La tecnologia blockchain[1] ha catalizzato l’espansione della finanza decentralizzata[2] (DeFi), un paradigma che propone una ristrutturazione radicale del settore finanziario: definita come un ecosistema in cui le transazioni finanziarie ed i servizi siano autonomi da mediatori centralizzati, la DeFi si è posizionata quale campo di crescente interesse per numerosi stakeholder[3], includendo investitori, sviluppatori, accademici ed enti regolatori.
L’analisi del contesto DeFi nel suo complesso rivela un netto conflitto tra la visione di un sistema finanziario radicalmente autonomo e la realtà di un’infrastruttura ancora legata ad elementi di controllo centralizzato: una dicotomia che impone un’attenta riflessione sul futuro del settore.
Il mito della decentralizzazione
La decentralizzazione costituisce il cardine ideologico della DeFi, promettendo l’eliminazione degli intermediari tradizionali e facilitando un sistema finanziario più aperto ed accessibile: la realizzazione pratica di tale visione evidenzia tuttavia una discrepanza significativa tra l’ideale di decentralizzazione e la sua implementazione effettiva. La blockchain, pur essendo una piattaforma potenzialmente idonea al fine di costruire servizi finanziari senza intermediari centralizzati, nella pratica mostra come molte applicazioni DeFi mantengano elementi di centralizzazione significativi: elementi che includono punti di controllo gestiti da sviluppatori od organi decisionali centralizzati, in grado di influenzare operazioni e protocolli della piattaforma (Schär, 2021; Buterin, 2014; Mougayar, 2016).
La presenza di nodi centrali in reti blockchain quali Ethereum[4], che ospitano una significativa porzione di applicazioni DeFi, introduce inoltre un ulteriore livello di controllo centralizzato. Tali nodi possono infatti esercitare un’influenza sostanziale sullo sviluppo della rete e sulle sue funzionalità principali, compromettendo l’indipendenza e la decentralizzazione del sistema (WEF, 2020).
La sicurezza delle piattaforme DeFi è intrinsecamente legata alla qualità ed all’integrità degli smart contract[5] che le governano: nonostante la blockchain fornisca un livello elevato di sicurezza per le registrazioni delle transazioni, gli smart contract sono infatti vulnerabili a difetti di codice ed a manipolazioni qualora non redatti con standard di sicurezza elevati. La storia della DeFi è costellata da incidenti di sicurezza dove le vulnerabilità degli smart contract sono state sfruttate al fine di compiere frodi e furti, evidenziando i rischi legati alla programmazione e gestione degli stessi (Antonopoulos & Wood, 2018).
Manipolazione del mercato
Il Miner Extractable Value (MEV)[6] rappresenta il potenziale profitto che miner[7] o validatori[8] possono realizzare attraverso l’interferenza nell’ordine delle transazioni all’interno dei blocchi: il fenomeno sfrutta la capacità di prevedere e manipolare la sequenza delle transazioni onde trarne un vantaggio economico, influenzando in tal modo l’integrità delle operazioni su blockchain quali Ethereum. I comportamenti derivanti dall’opportunità MEV possono migliorare teoricamente l’efficienza del mercato consentendo agli attori di agire su informazioni non ancora pubbliche, ma possono anche contribuire alla centralizzazione e potenzialmente minacciare l’evocata decentralizzazione, in quanto i partecipanti con risorse e capacità superiori sono, di fatto, meglio equipaggiati per sfruttarne appieno le opportunità (Daian et al., 2020).
Le tecniche di manipolazione del mercato legate al MEV includono il front-running ed i sandwich attack, in cui i soggetti agiscono su transazioni non ancora confermate al fine di realizzare profitti a scapito di altri utenti della rete. Nel front-running, un soggetto può intercettare una transazione vantaggiosa in attesa ed inserire una propria transazione avente una commissione superiore con lo scopo di farla elaborare per prima. I sandwich attack implicano invece posizionamenti di ordini prima e dopo una transazione significativa al fine di capitalizzare sugli impatti di prezzo anticipati. Tali pratiche, benché possano essere considerate forme di arbitraggio lecito, rischiano di fatto di erodere la fiducia nel sistema DeFi e di distorcere il libero mercato a favore di attori più informati o tecnologicamente più avanzati (Eskandari et al., 2019).
La “gas price manipulation” rappresenta un’ulteriore strategia dove gli utenti od i miner aumentano artificialmente i costi delle transazioni con l’intento di influenzare l’ordine di esecuzione, rendendo le operazioni proibitive per gli utenti che dispongano di minor liquidità e centralizzando ulteriormente la capacità di eseguire transazioni nell’ecosistema DeFi (Teutsch et al., 2017).
Regolamentare il MEV è un compito particolarmente complesso a causa della natura decentralizzata e globale delle blockchain: non esistendo un’entità unica capace di monitorare tutte le transazioni o pratiche di mining, gli enti regolatori si trovano di fronte a sfide notevoli nel tentativo di mitigare gli effetti potenzialmente dannosi del MEV. Per affrontare tali rischi, sono state proposte soluzioni tecnologiche che includano l’anonimizzazione delle transazioni in attesa od algoritmi che rendano casuali gli ordini di transazione, sebbene la rispettiva implementazione richieda cambiamenti significativi e la cooperazione tra vari stakeholder del settore DeFi (Ferreira et al., 2021).
L’approccio normativo
Le normative finanziarie tradizionali, concepite in un’epoca dominata dalla centralizzazione finanziaria, non corrispondono alla realtà imposta dalla DeFi: mostrano limitazioni sostanziali nell’affrontare le peculiarità della DeFi, quali la pseudonimia e la transnazionalità delle transazioni, in grado di sfuggire ai confini normativi tradizionali (Zetzsche, Arner, & Buckley, 2020). In particolare, la difficoltà di applicare regimi normativi concepiti per entità facilmente identificabili e classificabili si manifesta in maniera acuta nella DeFi, dove molte delle entità operative sfidano le tradizionali classificazioni. La velocità di sviluppo della DeFi ha inoltre superato la capacità regolamentativa di adeguarsi tempestivamente, creando un vuoto normativo che espone gli utenti a rischi elevati e genera incertezze per gli operatori del settore (Buckley, Arner, & Zetzsche, 2020): un ritardo che determina l’insorgere di questioni critiche riguardo sia alla sicurezza degli investimenti che all’integrità del mercato.
In risposta alla carenza normativa, la comunità DeFi ha spesso optato per l’autoregolamentazione, sviluppando standard volontari e pratiche ottimali al fine di promuovere la trasparenza e la responsabilità. Entità quali la DeFi Alliance sono state protagoniste di iniziative che mirano a colmare le lacune normative, cercando di stabilire un equilibrio tra la protezione degli utenti e la promozione dell’innovazione (DeFi Alliance, 2021). La capacità dell’autoregolamentazione di imporre standard è tuttavia limitata dalla mancanza di poteri sanzionatori, rendendo nei fatti particolarmente difficile assicurare l’aderenza alle regole stabilite. Altra criticità significativa di tale approccio è la potenziale presenza di conflitti di interesse, dove gli attori dominanti potrebbero influenzare le regole a proprio vantaggio (Scott, 2018).
Un quadro normativo efficace per la DeFi dovrebbe essere pertanto flessibile e robusto, regolamentando le attività in base ai rischi presentati piuttosto che alle tecnologie impiegate. Un approccio basato sui principi, piuttosto che su regole prescrittive, può favorire un’adattabilità maggiore alle innovazioni emergenti mantenendo al contempo elevati standard di protezione per gli utenti (Arner, Barberis, & Buckley, 2020). Il regolamento MiCA dell’Unione Europea è un esempio di nuovo approccio normativo, mirato a creare un ambiente regolamentato omogeneo per i cripto-asset[9] ed i servizi DeFi, al fine di proteggere gli investitori e promuovere l’innovazione nell’UE: un regolamento che – nonostante gli intrinseci limiti – rappresenta un approccio normativo armonizzato atto ad essere potenzialmente adottato anche in altre giurisdizioni (EU Commission, 2020).
L’ approccio tecnologico: IOTA EVM
L’introduzione dello IOTA EVM[10], una soluzione Layer 2[11] compatibile con Ethereum Virtual Machine (EVM), rappresenta un significativo avanzamento tecnologico nella DeFi: una piattaforma che non solo sostenga l’efficienza attraverso la capacità di processare transazioni in parallelo, ma promuova anche l’interoperabilità senza soluzione di continuità tra le catene EVM e non-EVM. Tali caratteristiche sono fondamentali al fine dell’adozione e dell’espansione della DeFi nel collegare il mondo delle risorse digitali con quello delle risorse reali tangibili (IOTA, 2024; CoinDesk, 2024).
Lo IOTA EVM si distingue per la sua capacità di resistere al MEV, un aspetto che migliora la sicurezza e la giustizia del sistema prevenendo il front-running e l’estrazione “non etica” di valore operata attraverso l’ordinamento imprevedibile delle transazioni. Tale allineamento con le esigenze regolamentari di integrità del mercato ed all’accesso non limitato potrebbe posizionare IOTA quale leader nel facilitare l’integrazione delle risorse reali nella blockchain, offrendo in tal modo nuove opportunità per l’innovazione finanziaria e la pervasiva fruibilità dei servizi associati (AllSides, 2024; Yahoo Finance, 2024).
Altro aspetto distintivo dello IOTA EVM è l’impegno verso l’adozione nel mondo reale: essendo la prima fondazione DLT[12] registrata presso il mercato globale di Abu Dhabi (ADGM)[13], IOTA ha stabilito relazioni significative con i quadri regolatori, creando un ambiente favorevole all’esplorazione di ecosistemi DeFi centrati sulle risorse reali (RWA)[14]. Un posizionamento unico che permette a IOTA di guidare la rappresentazione mediante token[15] delle risorse reali ed attirare investitori istituzionali, creando un ponte tra il settore finanziario tradizionale e le applicazioni native del mondo cripto (Yahoo Finance, 2024; IOTA, 2024).
È sempre più evidente come, da un lato l’innovazione tecnologica, dall’altro le esigenze emergenti di un pubblico sempre più globale, incentivino un settore, quale quello della finanza tradizionale (TradFi), a superare le storiche barriere ed a spingersi in territori fino a poco tempo addietro inesplorati ma, come tali, irti di potenziali insidie. L’appetibilità e le potenzialità delle tecnologie emergenti della DeFi, percepite inizialmente quale possibile “eldorado”, hanno costituito per molti una doccia fredda, mancando un’idonea tutela da frodi e comportamenti scorretti che son stati in grado di sfruttare tanto vulnerabilità intrinseche, quanto non adeguate implementazioni dei processi. La (talvolta frettolosa) “corsa ai ripari” ha intrapreso due strade distinte, quella normativa e quello tecnologica: entrambe in tutta probabilità insufficienti, prese singolarmente, a consentire un’autentica integrazione tra DeFi e TradFi.
E se l’integrazione tra finanza tradizionale e finanza decentralizzata partisse proprio dall’integrazione tra l’approccio normativo e quello tecnologico?
[1] La blockchain è una tecnologia di registrazione digitale che conserva dati in blocchi collegati tra loro in modo crittografico e distribuito su una rete decentralizzata: una struttura che garantisce la trasparenza, la sicurezza e l’immutabilità delle informazioni senza l’intermediazione di un’autorità centrale.
[2] La finanza decentralizzata rappresenta un insieme di applicazioni finanziarie costruite su tecnologie blockchain che operano senza l’intervento di intermediari centralizzati quali banche od altri enti finanziari tradizionali. Le piattaforme DeFi utilizzano smart contracts che eseguono automaticamente le procedure di un accordo finanziario, consentendo operazioni quali prestiti, scambi ed investimenti in modo trasparente ed automatizzato.
[3] Gli “stakeholder” nel contesto della blockchain e della finanza decentralizzata si riferiscono ad individui, gruppi od organizzazioni che hanno un interesse od una partecipazione in una specifica rete blockchain od in progetti DeFi.
[4] Ethereum è una piattaforma blockchain decentralizzata che consente agli sviluppatori di costruire e distribuire applicazioni decentralizzate (dApps) e smart contract: supporta una propria criptovaluta chiamata Ether (ETH) ed utilizza una macchina virtuale, Ethereum Virtual Machine (EVM), in grado di eseguire codice programmabile in modo sicuro e decentralizzato.
[5] Lo smart contract è un programma eseguito all’interno di una blockchain che si attiva automaticamente in modo da eseguire o verificare specifiche condizioni contrattuali allorquando vengano soddisfatti determinati criteri predefiniti: un processo che elimina la necessità di intermediari, riducendo i costi ed aumentando l’efficienza delle transazioni.
[6] Il MEV si riferisce al valore massimo che può essere estratto da un “minatore” o validatore attraverso l’ordinamento strategico, l’inclusione o l’esclusione di transazioni all’interno di un blocco della blockchain. Ciò comporta la manipolazione delle sequenze di transazioni atte a capitalizzare su opportunità quali arbitraggio, liquidazioni ed “attacchi sandwich”, spesso a discapito degli utenti regolari; il MEV presenta implicazioni significative per l’equità della rete, l’esperienza degli utenti e la sicurezza complessiva dei protocolli blockchain.
[7] Un miner è un individuo o un’entità che partecipa al processo di convalida e registrazione delle transazioni su una blockchain: utilizzando potenti strumenti di calcolo, i minatori risolvono complessi problemi crittografici per aggiungere nuovi blocchi alla blockchain, processo noto come mining, cruciale al fine mantenere la sicurezza e l’integrità della rete. In cambio del loro lavoro, i miner ricevono una ricompensa in criptovaluta e le commissioni di transazione.
[8] Un validatore è un partecipante della rete incaricato di convalidare le transazioni e proporre nuovi blocchi.
[9] Un cripto-asset è una rappresentazione digitale di valore o diritti che può essere trasferita ed archiviata elettronicamente, utilizzando la tecnologia blockchain o tecnologie simili: i cripto-asset includono criptovalute quali Bitcoin ed Ethereum, elementi di accesso a servizi specifici su una piattaforma, risorse di sicurezza che rappresentano asset finanziari quali azioni o obbligazioni, e risorse non fungibili (NFT, non-fungible token), che rappresentano diritti esclusivi su specifici beni digitali o fisici.
[10] Lo IOTA EVM è un ambiente di esecuzione integrato all’interno della rete IOTA: un’implementazione che permette agli sviluppatori di creare e distribuire smart contract ed applicazioni decentralizzate (dApps) utilizzando linguaggi e strumenti compatibili con l’ecosistema Ethereum, ma approfittando delle caratteristiche uniche di IOTA, quali scalabilità ed assenza di commissioni per le transazioni. L’integrazione di EVM in IOTA mira a combinare la potenza e la flessibilità degli smart contract di Ethereum con l’infrastruttura leggera e veloce di IOTA, rendendo possibile un nuovo livello di interoperabilità e funzionalità nel campo delle criptovalute e della tecnologia blockchain.
[11] “Layer 2” si riferisce ad una rete o tecnologia costruita sopra la blockchain di base (Layer 1), quale Ethereum o Bitcoin, al fine di migliorarne la scalabilità e l’efficienza. Gli strumenti e le soluzioni Layer 2 lavorano al di fuori della catena principale (si definiscono pertanto off-chain) nel gestire transazioni e dati, riducendo in tal modo il carico sulla blockchain principale e permettendo di elaborare transazioni più velocemente ed a costi minori.
[12] Una fondazione DLT si riferisce ad un’organizzazione od entità che promuove lo sviluppo, l’adozione e l’implementazione delle tecnologie di registro distribuito (DLT), quali le blockchain: tali fondazioni possono essere non-profit o di natura collaborativa e spesso riuniscono aziende, sviluppatori, accademici ed altre parti interessate al fine di standardizzare, proteggere e promuovere l’uso delle DLT. Obiettivi comuni includono l’innovazione tecnologica, la formazione, la regolamentazione e la creazione di un ecosistema paritetico e sicuro volto l’adozione delle DLT in vari settori, compresi finanza, logistica, sanità ed altro.
[13] L’Abu Dhabi Global Market (ADGM) è un centro finanziario internazionale situato nel cuore di Abu Dhabi, che offre un ambiente regolamentato secondo standard internazionali per le attività finanziarie e aziendali. Inaugurato nel 2015, ADGM fornisce una piattaforma per le aziende che consente di operare con una regolamentazione chiara ed un ambiente legale basato sulla legge inglese. Oltre al suo focus tradizionale sui servizi finanziari, ADGM ha una notevole attenzione verso l’innovazione fintech, inclusa l’adozione e la regolamentazione delle tecnologie blockchain e cripto-asset. ADGM è noto per essere uno dei primi centri finanziari ad implementare un quadro normativo completo per criptovalute e attività correlate, facendolo diventare un polo attrattivo per le startup fintech e le istituzioni finanziarie che desiderano operare nel settore delle tecnologie avanzate.
[14] RWA (Real World Assets) si riferisce alla conversione in token (processo di conversione dei diritti di un bene o di un asset del mondo reale in un token digitale su una blockchain) di beni del mondo reale per integrarli all’interno degli ecosistemi digitali. Tali asset possono includere immobili, opere d’arte, metalli preziosi, debiti, e altri beni tangibili o finanziari.
[15] Un token in ambito blockchain è una unità di valore digitale creata e gestita su una piattaforma di blockchain esistente: i token possono rappresentare asset, accesso a servizi o diritti di voto all’interno dell’ecosistema e vengono tipicamente utilizzati per raccogliere fondi tramite ICO (Initial Coin Offerings), in cui nuovi token vengono venduti al pubblico al fine di ottenere i capitali necessari allo sviluppo di un progetto.
Riferimenti bibliografici:
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- Schär, F. (2021). Decentralized finance: On blockchain- and smart contract-based financial markets. Federal Reserve Bank of St. Louis Review, Second Quarter, 103(2), 153-174.
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