Business Forum Italia-Libia 2024
Il Business Forum Italia-Libia 2024, tenutosi il 29 ottobre, che ha visto la partecipazione del Presidente del Consiglio italiano, si è articolato attorno a quattro temi principali: energia, agricoltura e pesca, sanità e farmaceutica, nonché infrastrutture e design; questi ambiti riflettono gli interessi strategici del Piano Mattei. Durante il forum, è stata dedicata attenzione anche all’istruzione universitaria ed alla formazione professionale, evidenziando il ruolo fondamentale dell’educazione nel consolidare i rapporti tra i due paesi.
Nel corso di un dialogo recente con il primo ministro libico, Abdul Hamid Dabaiba, Giorgia Meloni ha ribadito l’importanza della Libia per l’Italia in termini strategici. La presidente del Consiglio ha annunciato che il governo italiano intensificherà gli sforzi per rafforzare i legami commerciali, avvalendosi delle Camere di Commercio e del Piano Mattei per guidare tale cooperazione. In aggiunta, la presenza di Meloni ad un forum d’affari previsto a Tripoli è stata intesa come un’opportunità per promuovere ulteriormente il dialogo e la pianificazione collaborativa. L’evento ha rappresentato un’ulteriore conferma dell’impegno nell’approfondire le relazioni bilaterali ed evidenzia il ruolo cruciale della Libia come fulcro per gli interessi strategici di Roma e di Bruxelles.
L’intesa tra Camere di Commercio
Nella prima metà del 2024, l’Italia ha mantenuto la sua posizione come capofila nei rapporti commerciali con la Libia, consolidandosi non solo come primo importatore di prodotti libici, ma anche come terza principale fonte di importazioni per il Paese nordafricano. Il coinvolgimento italiano nel mercato libico ha registrato una crescita, con una quota di mercato che ha raggiunto il 12%, segnando un aumento rispetto all’anno precedente. Questo quadro economico ha favorito l’organizzazione di una missione governativa italiana a Tripoli, culminata con la firma di un Memorandum of Understanding tra Unioncamere, rappresentante l’Italia, e la General Libyan Union of Chambers of Commerce, Industry and Agriculture per la Libia. Il documento è stato firmato da Mohamed Alraeed, presidente della Camera di Commercio libica, e Antonio Paoletti, vicepresidente vicario di Unioncamere. L’accordo mira a rafforzare le piccole e medie imprese mediante l’intensificazione degli scambi di informazioni e di delegazioni imprenditoriali, nonché attraverso la diffusione di know-how e la creazione di nuove opportunità di formazione.
I vantaggi dell’intesa economica
Un’intensificazione delle relazioni commerciali tra le aziende italiane e quelle libiche potrebbe tradursi non solo in un incremento del fatturato per le imprese coinvolte, ma anche in un impegno più profondo a livello strategico. Si ipotizza che, entro i prossimi dodici mesi, i dati economici forniranno indicazioni chiare sull’efficacia della collaborazione diretta tra le due realtà imprenditoriali, influenzata anche dalle politiche del governo italiano. Recentemente, aziende come Eni e British Petroleum hanno ripreso le attività di esplorazione nel bacino onshore di Ghadames in Libia, dopo una pausa decennale.[1]
Il connubio tra diplomazia, politica ed economia
L’Italia si adopera per contribuire alla stabilizzazione della Libia, anche mediante iniziative economiche. La necessità per Roma si manifesta su due fronti: da un lato, assicurare la protezione delle aziende e dall’altro intraprendere un percorso politico e diplomatico per il rafforzamento delle strutture istituzionali, esteso da Tripoli a Bengasi, al fine di contrastare le azioni di soggetti destabilizzanti.
Il panorama in cui si inserisce il Business Forum Italia-Libia è caratterizzato da una persistente divisione e instabilità, dove milizie locali detengono il controllo di vaste aree ed esercitano una notevole influenza sull’economia nazionale. Nonostante siano trascorsi oltre dieci anni dalla rivoluzione che pose fine al governo di Gheddafi, il paese lotta ancora con gravi problemi. Le difficoltà includono questioni di sicurezza, un declino sociale continuo, un’economia fortemente dipendente dal settore petrolifero, soggetta alle manipolazioni di gruppi armati ed una diffusa povertà infrastrutturale.
In questo contesto complicato e pericoloso, il Business Forum Italia-Libia emerge come un’azione lodevole e necessaria per appoggiare le aziende italiane che operano in una regione dominata dall’insicurezza e da attori locali intransigenti. Questo evento rappresenta un pilastro di supporto vitale, potenzialmente capace di stimolare miglioramenti nelle condizioni economiche e sociali del paese.
Il contesto in Libia però resta problematico nonostante gli sforzi di ricostruzione dopo anni di guerra civile. La pace è fragile e il rischio di nuovi conflitti è sempre presente, come mostrato dai recenti episodi di tensione che hanno quasi portato a scontri armati. Questi sono stati aggravati da dispute istituzionali, come quella tra il primo ministro Abdelhamid Dabaiba ed il governatore della Banca Centrale, Sadiq el Kabir. Dabaiba ha tentato di destituirlo, ma Kabir ha contestato la legittimità di questa mossa, sostenendo che tale decisione dovrebbe spettare al Consiglio Presidenziale, entità creata dall’ONU in attesa di elezioni, piuttosto che ad un governo il cui mandato è scaduto senza aver raggiunto gli obiettivi di stabilizzazione ed unificazione nazionale previsti.
Il compito affidato dall’ONU per stabilizzare la Libia è terminato nel 2021, ma le tensioni nella regione non hanno mostrato segni di diminuzione. Nel settembre del 2024, la situazione ha rischiato di degenerare nuovamente in un conflitto armato quando la fazione orientale, sotto l’influenza della famiglia di Khalifa Haftar di Bengasi, non riconosciuta ufficialmente, ha inviato truppe per bloccare i pozzi petroliferi, a sostegno di el Kabir; questo ha messo in luce il mancato adempimento delle responsabilità di Dabaiba. Fortunatamente, un accordo mediato dall’ONU, con il sostegno di paesi come Italia, Turchia, Egitto, Emirati Arabi Uniti e Qatar, ha portato alla nomina di un nuovo governatore della Banca Centrale, accettato dalle forze orientali.
Questo episodio riflette la complessa realtà libica, dove il potere è frammentato tra varie milizie. In questo contesto, la famiglia Haftar sta rafforzando la propria influenza, con la nuova generazione che gradualmente prende le redini delle operazioni del padre, che includono il controllo dei pozzi petroliferi, presunti traffici di esseri umani, attività edilizie ed accuse di corruzione estesa. Inoltre, il clan Haftar fornisce supporto logistico vitale per gli interessi russi: il Cremlino vede il paese come un punto strategico per le proprie ambizioni in altre aree dell’Africa, principalmente il Sahel.[2]
Il progetto BlueRaman
Il progetto BlueRaman, che mira ad espandere la rete di connessioni tra il Mediterraneo e l’Indo-Pacifico, prevede l’installazione di quattro importanti punti di snodo in Libia. Secondo le affermazioni di Bagnasco, amministratore delegato dell’ente appartenente al gruppo Tim, l’Italia riveste un ruolo cruciale nell’agevolare l’integrazione regionale sia nel contesto euromediterraneo che in quello africano.
Il forum economico italo-libico, svoltosi in Libia per la prima volta in oltre un decennio, ha evidenziato il ruolo cruciale delle infrastrutture nello sviluppo delle relazioni bilaterali. Tra le principali iniziative discusse, spicca il progetto del cavo sottomarino BlueMed, gestito dalla società italiana Sparkle. Questo progetto fa parte del più ampio sistema BlueRaman, che prevede di interconnettere l’Italia, la Francia, la Grecia, ed Israele con la Giordania, l’Arabia Saudita, il Gibuti, l’Oman e l’India. Il BlueMed in particolare, mira ad integrare la Libia in questa rete, collegando le città di Tripoli, Misurata, Bengasi e Derna con la Sicilia e, attraverso l’Italia, con l’Europa.
La firma di un memorandum d’intesa tra Sparkle e la Libya Postal Telecommunication and Technology Holding Company nel giugno del 2023 segna un passo importante verso la realizzazione di queste nuove infrastrutture vitali, mostrando che le sfide e le incertezze future, inclusi i possibili cambiamenti proprietari di Tim influenzati da trattative con il Tesoro italiano ed il fondo spagnolo Asterion, non hanno impedito a Sparkle di proseguire nei suoi piani operativi.[3]
Riferimenti bibliografici:
[1] https://formiche.net/2024/10/cooperazione-italia-e-libia-meloni-a-tripoli/#content
[2] https://formiche.net/2024/10/business-e-diplomazia-il-tentativo-italiano-in-libia/#content
[3] https://formiche.net/2024/10/sparkle-cavi-libia-bluemed/#content
Una risposta
Grazie, molto interessante come sempre.