Le organizzazioni guerrigliere che fanno parte dell’Asse della resistenza condividono il creatore, che è l’Iran, i nemici, che sono Israele e Stati Uniti, e l’adesione a un credo, che è il bitcoinismo.
Ḥamās, Ḥizb Allāh e al-Ḥūthiyyūn sono i tre proxy iraniani che stanno protagonizzando la grande guerra nella e per la Terra promessa. Ḥamās è il responsabile di quell’alluvione di al-Aqṣā che doveva allagare Israele, ma che ha inondato la Striscia di Gaza. Ḥizb Allāh è un cane che morde, anche se dorme con un occhio chiuso dal lontano 2006. Gli al-Ḥūthiyyūn sono i pirati dello Yemen che, dopo aver sconfitto i sauditi, hanno messo in ginocchio la globalizzazione. L’Iran è il loro creatore, un padre padrone al quale a volte non rispondono, ma che sempre rispettano. L’Asse della resistenza è la loro famiglia. Le criptovalute sono la loro moneta.
La peggiore guerra israelo-palestinese della storia, che all’alba dei sei mesi ha provocato più di trentamila morti, non sarebbe stata possibile se Ḥamās non si fosse immerso nel criptoverso dopo il breve ma intenso scontro con l’IDF del maggio-giugno 2021. Lo spettro della bancarotta gravitava attorno a questo erede indesiderato dell’OLP, perché bucare lo scudo di Iron Dome gli era costato lo svuotamento dell’arsenale missilistico, e papà Iran poteva essere d’aiuto fino a un certo punto. Le criptovalute gli hanno salvato la vita, permettendo che la sanguinosa sorpresa d’ottobre avesse luogo.
Nel dopoguerra, e fino alla prima metà del 2023, Ḥamās e il suo partner in crime preferito, il Movimento per il Jihād islamico in Palestina, avevano raccolto più di centocinquanta milioni di dollari nel criptoverso. Anche se, a onor del vero, va evidenziato che questa è la cifra di cui le principali agenzie di blockchain intelligence, come Chainalysis ed Elliptic, hanno trovato traccia. La maggior parte del denaro, complici i passaggi attraverso le nebulose piazze di scambio russe, come Garantex, e lo stabilimento di piazze di scambio casarecce in quel di Gaza City, tra cui Gaza Now, è andata perduta – per sempre – nella grande ragnatela delle blockchain.
Il denaro raccolto nel criptoverso era stato utilizzato da Ḥamās per rimpinguare il proprio arsenale rivolgendosi a canali non convenzionali, date le difficoltà a rifornirsi dal complesso militare-industriale iraniano a causa del pressing israelo-egiziano sui tunnel per il contrabbando che circondano la Striscia di Gaza. Quei canali non convenzionali erano i trafficanti di armi del segmento russo del web oscuro, in particolare del darknet market illegale Hydra, dai quali Ḥamās aveva reperito di tutto: dai lanciarazzi nordcoreani ai missili a spalla cinesi.
Mentre Ḥamās e Movimento per il Jihād islamico in Palestina preparavano la loro guerra nel criptoverso col fiato sul collo del Mossad, che solo nel 2023 aveva sequestrato quasi cento milioni di dollari dai loro wallet, Ḥizb Allāh trascorreva il dormiveglia a investire e lavare denaro nella blockchain di Tron, a speculare con le shitcoin e a prendersi cura delle crypto dei due cugini palestinesi quando richiesto. Gli al-Ḥūthiyyūn, nel frattempo, superavano per ambizione i parenti dell’Asse della resistenza provando a popolarizzare una propria CBDC: l’E-Rial. Tutti pazzi per le criptovalute, rifugio degli affamati e dei sanzionati.
La storia sconosciuta dello sbarco dell’Asse della resistenza nel criptoverso è prova ulteriore del fatto che il conio dei cypherpunk è qui per restare e per fare la differenza – nell’economia, nella finanza, nella politica, nel terrorismo e nelle guerre. Le criptovalute hanno dato linfa vitale all’Ucraina nelle prime settimane dell’invasione russa, sono la moneta dell’impero sommerso nel web oscuro del Cremlino, sono il principale bottino dei cyber-crimini della Corea del Nord, sono l’alternativa alle banche dei kāfir per i terroristi islamisti e sono il segreto della resistenza dell’Asse della resistenza.
Il criptoverso è un nuovo dominio in cui si stanno scontrando stati e anti-stati, un altro campo di battaglia della guerra mondiale in corso tra le grandi potenze. Qui non valgono le regole del mondo esterno e della finanza tradizionale, ma quelle del nascondino: vince il più bravo (e il più veloce) a cancellare le proprie orme. E se si è abili abbastanza, Ḥamās lo ha dimostrato, da qui si può prendere alla sprovvista chi è intento a contare.