Libia: il ritorno della centralità negli equilibri geopolitici

Haftar junior a Roma

Secondo una fonte di Bengasi, la cui affidabilità è dubbia, Saddam Haftar, figlio di Khalifa Haftar che esercita il suo potere sulla Cirenaica in Libia, si è recentemente recato a Roma. L’obiettivo del suo viaggio era quello di trattare possibili investimenti nella parte orientale della Libia con imprenditori statunitensi.

Ciò che risalta, però, non è tanto l’autenticità di questa riunione quanto l’origine ed il motivo della pubblicazione di tale notizia. Risulta insolito che un organo di stampa di Bengasi, città sotto una sorta di dominio quasi mafioso della famiglia Haftar, che controlla sia l’aspetto militare sia le attività economiche, inclusi i traffici legati all’immigrazione, divulghi dettagli sui rapporti internazionali di Saddam Haftar. Questo aspetto pone interrogativi sulle reali intenzioni e sulle dinamiche mediatiche in un ambiente dove il controllo sull’informazione può essere tanto rilevante quanto le notizie stesse.

L’interesse della Russia

Recentemente, la Cirenaica, regione orientale della Libia, è emersa come punto focale nelle dinamiche geopolitiche internazionali per via di rapporti che sottolineano un intensificato impegno russo nell’area. Queste informazioni, ritenute più credibili di altre e volte a sostenere una narrativa specifica, indicano che la Russia, capitalizzando su accordi inizialmente instaurati con il patriarca degli Haftar e successivamente ereditati dai suoi figli, attori principali nell’impresa di famiglia, ha trasformato la regione in un centro logistico e strategico. Ciò si inserisce nell’ambito delle operazioni dell’Afrika Corp, il nuovo nome attribuito al gruppo una volta noto come Wagner Group, il quale è stato reincorporato nel ministero della Difesa russo dopo la morte di Yevgeny Prigozhin.

Yunis-Bek Yevkurov al suo arrivo in Libia

Il 31 maggio, l’aeroporto di Benina, a Bengasi, ha accolto Yunis-Bek Yevkurov, viceministro della Difesa russo, che è stato ricevuto da Khaled Haftar, figura chiave nell’intermediazione tra la Russia e la Libia. Haftar è spesso visto in opposizione a Saddam, il quale mostra una maggiore propensione al dialogo con gli Stati Uniti. Nei contesti di potere, come in molte famiglie influenti, esiste una continua lotta per la successione, dove i vari attori cercano alleanze esterne per consolidare la propria autorità e legittimità.

In questo scenario, emerge una domanda rilevante: il cosiddetto intermediario romano di Saddam Haftar potrebbe essere stato utilizzato dal figlio favorevole agli USA come leva per ottenere una posizione di forza nella lotta di potere all’interno della sua famiglia? In alternativa, potrebbe questo contatto indicare un tentativo di compensare la marcata prossimità del leader militare dell’Est libico alla Russia?

Attualmente, si evidenzia un forte interesse ad operare su diversi livelli nella regione libica, teatro di una rinnovata competizione strategica. In un periodo contraddistinto da una geopolitica multipolare, la Libia si posiziona come centro nevralgico di tensioni, in particolare nelle zone del Nordafrica e del Sahel dove si percepisce un’assenza di controllo stabile. Questo scenario vede l’Europa, ed in particolare l’Italia, fortemente coinvolta. Importante è anche l’analisi del quadro politico interno della Libia, dove si sviluppa una complessa disputa per la successione di Khalifa Haftar. In questo contesto, Belqasim Haftar, uno dei suoi figli, sta prendendo iniziative per istituire un fondo dedicato alla ricostruzione delle regioni gravemente danneggiate dal ciclone “Daniel”, mentre altri membri della famiglia sono più concentrati sulle operazioni militari delle loro milizie e sulle relazioni esterne.

La problematica della famiglia Haftar aggiunge un ulteriore strato di complessità alla situazione in Libia, in un contesto in cui la geopolitica marittima sta diventando sempre più centrale nei rapporti tra i paesi mediterranei e quelli fuori regione. Un punto focale di questa dinamica è il porto di Susah, storico scalo commerciale fin dai tempi dell’antica Grecia e parte della Pentapoli Cirenaica. Attualmente, il Guidry Group, un’impresa texana, ha acquisito i diritti per sviluppare un porto di acque profonde in questa località, con un investimento di miliardi di dollari. Il progetto mira a trasformare Susah in un terminale container multifunzionale, progettato per diventare il più grande centro logistico deep-sea dell’area, con una capacità iniziale prevista per gestire 1 milione di TEU (unità di misura standard utilizzata nel trasporto marittimo, corrispondente al volume di un container).

Il progetto del porto di Susah

L’iniziativa per lo sviluppo del porto di Susah era stata formalizzata con un accordo nel 2012, seguito da uno studio di fattibilità nel 2013. Tuttavia, il conflitto interno che ha segnato la Libia per l’ultimo decennio, con un ruolo costante della famiglia Haftar, ha notevolmente ostacolato il progresso del progetto. Nonostante le difficoltà, nel 2018 il piano generale per il porto è stato riconosciuto come uno dei migliori al Global Infrastructure Forum di Montreal. Sette mesi dopo questo riconoscimento, Haftar intraprese un significativo attacco a Tripoli con il supporto russo, mirando a rovesciare il governo guidato da Fayez Serraj. Seguendo il fallimento di queste azioni militari, nella primavera del 2021 si è assistito a una rinascita del progetto con la stipulazione di un nuovo accordo di collaborazione a lungo termine tra il Guidry Group e la società greca Archirodon.

Investimenti nelle opere infrastrutturali della Libia sono sempre stati complicati, sia ora che in passato. Un recente incontro a Roma ha cercato di rilanciare gli investimenti ed i progetti infrastrutturali nella regione, inclusa l’importante iniziativa a Susah. Secondo quanto riportato da una fonte anonima della Cirenaica e citato dall’Agenzia Nova, l’evento ha visto la partecipazione di numerosi imprenditori, tra cui spiccava la presenza del leader del Guidry Group.

Gli interessi della Cina

L’esplorazione di potenziali investimenti da parte della Libia si è estesa fino a Pechino, dove il Primo Ministro libico Abdelhamid Dabaiba ha partecipato al Forum di Cooperazione tra Cina e Stati Arabi. Nel corso dell’evento, Dabaiba ha incontrato il Ministro degli Esteri cinese Wang Yi, una figura preminente nella diplomazia del Partito/Stato cinese. Durante l’incontro, è stata discussa la riattivazione dell’ambasciata libica in Cina ed il rinnovo di accordi economici precedentemente congelati a causa della turbolenza politica. La Cina ha espresso un vivo interesse nel contribuire alla fase di ricostruzione in Libia, puntando anche agli investimenti nelle infrastrutture portuali del paese nordafricano. Nonostante queste aperture, la situazione rimane complicata dal fatto che la Libia è politicamente fratturata ed il governo di Dabaiba opera sotto un mandato delle Nazioni Unite ormai scaduto, senza che vi siano state iniziative efficaci per un cambio di leadership.

Osama Hammad

Una porzione del paese è controllata da un’amministrazione non ufficiale guidata da Osama Hammad, che subisce anche la pressione militare delle forze di Haftar. Mosca fornisce supporto diplomatico e militare a questo governo per ragioni strategiche, con particolare interesse verso le infrastrutture portuali. I russi, infatti, puntano a Tobruk, un porto in acque profonde che potrebbe fungere da ulteriore base strategica nel Mediterraneo, simile a quella di Tartus in Siria. Situato a circa 200 chilometri da Susah, Tobruk rappresenta un punto cruciale dove gli interessi delle grandi potenze si intrecciano e si confrontano.

Il ruolo della Turchia

L’intervento turco in Nord Africa non è un’azione isolata, ma un tassello di una strategia più ampia per aumentare l’influenza nel mondo islamico ed affermarsi come protagonista nelle questioni energetiche. In questo scenario, le difficoltà istituzionali persistenti in Libia offrono alla Turchia un’opportunità per giocare un ruolo di primo piano.

Il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, ha espresso la ferma volontà del suo Paese di ottenere una vittoria nelle operazioni militari che si estendono dall’Iraq alla Siria ed alla Libia. Erdogan ha dichiarato: “Siamo determinati a garantire che la nostra lotta in questa vasta regione si concluda con la vittoria della Turchia e dei nostri amici, fratelli e sorelle in questi Paesi”. Ha inoltre ribadito che la Turchia continuerà a tutelare i propri diritti nel Mediterraneo orientale e nell’Egeo.

In questo contesto, le intenzioni del presidente turco si delineano con maggiore chiarezza. Pochi giorni dopo aver accolto ad Ankara il primo ministro del governo di unità nazionale libico, Abdulhamid Dabaiba, Erdogan ha reso nota la possibilità di un intervento diretto in Libia. Durante l’incontro, Erdogan ha chiarito i suoi obiettivi nelle relazioni tra Ankara e Tripoli, basandosi sia sugli sviluppi recenti in Libia che sulla cooperazione energetica.

Abdulhamid Dabaiba (a sinistra) assieme a Recep Tayyip Erdoğan (a destra)

Questo argomento è di particolare rilevanza per Erdogan, il quale ha enfatizzato l’importanza di mantenere stretti contatti tra i due Paesi per salvaguardare i loro interessi comuni nel Mediterraneo orientale. Inoltre, il sostegno libico alla causa palestinese funge da collante valoriale tra le due nazioni, in attesa che la Libia riesca a celebrare elezioni regolari.

Un ulteriore dettaglio di rilievo riguarda il viaggio di Dbeibah in Turchia, dopo aver partecipato al primo Forum economico sino-libico a Pechino, evento che ha visto la presenza di 84 aziende cinesi.

Precedentemente Erdogan aveva incontrato Al Siddiq al Kabeer, governatore della Banca centrale libica. Nel frattempo, Musa Al-Koni, membro del Consiglio presidenziale libico, aveva colloquiato con Kenan Yilmaz, ambasciatore turco in Libia, in occasione della fine del suo mandato. Questi incontri rappresentano una serie di contatti strategici volti, da un lato, a potenziare la cooperazione tra Turchia e Libia, focalizzandosi sul supporto al Consiglio presidenziale, e dall’altro, ad estendere l’influenza di Ankara nella regione.

Quattro anni fa la Turchia ha firmato un accordo a Tripoli offrendo sostegno economico e militare al governo di al-Serraj. Da quel momento, il ruolo di Ankara in Libia è aumentato considerevolmente, con la realizzazione di nuove infrastrutture come la base militare di al-Watiya e la base navale di Kohms.

Nel contempo, è importante evidenziare il supporto dell’Egitto alla Turchia, caratterizzato da un costante coordinamento tra Il Cairo ed Ankara per garantire la stabilità in Libia. Erdogan ha recentemente affermato: “Sostengo pienamente, insieme ad Al Sisi, l’unità e l’integrità territoriale della Libia, e siamo in contatto a tutti i livelli per garantire la pace e la stabilità nel paese”. Dopo dieci anni di relazioni diplomatiche tese, Egitto e Turchia hanno deciso di riprendere i rapporti diplomatici partendo proprio dalla questione libica, con l’obiettivo di rilanciare le rispettive economie.


Riferimenti bibliografici

Una risposta

  1. Intrecci politici ed interessi economici o, almeno, interessi economici perseguiti tramite intrecci politici nel solito puntuale articolo di Arianne Ghersi

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