che meglio di tutte conoscevano, spesso quella autoctona, dove, con un mandato reale, avrebbero dovuto sorvegliare i satrapi, controllando che pagassero le tasse ,che mantenessero la calma e l’ordine nei loro domini e che rimanessero fedeli al potere centrale, un dovere che molto spesso, i satrapi delle regioni più esterne tendevano a dimenticare, provocando ribellioni che, regolarmente, venivano soppresse in maniera violenta e rapida dagli eserciti imperiali, spesso perché i satrapi ribelli si ritrovavano con la gola recisa nel sonno o con una dose letale di veleno nelle loro pietanze, il metodo preferito di uccisione da parte dei Spasaka.
Molte volte si presentavano in incognito, senza mostrare il loro vero status, in modo da poter entrare nelle corti dei satrapi senza destare alcun sospetto, continuando a comunicare direttamente col loro signore.
Curioso il loro modo di agire quando si svelavano ai satrapi, tramite una serie di comportamenti rituali che ci racconta il commediografo Aristofane, la quale, logicamente, potrebbe essere chiaramente un’invenzione di questo straordinario artista, ma merita di essere presentata.
Lo Spasaka si sarebbe presentato al satrapo con una maschera che copriva del tutto il volto, la quale sarebbe stata del tutto priva di dettagli, se non fosse stato per un grande occhio centrale al centro di essa.
Senofonte, durante la campagna dei Diecimila di Ciro il Giovane (401 a.C. – 399 a.C.) nella sua Anabasi, ci racconta di come gli Spasaka facessero da supervisori ai satrapi che dirigevano gli eserciti di entrambe le fazioni, quella del sopracitato Ciro e quella di suo fratello maggiore, Artaserse II
Prima della disastrosa battaglia del Granico (334 a.C.) uno Spasaka stanziato in Lidia diede la notizia al Re dei Re Dario III (380 a.C. – 330 a.C.) che il Satrapo Spitridate avrebbe mosso guerra ad Alessandro Magno (356 a.C. – 323 a.C.) insieme ad altri Satrapi dell’Anatolia, per mettersi in mostra… azione che gli costò un braccio e la vita nella battaglia, per opera dell’eccelso generale macedone Clito detto il Nero (375 a.C. – 328 a.C.). In virtù di questo, Dario molto probabilmente sacrificò apposta Spitridate, in modo che fosse da esempio per gli altri signori delle Satrapie.
Gli Spasaka e la loro eredità
Il sistema delle Orecchie e degli Occhi del Re fu un sistema così buono ed efficiente che parole di apprezzamento vennero addirittura dai peggiori nemici dei Persiani, i Greci.
Il celebre filosofo Aristotele nel suo “Sul Cosmo per Alessandro” scrisse che:
“I Re persiani, invisibili a tutti, vivevano nei palazzi di Susa o Ecbatana, dentro a meravigliosi palazzi […] Al di fuori, straordinari uomini mettevano in riga i leader e gli uomini più eminenti […] li chiamavano “Sentinelle” o “Coloro che ascoltano e osservano […] essi potevano vedere e sentire tutto”
Inoltre, con la fondazione della Lega Delio Attica (477 a.C. – 404 a.C.), gli ateniesi decisero di comporre un loro corpo di commissari, rifacendosi all’efficienza degli Spasaka, i quali sarebbero stati chiamati Episkopos, i quali però, avevano una differenza sostanziale rispetto alla loro controparte persiana.
Mentre gli uomini del Re erano stanziati in un’unica satrapia, gli Episkopos venivano inviati in ogni luogo della Lega dove servisse la loro presenza.
Il corpo degli Episkopos, alla fine, verrà sfaldata e ostracizzato subito dopo la Guerra del Peloponneso, visto che Sparta non continuerà ad utilizzarli.
Il corpo degli Spasaka verrà poi utilizzato anche dai Seleucidi, ovvero i macedoni che dopo la battaglia di Gaugamela (330 a.C.) occuperanno tutta la Persia e dagli imperi successori agli Achemenidi, ovvero gli Arsacidi (i Parti) e i Sasanidi, continuando ad avere i tipici ruoli che gli avevano contraddistinti dal periodo Achemenide, anche se, a rigor di logica (e per ipotesi stessa del sottoscritto) c’è la possibilità che , vista la struttura decentralizzata dell’Impero Arsacide, i loro poteri fossero stati diminuiti, in modo da poter dar la maggior libertà possibile ai satrapi, libertà che sicuramente venne tolta quando salirono al potere gli uomini della dinastia di Ardashir (180 d.C. – 240 d.C.) che crearono uno stato fortemente centralizzato e tendente al controllo sociale, politico ed economico di ognuna delle satrapie .
Tutto ciò continuò fino alla conseguente fine della Persia Zoroastriana per mano della potenza araba nel 651 d.C.
Suggerimenti di lettura
Per concludere, consiglio la lettura di uno dei libri che ho inserito nella bibliografia: ovvero il capolavoro del Professor Federico Arborio Mella: “L’Impero Persiano, da Ciro il Grande alla Conquista Araba”, un libro che permette di comprendere quanto complessa ed affascinante fosse la società achemenide. Inoltre, vi consiglio il libro “Greek Hoplite vs Persian Warrior: 499 – 479 BC” di Chris McNab, in cui si parla delle differenze tra le armate achemenidi e quelle greco/elleniche.
Bibliografia:
- The American Journal of Philology Vol. 98, No. 3 (Autumn, 1977), pp. 252-263
- Senofonte. L’Anabasi
- Murray Dahm. All About History: the greatest battle
- Erodoto. Storie (Terzo e quarto volume)
- Aristofane. Gli Acarnesi
- Federico Arborio Mella. L’Impero Persiano
- Aristotele. Sul Cosmo per Alessandro
- https://www.livius.org/articles/concept/eye-of-the-king/