La “Via della Seta” in miniatura: la “Via dello Sviluppo” mediorientale

Il progetto e gli attori coinvolti

Il progetto noto come “Via dello sviluppo” (Development Road), nato dalla collaborazione tra Iraq, Turchia, Qatar ed Emirati Arabi Uniti, ha come obiettivo la costruzione di un complesso sistema di infrastrutture stradali e ferroviarie per stabilire un collegamento diretto tra il Golfo Persico e l’Europa. Questo piano, per quanto visionario, presenta sfide che potrebbero metterne a rischio la realizzazione.

L’iniziativa è stata annunciata dal primo ministro iracheno Mohammed Shia’ al Sudani l’anno scorso, con un costo stimato di 17 miliardi di dollari. Il progetto prevede la costruzione di una rete di strade e ferrovie lunga 1.200 chilometri, che parte dal confine settentrionale tra Iraq e Turchia ed attraversa il paese fino a raggiungere il porto di Al Faw, situato sulla costa sud del Golfo Persico. Lungo il tragitto, la rete coprirà città importanti come Bassora, Baghdad e Mosul, promuovendo il commercio tra il Medio Oriente e l’Europa.

Nonostante l’ambizione del progetto, ci sono dubbi sulla sua fattibilità a causa delle possibili instabilità politiche e delle complessità che potrebbero sorgere nella cooperazione tra i vari paesi coinvolti. Gli esperti sottolineano come il successo del progetto dipenda in gran parte dalla capacità di superare queste sfide.

I rappresentanti di Turchia, Iraq, Qatar ed Emirati Arabi Uniti

Il 22 aprile, i ministri dei Trasporti di quattro paesi – Iraq, Turchia, Qatar ed Emirati Arabi Uniti – si sono incontrati a Baghdad per firmare un memorandum d’intesa riguardante il progetto infrastrutturale strategico. Il documento è considerato un passo importante per promuovere la crescita economica regionale; tuttavia emergono dubbi sulla fattibilità del progetto a causa delle differenze di interessi tra i paesi coinvolti e delle tensioni regionali. È ancora troppo presto per affermare se il progetto potrà diventare un’alternativa ai corridoi di Suez o del Mar Rosso. La complessità è dovuta alle agende divergenti dei paesi firmatari.

La Turchia e l’Iraq hanno posizioni chiare sul conflitto nella Striscia di Gaza, con il primo stato che sostiene apertamente Hamas. Il Qatar, invece, è più incline alla diplomazia regionale, mentre gli Emirati Arabi Uniti, che sostengono Israele, sono anche parte del corridoio Imec, aggiungendo elementi di ambiguità. Queste divergenze possono complicare l’attuazione del progetto, rendendolo un’iniziativa rischiosa dal punto di vista geopolitico.

Si ipotizza la possibilità di coinvolgere partner internazionali, ma la regione del Medio Oriente, dallo Stretto di Hormuz al Libano, dal Mar Rosso al Kurdistan iracheno, sta attraversando un periodo caratterizzato da notevoli rischi. Queste incertezze potrebbero creare ostacoli per qualsiasi iniziativa che si basi su finanziamenti internazionali e l’appoggio di organizzazioni globali.[1]

Il focus turco-iracheno

Il 22 aprile, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha visitato l’Iraq per la prima volta in 13 anni con due obiettivi principali. Da una parte, Erdogan voleva rafforzare le relazioni bilaterali tra i due paesi, focalizzandosi sul progetto infrastrutturale della “Via dello Sviluppo”, dall’altra, il suo viaggio ad Irbil, capitale del governo regionale del Kurdistan, era un chiaro segnale per l’Occidente e la NATO: la Turchia si interessa a questa entità semi-autonoma che governa il nord dell’Iraq.

Questa visita è avvenuta in un contesto di grande rilevanza strategica. Tra i temi discussi c’erano la cooperazione contro i terroristi del PKK, il coordinamento tra Baghdad ed Ankara su questioni cruciali come l’Iran, la Cina, l’Ucraina e le relazioni con i paesi del Golfo. Questa mossa di Erdogan indica l’intenzione della Turchia di consolidare i suoi legami con l’Iraq, tenendo d’occhio le questioni internazionali di rilievo.

Il fronte terroristico

Il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan, in un incontro con il presidente iracheno Abdul Latif Rashid, ha evidenziato la necessità per l’Iraq di liberarsi da qualsiasi forma di terrorismo. Questo è un passo cruciale per consolidare i rapporti tra Turchia ed Iraq, oltre che per affrontare questioni macro-regionali come il conflitto a Gaza. Erdoğan ha sottolineato la necessità di riconsiderare i rapporti tra il governo centrale iracheno ed il governo regionale curdo (KRG), dove il gruppo “terroristico” PKK ha stabilito le proprie basi operative e politiche. Il leader turco ha inoltre indicato che i turkmeni nella regione dovrebbero avere un ruolo più rilevante ed il riconoscimento che meritano.

Recep Tayyip Erdoğan (a sinistra) e Abdul Latif Rashid (a destra)

Nel corso della riunione, Erdoğan e Rashid hanno firmato un accordo per affrontare insieme le sfide legate alla sicurezza, oltre ad un accordo strategico sull’approvvigionamento idrico. L’obiettivo è quello di trasformare l’Iraq in un importante punto di transito, collegando l’Asia all’Europa attraverso una via terrestre di 1.200 chilometri, dal porto di Grand Faw nel sud dell’Iraq alla Turchia a nord.

La “mini” Via della Seta

AD Ports Group, una società di Abu Dhabi, ha stipulato un accordo con la Compagnia Generale per i Porti dell’Iraq (GCPI) per formare una collaborazione finalizzata allo sviluppo del Grande Porto di Al-Faw e dell’adiacente zona economica. Questo accordo comprende anche la possibilità di investire, gestire ed operare porti e zone economiche in altre località dell’Iraq.

Il Grande Porto di Al-Faw ha alcune peculiarità che lo rendono unico: possiede i frangiflutti più lunghi al mondo e si trova all’estremità settentrionale del Golfo Persico, vicino alla città di Bassora. Una caratteristica chiave è la prevista costruzione di un collegamento stradale e ferroviario che consentirà di evitare il Canale di Suez, abbassando i costi ed i tempi di trasporto. Nonostante il progetto sia stato avviato oltre dieci anni fa, ha subito ritardi dovuti a problemi finanziari e politici. Tuttavia, il piano generale include un ampio complesso di terminali per container con una capacità annua di 99 milioni di tonnellate, insieme ad un bacino di carenaggio ed una base navale.

Il progetto del Grande Porto di Al-Faw

La fase iniziale del progetto è stata affidata alla società sudcoreana Daewoo E&C con un contratto di 2,7 miliardi di dollari. La seconda fase, ancora in attesa di avvio, prevede un’area industriale con una raffineria, un’acciaieria ed altri impianti industriali. Infine, la terza fase sarà dedicata alla creazione di Al-Faw New City, che includerà un centro commerciale, edifici residenziali, una scuola e diverse moschee.

Possibili sviluppi

Un recente rapporto rivela come Baghdad necessiti di un volume maggiore di acqua proveniente dai fiumi Tigri ed Eufrate, le cui sorgenti si trovano in Turchia. In questo contesto, il Presidente turco ha un obiettivo chiaro: sfruttare questa risorsa idrica per creare nuove opportunità economiche e migliorare la cooperazione regionale, avviando al contempo una maggiore attività commerciale tra i due Paesi.

Percorso e struttura del progetto “Via dello Sviluppo”

Ma l’iniziativa di Erdogan va oltre il rapporto bilaterale tra Iraq e Turchia. Il piano prevede anche il progressivo miglioramento dei rapporti con i Paesi coinvolti nella cosiddetta “mini via della seta erdoganiana”. Si tratta di un ambizioso progetto che punta a costruire una rete di collegamento lungo un vasto territorio, portando benefici a milioni di persone fino al Golfo. Questo percorso si propone di stimolare lo sviluppo economico e promuovere una maggiore coesione sociale in tutta la regione.[2]


Riferimenti bibliografici

[1] https://www.agenzianova.com/news/infrastrutture-sassi-rie-a-nova-il-progetto-di-iraq-turchia-emirati-e-qatar-poggia-su-basi-deboli/

[2] https://formiche.net/2024/04/erdogan-va-in-iraq-per-la-sua-via-della-seta/#content

Una risposta

  1. Le strutture (stradali, ferroviarie, ecc) come strumenti per strategie politiche, oltre che per rapporti economici. Ottimo articolo di Arianne Ghersi

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