Il conflitto su larga scala iniziato con l’attacco della Russia all’Ucraina nel febbraio 2022 ha fatto discutere di una nuova era della guerra. Si è trattato di una combinazione di nuove tecnologie, in particolare sotto forma di droni, e dell’inaspettato fallimento di una grande potenza, la Russia, nello sconfiggere una nazione che appariva altamente vulnerabile, l’Ucraina. Questo fallimento richiedeva una spiegazione e quest’ultima portò a parlare di novità, con la tecnologia che sembra prevalere sui numeri.
L’attacco all’Ucraina
Come spesso accade, la realtà era molto più complessa, così come la valutazione del successo e del fallimento. In quest’ultimo caso, i primi mesi del 2022 hanno visto due fallimenti: il primo è stato quello della deterrenza da parte delle potenze occidentali. Il materiale di intelligence, in gran parte proveniente da fotografie satellitari, aveva fornito numerose informazioni sui preparativi russi e vi erano stati tentativi di dissuadere l’invasione, ma nessuno andò a buon fine e il 24 febbraio il presidente russo Vladimir Putin annunciò l’avvio dell’”operazione militare speciale” in Ucraina.
L’attacco si concentrò con un’importante spinta verso la capitale Kiev, ma le forze aviotrasportate impiegate furono rapidamente sconfitte, mentre l’attacco terrestre si tenne all’inizio di aprile. I Russi hanno sofferto per gli scarsi preparativi, la logistica e le tattiche inadeguate e l’incapacità di ottenere la superiorità aerea. Allo stesso tempo, la resistenza degli Ucraini è stata determinata e risoluta, rafforzata dall’impiego di tattiche che si sono dimostrate superiori, in particolare l’adozione della difesa mobile che ha inflitto gravi danni alle formazioni russe, meno mobili e mal dispiegate. Questi elementi sono stati più significativi delle armi impiegate.
C’è un parallelo con il successo della Giordania nel respingere l’invasione siriana nel 1970 e del Ciad nello sconfiggere l’invasione libica nel 1987 nella cosiddetta Guerra delle Toyota. In entrambi i casi, la difesa beneficiò dell’assistenza del potere aereo occidentale, ma anche i combattimenti a terra furono significativi e in particolare a spese della rigida dottrina sovietica impiegata da Siria e Libia, con entrambi che utilizzarono armi sovietiche, in particolare carri armati. Lo stesso dicasi per il fallimento egiziano e siriano nell’ottenere una rapida vittoria su Israele nel 1973 e per un altro attacco a sorpresa, l’invasione irachena dell’Iran nel 1980.
In quest’ultimo esempio, quello che si prospettava come un rapido successo per il rovesciamento del regime iraniano, si trasformò in un conflitto intrattabile che è durato fino al 1988, con i primi guadagni degli Iracheni subito oggetto delle controffensive iraniane, alcune delle quali hanno avuto successo. C’è un parallelo con l’invasione russa dell’Ucraina nel 2022.
Gli elementi tradizionali del conflitto
In effetti, il conflitto ha visto presto molti elementi “tradizionali”, in particolare, soprattutto nell’Ucraina orientale, una forte enfasi nell’artiglieria e, connessa a questa, un ritorno alla protezione offerta dalle fortificazioni. Il raggio d’azione dell’artiglieria è aumentato notevolmente, ma i problemi di acquisizione dei bersagli, di precisione e, in particolare, di rifornimento sono rimasti acuti. In effetti, il consumo di munizioni ha incoraggiato l’elaborazione di analisi costi-benefici da parte dei commentatori.
Queste analisi hanno sottolineato l’importanza del consistente arsenale russo prebellico, ma anche i problemi creati dagli armamenti di epoca sovietica, per cui l’Ucraina mancava delle munizioni necessarie. La situazione è stata in parte superata dalla volontà e capacità degli alleati occidentali di fornire munizioni all’Ucraina, sia di tipo sovietico che occidentale.
Un ulteriore esempio di continuità è stato l’accento posto all’inizio del 2023 sulla fornitura di carri armati occidentali all’Ucraina, anche se la questione riguardava sia l’impegno politico che l’aiuto militare. Ma non si trattava di una novità, come quella che si era intravista nel 2022 durante il contrattacco alle unità russe che avanzavano su Kiev, quando il ruolo dei droni aveva portato a discutere sulle prospettive dei “droni killer”.
Stesso discorso si può fare sulla dimensione umana. La Russia ebbe molto più successo quando conquistò la Crimea e consolidò la sua posizione in parte del Donbass nel 2014, perché la maggior parte della popolazione in quelle zone dell’Ucraina non si oppose attivamente; ma la situazione era molto diversa nelle aree attaccate nel 2022, che costituivano gran parte dell’Ucraina. Questo ha favorito la resistenza e la mancanza di consenso è diventata apparente anche nei luoghi occupati, come a Kherson, dove ha facilitato il processo di riconquista, quando è avvenuto.
Il contesto internazionale
Come per altri conflitti, il contesto internazionale si è rivelato un elemento importante. Putin vedeva la guerra sia come un modo per impedire a un’Ucraina indipendente di entrare nella NATO, sia come un mezzo per ribaltare gli aspetti geopolitici causati dal crollo dell’Unione Sovietica.
Putin ha goduto di un certo sostegno da parte di potenze straniere, in particolare Cina e Iran, ma non ha potuto eguagliare il supporto internazionale in termini di armi e finanziamenti ottenuto dall’Ucraina, in particolare in termini di sostegno da parte degli Stati dell’Europa orientale che si sono identificati con la sua lotta contro la Russia, nonché da parte del più generale “Occidente” in cui il conflitto è stato considerato una ripetizione della Guerra Fredda.
Questa dimensione internazionale ha permesso all’Ucraina di sostenere la guerra di attrito che si è sviluppata come seconda fase dopo che la più ponderosa offensiva russa, la loro pseudo-blitzkrieg, era fallita contro Kiev. Allo stesso tempo, quest’ultima fase ha sollevato la questione della capacità strategica per entrambi i belligeranti e per i loro alleati. Come definire al meglio obiettivi raggiungibili in questa seconda fase e prevedere e garantire un risultato auspicabile, è diventato più serio a causa delle frequenti minacce pubbliche russe di ricorrere al nucleare.
La leadership russa e ucraina si è messa in una situazione difficile, delineando obiettivi che non sono plausibili se non in termini di vittoria completa. L’Ucraina non vuole solo scacciare la Russia dalle sue recenti conquiste, compreso il territorio a nord del Mar d’Azov, apparentemente sotto il chiaro controllo russo, ma anche quanto conquistato dalla Russia nel 2014. Tuttavia, in quest’ultimo caso, è difficile immaginare che Putin accetti la perdita della Crimea e/o del Donbass.
Sarebbe un’ammissione di fallimento totale che porterebbe al rovesciamento del suo regime, come nel caso della fine del governo militare della Grecia e dell’Argentina dopo le sconfitte internazionali rispettivamente del 1973 e del 1982. È più plausibile che Putin intensifichi il conflitto piuttosto che accettare tali perdite. Allo stesso modo, è difficile vedere come le sue forze possano conquistare l’Ucraina o imporle un accordo che accetti perdite importanti.
Questi elementi contribuiscono a far apparire il conflitto non nuovo ma, per molti aspetti, una nuova iterazione di caratteristiche belliche di lunga data. Concentrarsi sugli armamenti rischia di ignorare queste continuità.
La guerra ha potenzialmente delle lezioni da apprendere per altri conflitti, in particolare per quello che potrebbe sfociare dal tentativo della Cina di ottenere il controllo di Taiwan. In che misura la guerra in Ucraina possa offrire lezioni per tali conflitti, è stato, tuttavia, oggetto di dibattito, con possibili suggerimenti che la vedono sia come un modello valido di opposizione da parte di una forza più debole e sia come guida per una guerra asimmetrica di successo.
È possibile che sia così, ma è altrettanto possibile che l’Ucraina abbia, come tutte le guerre, dei fattori specifici al suo caso particolare e solo eventualmente rilevanti altrove. In questo caso, la misura in cui la Russia non è stata in grado di ottenere la superiorità aerea e di escludere l’Ucraina dai rifornimenti esteri è un punto chiave, che sottolinea l’importanza degli sforzi compiuti dalle forze aeree ucraine, molto inferiori in numero, per continuare a sfidare la potenza aerea russa. Lo stesso vale per gli attacchi missilistici alle basi aeree russe.
Infatti, come nella guerra afghana del 1979-89, i Russi hanno avuto difficoltà a concentrare e applicare la loro potenza. Al contrario, nel caso di Taiwan, che è un’isola e quindi un ambiente militare particolare, la Cina cercherebbe di usare il potere aereo e marittimo per isolare lo spazio di battaglia. In che modo, allora, l’Ucraina ci prepara a considerare un conflitto per Taiwan?
Uno sguardo al futuro
La guerra in Ucraina potrebbe essere più indicativa di uno schema di conflitto terrestre già usato da tempo e manifestato fin dalla Seconda Guerra Mondiale, ovvero la difficoltà di organizzare una guerra di attacco e occupazione quando si affronta un’opposizione determinata.
A differenza di quanto accaduto in Ungheria e Cecoslovacchia (molto più vulnerabili) durante la Guerra Fredda, nel 2022 la Russia non è riuscita a trasformare l’invasione in occupazione, mentre nel 2014, in aree di diversa composizione etnica (Crimea e Donbass), il contesto e le conseguenze militari e politiche erano state molto più favorevoli per i Russi. Questo evidenzia il problema di “imparare” dall’esempio, che può essere più una questione di conferma di un pregiudizio, piuttosto che una vera lezione.
Comunque, anche se ci fosse stata una conquista russa nel 2022, l’occupazione sarebbe stata un compito militare molto difficile a causa delle dimensioni dell’area interessata, della popolazione e degli atteggiamenti di quest’ultima. Una rapida invasione dell’Ucraina paragonabile a quella dell’Iraq nel 2003 sarebbe stata improbabile, anche per l’assenza di un sostegno interno paragonabile a quello dei Curdi.
Tuttavia, anche se ci fosse stata una replica dell’invasione dell’Iraq, è difficile capire come si sarebbe potuto evitare evitare un’insurrezione simile a quella dell’Iraq dopo la sua conquista. Inoltre, gran parte del terreno si presta bene alle attività di resistenza. C’è anche da chiedersi fino a che punto la guerra in Ucraina possa o avrebbe potuto essere contenuta.
La possibilità che possa portare a ostilità che coinvolgano Bielorussia e Polonia è più apparente di quella di una guerra nucleare, ma “solo” in questo contesto è un concetto difficile. La Polonia è un membro della NATO e la possibilità che la NATO risponda o avrebbe risposto in modo tale da scatenare un conflitto su larga scala è elevata.
Ciò comporta una questione di priorità, che è sempre un problema di strategia. In particolare, l’America deve valutare fino a che punto un impegno nei confronti dell’Ucraina sia compatibile con uno nei confronti di Taiwan, e se il primo contribuirà a dissuadere la Cina dal fare pressione su Taiwan o, al contrario, la incoraggerà a farlo.
C’è anche la dimensione politica interna. Considerati gli atteggiamenti passati di Donald Trump nei confronti degli alleati americani, in particolare della NATO, una vittoria dei suoi alleati nelle elezioni di metà mandato americane del 2022 avrebbe potuto essere vista come un trionfo per Putin, ma lo stesso discorso può essere fatto per le prossime elezioni presidenziali del 2024.
Come sempre, la guerra ha a che fare con la politica oltre che con i combattimenti. Questioni come il morale militare, la determinazione popolare e la definizione delle priorità strategiche hanno tutte una dimensione politica e non possono essere viste come separate dal corso del conflitto o addirittura della capacità di sostenerlo.
È più facile definire, discutere e illustrare quest’ultima in termini di capacità delle armi, siano esse droni, cannoni o carri armati, ma esse assumono significato in funzione di questi altri fattori.
Jeremy Black
Traduzione di Gianluca Notari