La via energetica dell’Italia

La guerra tra Russia e Ucraina è stata sicuramente l’evento geopolitico più importante dell’ultimo anno, se non addirittura degli ultimi decenni. Questo conflitto, ancora in fase di svolgimento, ha avuto e avrà molte conseguenze, dal punto di vista militare, politico, sociale ma anche per la produzione energetica.

Proprio quest’ultimo ambito è quello che riguarda maggiormente lo Stato italiano e la vita, quotidiana e non, dei suoi cittadini. Non è un segreto il fatto che il nostro Paese negli ultimi anni abbia importato dalla Russia più del 60 percento del suo fabbisogno annuale di gas[1].

Stante la scarsità di materie prime in Italia, sia il governo Draghi che quello Meloni hanno dovuto riadattarsi per attivare nuove fonti di approvvigionamento.

La ricerca energetica italiana dopo il 24 febbraio

La prima mossa in questo senso è stata fatta già a fine marzo 2022, quando l’allora ministro degli esteri Luigi di Maio volò in Azerbaigian per discutere con il ministro dell’energia azero Shakhbazov un aumento delle forniture di gas verso il nostro Paese. Il governo di Baku, già fornitore di circa 7 miliardi di metri cubi di gas l’anno attraverso il gasdotto TAP, promise un aumento del 35 percento, da attuarsi entro l’anno successivo.[2]

La seconda mossa è stata quella di potenziare i rapporti diplomatici ed energetici con l’Algeria, le cui forniture di gas sono, o per meglio dire sono state, seconde nel nostro Paese solo a quelle dell’azienda russa Gazprom[3]. Il governo Draghi aveva infatti negoziato con il presidente algerino Tebboune un aumento delle forniture di gas, da 10 a 30 miliardi di metri cubi, da consegnarsi attraverso il gasdotto Transmed, che collega i due Stati passando per la Tunisia[4].

A evidenziare l’importanza che il gas algerino possiede per l’Italia abbiamo la visita nel Paese arabo da parte del nuovo premier Meloni, nel mese di gennaio appena trascorso. Degna di nota è stata la visita dell’entourage italiano, comprendente anche l’AD di Eni Claudio Descalzi, ai giardini dedicati all’imprenditore Enrico Mattei, il cui sogno, nemmeno troppo segreto, era quello di contrastare l’egemonia energetica delle aziende petrolifere angloamericane.

I rapporti con gli altri Paesi

La collaborazione tra Italia e Algeria dovrebbe poi espandersi anche nel campo delle energie rinnovabili, tramite investimenti italiani direttamente sul territorio nordafricano. Secondo Meloni, questi interventi avrebbero lo scopo di migliorare le condizioni di vita della popolazione, favorendo al tempo stesso una riduzione dei flussi migratori illegali verso il nostro Paese[5].

Ma non è tutto rose e fiori. Sia l’Azerbaigian che l’Algeria infatti, si configurano come regimi dalle forti caratteristiche autoritarie, in cui i diritti umani spesso non sono rispettati. Basti pensare come solo nel 2020 il governo azero, retto dal presidente-padrone Ilham Aliyev, abbia approvato con la scusa del coronavirus una serie di leggi volte a limitare l’attività di giornalisti e intellettuali non associati con il regime[6].

Come se ciò non bastasse, anche la situazione geopolitica di questi due Paesi è molto complessa. L’Azerbaigian è de facto coinvolto in un conflitto militare con la confinante Armenia fin dal 1992 per il possesso della regione separatista del Nagorno-Karabakh, di lingua e cultura in buona parte armena[7]. Nei mesi di ottobre e novembre 2020, in piena pandemia, il confronto armato ha raggiunto un nuovo apice, con l’esercito azero che, in una campagna militare tanto breve quanto efficace, ha sconfitto i separatisti armeni, di fatto riconquistando buona parte del territorio separatista.

Come si suole dire, se Atene piange, Sparta non ride. Anche l’Algeria infatti ha grossi problemi con il vicino Marocco: il governo di Tebboune sostiene infatti il Fronte Polisario, organizzazione politico-militare che si batte da decenni per l’indipendenza del Sahara Occidentale dal governo di Rabat[8]

In aggiunta, il governo algerino è quello più favorevole politicamente alla Russia di Vladimir Putin, con la quale recentemente sono stati firmati contratti riguardanti mezzi e armamenti per un valore di oltre 7 miliardi di euro[9]. La collaborazione economica e militare tra Russia e Algeria è di vecchia data, e risale almeno agli anni 1970 del secolo scorso.

Gianmarco Cola


[1] Fonte: ilsole24ore, articolo di Sara Deganello del 21 gennaio 2023

[2] Open Online, articolo del 2 aprile 2022.

[3] Wired, articolo di Bojan Zeric del 10/07/2022

[4] Geopop, articolo del 07/03/2022

[5] Il Posto, articolo del 23/01/2023

[6] Osservatoriodiritti, articolo del 10/06/2020

[7] DifesaOnline, articolo di Andrea Gaspardo del 20/07/2020

[8] InsideOver, articolo di Mauro Indelicato del 01/02/2022

[9] Formiche.net, articolo di Emanuele Rossi del 15/01/2023

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