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Tra l’autunno del 1910 e l’estate del ’16, in Messico scoppiò una violenta rivoluzione. Alla fine del ’15, il governo di Venustiano Carranza riuscì a stabilizzare il Paese e gli Stati Uniti lo avevano riconosciuto come governo legittimo, ma il rivoluzionario “Pancho” Villa tentò di provocare una guerra tra i due Paesi con numerosi incidenti di frontiera.
Il colpo di stato del generale Huerta nel 1913, segnò l’inizio di uno dei periodi più complessi nella storia delle relazioni tra il Messico e gli Stati Uniti. Il presidente americano Wilson rifiutò di riconoscere il nuovo governo e appoggiò, politicamente e finanziariamente, l’azione dei suoi principali rivali: Venustiano Carranza e Francisco Villa detto “Pancho”. Il 20 agosto 1914 Huerta si arrese alle forze combinate dei due e il nuovo governo di Carranza venne riconosciuto nell’ottobre del 1915.
Il Governo USA aveva scelto di appoggiare Carranza nella speranza che potesse controllare le diverse bande rivoluzionarie che ancora si agitavano lungo i confini americani e garantire la salvaguardia dei molteplici interessi americani in Messico. Il sostegno a Carranza venne interpretato da Villa come un tradimento dell’amministrazione americana e la sua reazione fu immediata e violenta. Ma le forze a sua disposizione non erano in grado affrontare l’esercito governativo e in una serie di scontri venne sconfitto. Le pesanti perdite subite lo costrinsero a rifugiarsi nelle zone più remote del nord del Messico.
La banda di Villa
Dopo la sconfitta Villa riorganizzò le sue forze e iniziò una campagna di disturbo contro gli Americani per provocare un loro intervento in Messico. Villa conosceva bene i sentimenti anti americani dei Messicani e contava sulla loro reazione ad un intervento diretto. Il 10 gennaio 1917, una banda di Villa attaccò una missione mineraria americana uccidendo sedici tecnici e operai americani. La reazione popolare negli USA alla notizia del massacro, anche se carica di indignazione ed orrore, non reclamò un intervento armato. Comunque Villa riuscì a mettere in difficoltà Carranza, che fu costretto ad ammettere la difficile situazione ed a promettere un intervento più deciso a protezione dei cittadini e degli interessi americani nella regione.
Le forze regolari intensificarono le loro azioni spingendosi fino al confine americano, che le bande di Villa attraversavano per sfuggire alla cattura. I continui sconfinamenti alzarono ulteriormente la tensione ed il generale Pershing, comandante delle forze stanziate lungo il confine messicano, aumentò le forze destinate a pattugliare il confine. Per facilitare l’azione di controllo, la zona di confine fu divisa in dieci distretti. Il quartiere generale di uno di questi aveva sede nella la cittadina di Columbus, New Mexico.
Nonostante l’aumento di effettivi, la forza dislocata a protezione dei sessantacinque chilometri di confine del distretto poteva contare su un contingente di cavalleria di soli 550 uomini. Il 9 marzo 1916 una banda di circa 1.000 uomini attraversò il confine e attaccò Columbus. La reazione della guarnigione fu immediata ed in pochi minuti l’attacco venne respinto. Alla notizia dell’attacco, la reazione dell’opinione pubblica american fu unanime: i Messicani dovevano essere puniti.
La Spedizione Punitiva
L’obiettivo di Villa sembrava raggiunto. L’intervento americano era oramai inevitabile e il 10 marzo 1916 il Segretario di Stato Baker autorizzò l’organizzazione di una spedizione: “Il Presidente ha ordinato che una forza armata sia inviata in Messico con l’unico obiettivo di catturare Villa e impedire ulteriori raid della sua banda, con scrupoloso riguardo per la sovranità del Messico”.
Il 14 marzo 1916 Pershing, comandante della spedizione, siglò l’Ordine Generale n°1 che descriveva l’organizzazione della Spedizione Punitiva e specificava che sarebbe stata strutturata su due divisioni di due brigate di cavalleria, per un totale di circa 5000 uomini. Pershing pianificò di entrare in Messico con le forze distribuite in due colonne: quella occidentale sarebbe partita dal rench Culberson, quella orientale direttamente da Columbus. Il piano semplice ed un poco ingenuo puntava a sorprendere Villa, che si diceva fosse nella zona di Casas Grandes, con una manovra avvolgente.
La Spedizione attraversò il confine con il Messico la mattina del 15 marzo 1916 e il 20 raggiunse senza incidenti Colonia Dublan, dove venne stabilito il campo base. La scelta era motivata per la presenza di uno scalo ferroviario dove sarebbe stato possibile far arrivare un adeguato flusso di rifornimenti. Sfortunatamente il Governo Messicano negò l’utilizzo della linea ferroviaria e gli Americani furono costretti ad utilizzare le risorse locali. Appena installato a Colonia Dublan, Pershing non perse tempo ed inviò un distaccamento di tre squadroni in avanscoperta per accertare la presenza di Villa.
Le informazioni raccolte indicavano che “Pancho” si era spostato molto più a sud, nei dintorni di Namiquipa, ma di più non era possibile sapere. In pratica era scomparso. Chiaramente dalla popolazione locale potevano essere raccolte che poche informazioni e di dubbia attendibilità. Inoltre le forze regolari messicane, invece di collaborare, mostravano un atteggiamento passivo, se non ostile. Per superare lo stallo, Pershing si concentrò sul raggiungimento di un obiettivo più limitato che non la cattura di Villa: eliminare le diverse bande di guerriglieri che componevano le forze di Villa.
Vennero organizzate diverse azioni a largo raggio nella speranza di intercettare o sorprendere nuclei di guerriglieri. Distaccamenti di cavalleria venivano inviati in esplorazione ad ampio raggio, mentre il grosso di una delle due Brigate seguiva a distanza. I distaccamenti, composti di due o tre squadroni, si muovevano a ventaglio (vedi schema) ed alternativamente in modo che quando uno squadrone raggiungeva una località, l’altro era in una posizione per poter tagliare la ritirata ad eventuali gruppi di guerriglieri in fuga. In realtà ogni volta che gli Americani riuscivano ad intercettare una grossa formazione, questa si scomponeva in formazioni più piccole e mobili che non potevano essere agganciate fintanto che non si raggruppavano di nuovo.
Proseguendo la loro avanzata verso l’interno, gli Americani si avvicinavano alle zone sotto diretto controllo delle forze regolari messicane. Spesso gli incontri si limitavano ad una semplice osservazione reciproca a distanza, altre volte i Messicani invitavano le forze USA a non procedere oltre. Le parti riconoscevano le rispettive esigenze e si sforzavano di non creare incidenti, ma in due occasioni il risultato fu meno fortunato e portò i due Paesi sull’orlo della guerra. Il 12 aprile 1916 un distaccamento di circa 100 uomini del arrivò nella città di Parral, dove era stanziato un contingente di regolari Messicani.
Un tipico esempio è lo scontro che avvenne nelle vicinanze di Guerrero il 29 marzo 1916. Due squadroni di cavalleria riuscirono a sorprende un accampamento ed a uccidere 20 guerriglieri. In realtà l’azione si proponeva di catturare lo stesso Villa, che però riuscì a fuggire poche ore prima dell’attacco. La banda attaccata, di circa 230 uomini, dopo l’iniziale smarrimento si dissolse in numerose bande più piccole che scomparvero tra le alture del deserto circostante. Un ciclo ininterrotto che spiega le numerose scaramucce che caratterizzarono la campagna.
Il distaccamento americano, appena entrato in città, fu circondato da un gruppo di abitanti in atteggiamento ostile. Gli Americani cominciarono a dare segni di nervosismo e la tensione crebbe rapidamente al punto che furono sparati alcuni colpi. Immediatamente la popolazione aggredì gli Americani che si allontanarono velocemente. La guarnigione messicana inizialmente cercò di riportare l’ordine, ma in un secondo momento si unì alla rivolta e ingaggiò un breve scontro a fuoco con gli Americani.
Quando le parti si divisero, erano stati uccisi 40 Messicani e 2 Americani. Alla notizia dello scontro il presidente Carranza chiese immediatamente il ritiro degli Americani, che, determinati a rimanere, proposero una conferenza per chiarire le modalità di collaborazione. Nell’attesa della risposta, il Segretario di Sato suggerì ai consolati di avvertire i cittadini americani in Messico di tenersi pronti per una possibile evacuazione. La conferenza non portò alcun chiarimento e gli Americani si prepararono ad una sempre più probabile guerra.
Lo scontro di Carrizal
Il 19 giugno due squadroni del 10th Cavalry (Troop C e K) lasciarono il campo di Colonia Dublan per una missione di ricognizione fino al Ranch Santa Domingo. Gli ordini erano molto precisi: accertare la presenza di una banda di guerriglieri segnalati intorno alla cittadina di Ahumada ed evitare qualsiasi scontro con i regolari Messicani. Giunti in prossimità di Ahumada, la colonna venne a sapere che i ribelli erano scomparsi che delle truppe regolari messicane erano stanziate nei dintorni.
In base alle informazioni raccolte ed agli ordini ricevuti, la missione poteva considerarsi conclusa. Ma il maggiore Boyd, comandante della colonna, ritenne indispensabile accertarsi di persona della situazione e decise di proseguire. All’alba del 21 giugno i due squadroni si diressero verso Ahumada, passando per la cittadina di Carrizal.
Appena fuori la cittadina, Boyd trovò un distaccamento di regolari messicani forte di diverse centinaia di uomini. I Messicani, informati dell’arrivo degli Americani, si erano schierati in modo da sbarrare l’accesso all’abitato. Una parte della fanteria messicana era spiegata dietro un filare di piante di cotone lungo il letto di un torrente, il rimanente dietro una siepe di filo spinato. Tra gli Americani ed i Messicani scorreva un canale di irrigazione pieno d’acqua. I due comandanti si incontrarono appena fuori la cittadina. Il generale Gomez, comandante messicano, avvertì Boyd che i suoi ordini erano di impedire che gli Americani proseguissero verso est. Boyd replicò che i suoi gli imponevano di attraversare la cittadina.
La discussione proseguì per alcuni minuti e alla fine il comandante messicano acconsentì il passaggio, ma in formazione di marcia. Boyd non capì che la richiesta voleva evitare quanto accaduto a Parral e, temendo una trappola, rifiutò. Non rimaneva altra soluzione che forzare il blocco. Boyd diede le disposizioni per l’attacco. I due squadroni raggiungevano a stento la forza di 80 uomini, anche se erano appoggiati da due mitragliatrici leggere. Gli Americani smontarono e si disposero su due linee di tiragliatori in formazione aperta; i cavalli vennero inviati indietro con una piccola scorta. Lo Squadrone K si dispose a destra e lo Squadrone C alla sua sinistra e iniziarono ad avanzare.
Gli Americani raggiunsero velocemente i limiti del canale di irrigazione, ma due mitragliatrici messicane aprirono il fuoco sul fianco sinistro dello Squadrone C. Gli Americani risposero con le mitragliatrici e in breve tempo costrinsero i Messicani ad una veloce ritirata. Cogliendo il momento favorevole, lo Squadrone C avanzò velocemente ma durante il passaggio del canale il maggiore Boyd venne mortalmente ferito. Nonostante la perdita gli Americani raggiunsero le prime case di Carrizal.
L’azione audace si esaurì altrettanto velocemente per il mancato supporto dello Squadrone K. Questi era avanzato seguendo l’azione dell’altro squadrone, ma venne bloccato dell’intenso fuoco di fucileria messicano e dall’improvvisa comparsa di un distaccamento di cavalleria messicana sul suo fianco destro. Colto alla sprovvista, in un primo momento lo Squadrone K si schierò per fronteggiare la cavalleria, poi iniziò a ritirasi lasciando scoperto il fianco destro dello Squadrone C.
Il tenente Adair, comandante dello squadrone dopo la morte di Boyd, appena si rese conto dello sviluppo del combattimento, tentò di far arretrare anche i suoi uomini ma venne immediatamente ucciso. Rimasto senza ufficiali lo Squadrone ripiegò disordinatamente sotto il fuoco messicano. I due Squadroni iniziarono una lunga e faticosa marcia di ritorno attraverso il deserto fino a Colonia Dublan, raggiunta due giorni dopo. Gli Americani avevano avuto 11 morti, 10 feriti e 15 prigionieri, tutti dello Squadrone K. Le perdite dei Messicani furono molto più gravi, il comandante generale Gomez, 11 ufficiali e 90 soldati tra morti e feriti.
Epilogo
A seguito dell’ultimo incidente ed in previsione di un accordo definitivo tra i due Paesi, dovevano essere evitati contatti con le forze messicane. Da quel momento l’attività della spedizione fu limitata all’area immediatamente intorno al campo di Colonia Dublan. I negoziati continuarono fino a quando gli USA furono coinvolti in Europa. Fortunatamente anche Carranza aveva consolidato il proprio potere e poteva garantire una certa sicurezza agli interessi ed ai cittadini americani in Messico. Il 18 gennaio 1917 Pershing iniziò i preparativi per il graduale ritiro delle truppe americane. Il ritiro si concluse senza incidenti il 5 febbraio 1917.
Gianluca Notari
Bibliografia
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• Calhoun, Frederick (1986). Power and Principle: Armed Intervention in Wilsonian Foreign Policy. Kent, Ohio: Kent State University Press.
• Eisenhower, John (1993). Intervention!: The United States and the Mexican Revolution, 1913-1917. New York: Norton.
• Mason, Herbert M (1970). The Great Pursuit. New York: Random House.
• Salinas Carranza, Alberto (1937) La Expedicion Punitiva. Mexico, DF: Ediciones Botas.
• Sweeney, William (1919). History of the American Negro in the Great War. Chicago: Sapp.