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La competizione strategica e tecnologica sino-americana che è cresciuta negli ultimi anni ha dimostrato l’importanza per l’Unione Europea (UE) di sviluppare competenze all’avanguardia in aree quali infrastruttura per cloud e dati, connettività 5G ed Intelligenza Artificiale (IA). “Nell’era della geopolitica digitale, l’UE deve bilanciare la localizzazione dei dati ed il tecno-nazionalismo, da un lato, e la mancanza di una base industriale e tecnologica competitiva, dall’altro”[1]. “Considerando in quale misura la dipendenza dell’UE da terre rare e materie prime, così come da semiconduttori necessari per le tecnologie digitali ed il settore della difesa, sia aumentata nell’ultimo decennio, è naturale come l’autonomia strategica sia diventata un termine di tendenza nei corridoi di Bruxelles”[2]. Insieme a termini quali “sovranità tecnologica” e “resilienza”, l’autonomia strategica riflette il cambiamento globale del bilancio di potere e l’ambizione dell’UE di essere un attore geopolitico capace di salvaguardare i propri interessi sulla scena globale. In termini pratici, raggiungere l’autonomia strategica implica, tra le altre cose, rafforzare la base tecnologica ed industriale europea, ridurre le dipendenze da attori esterni, assicurare le catene di approvvigionamento critiche e promuovere la resilienza economica. Fattore critico per tali obiettivi è la necessità di investire in una vasta gamma di tecnologie emergenti e dirompenti (emerging and disruptive technologies, EDTs) sviluppate e controllate in Europa: “tecnologie quali blockchain, apprendimento automatico e computing quantistico hanno il potenziale di alterare radicalmente le industrie ed i modelli di business esistenti, sfidare le norme sociali e trasformare il modo in cui vengano condotte le operazioni militari”[3].
All’interno di tale contesto, in quale misura le tecnologie di IA possono potenziare le capacità militari dell’UE e quindi rafforzare l’autonomia strategica europea?
“Tenendo presente come l’UE si stia concentrando principalmente sugli aspetti normativi e regolatori dell’IA e non sullo sviluppo di una strategia per integrare l’IA nelle operazioni militari cyber e multi-dominio, non sorprende quanto l’UE sia attualmente lenta nello sviluppare tecnologie prodotte in Europa nel settore della difesa e nel loro impiego sul campo di battaglia”[4].
Diviene quindi imperativo identificare ed interagire criticamente con fattori politici, istituzionali, tecnologici ed operativi che influenzino l’implementazione di tali tecnologie nel settore della difesa europeo: documentando i progressi riguardo ricerca, sviluppo ed uso delle tecnologie IA nell’ambito del Fondo Europeo della Difesa (European Defence Fund, EDF) e dell’Agenzia Europea della Difesa (European Defence Agency, EDA); identificando le sfide che l’UE stia già affrontando in termini di integrazione dell’IA nelle proprie capacità militari.
Intelligenza Artificiale militare e difesa europea: situazione attuale
È indubbio come l’IA abbia molteplici applicazioni nel settore militare: nel prossimo futuro, l’IA assumerà il controllo di alcune parti dei processi decisionali militari; sistemi di IA sono già operativi in certi sistemi d’arma, missili di precisione e “sistemi di munizioni vaganti” quali il KUB-BLA russo e lo Switchblade 300 statunitense. Grazie all’intrinseca capacità di analizzare dati non strutturati e di migliorare di conseguenza le capacità di intelligence e la consapevolezza della situazione, l’IA può avere un impatto significativo sulla conduzione delle operazioni e sulla deterrenza in generale: in termini di logistica militare, può migliorare l’efficienza nella catena di approvvigionamento e nella manutenzione delle attrezzature; l’IA può altresì incrementare le capacità cognitive umane, quali la traduzione e la comprensione del linguaggio naturale, ed essere utilizzata per identificare e gestire campagne di disinformazione[5].
In merito all’autonomia strategica europea, all’interno di diverse linee guida strategiche e documenti politici, quali “The EU’s Cybersecurity Strategy for the Digital Decade”[6] (la strategia di cybersecurity dell’UE per il decennio digitale) e “A Strategic Compass for Security and Defence”[7] (una bussola strategica per la sicurezza e la difesa), è stato riconosciuto il ruolo critico delle applicazioni e delle tecnologie coadiuvate dall’IA. “A livello operativo, lo Stato Maggiore Militare dell’UE aspira ad accelerare la modernizzazione della difesa, e l’IA è considerata un abilitatore strategico in termini di digitalizzazione delle forze armate”[8]. A fronte di ciò, l’EDF, disponendo di un budget di quasi 8 miliardi di euro per il periodo 2021-2027, ha chiesto proposte ed assegnato fondi per lo sviluppo di varie applicazioni militari basate sull’IA.
Sulla base dei risultati delle richieste EDF del 2021 e 2022, è evidente come l’IA copra un ampio spettro di applicazioni legate al militare[9], tra cui: il miglioramento delle operazioni di cyber-defence (noto come Alnception), lo sviluppo di tecnologie linguistiche basate sull’IA per applicazioni di difesa (ALADAN), l’automazione della gestione degli incidenti di cyber-defence (EU-Guardian), l’estrazione di conoscenza ed approcci di apprendimento automatico in applicazioni di difesa (KOIOS), applicazioni basate sull’IA che migliorano, ottimizzano ed accelerano le capacità di comando tattico e combattimento delle forze terrestri (LATACC), lo sviluppo di capacità per il monitoraggio, la cura medica e l’evacuazione del personale contagioso, ferito e contaminato (IMEDCAP) ed applicazioni per una migliore collaborazione tra asset con e senza pilota in missioni contro minacce subacquee mobili (SWAT-SHOAL)[10].
L’EDA è stata un attore chiave nello sviluppo di progetti di ricerca e sviluppo rilevanti per l’IA: dal 2019, l’Agenzia ha stabilito l’“Al in Defence – Definition, Taxonomy and Glossary” (definizione, tassonomia e glossario dell’IA nella Difesa) e l’“Al in Defence Narrative” (l’AI all’interno della narrativa della Difesa), con l’obiettivo di produrre una terminologia operativa ed affrontare interpretazioni contrastanti tra gli stati membri dell’UE[11]. Ha altresì sviluppato l’“Al in Defence Action Plan” (l’AI all’interno del piano d’azione della Difesa) e l’“Al Strategic Research Agenda” (agenda di ricerca strategica sull’IA), nonché identificato oltre 50 blocchi tecnologici rilevanti per l’IA[12]. Ha anche lanciato tre importanti progetti dal 2020. Il primo esplora il concetto di un “pool di dati” (rilevante insieme di dati correlati) di difesa a livello UE: i principi guida del progetto sono la sovranità sui dati, la sicurezza e la fiducia, l’interoperabilità dei dati e la portabilità dei dati e dei servizi. Il secondo progetto esamina i requisiti necessari per un’IA adottabile con confidenza in ambito difensivo: ciò comporta questioni quali la supervisione umana (mantenendo l’uomo all’interno del ciclo decisionale), la robustezza tecnica e la sicurezza dell’IA operativa, la tracciabilità e la responsabilità, e le regole che dovrebbero regolamentare l’uso dei dati. Il terzo progetto, infine, delinea i requisiti necessari ad un quadro unificato dell’UE per testare, validare e certificare sistemi basati su IA militari[13].
Dalla breve panoramica degli strumenti e dei progetti esistenti, volta ad evidenziare i progressi finora raggiunti, emerge chiaramente come l’UE sia tuttavia ancora nella fase iniziale di sviluppo ed adozione di tecnologie IA nel settore della Difesa e quanto ciò costituisca un compito difficile e di complessa attuazione.
Le sfide dell’integrazione dell’Intelligenza Artificiale in campo militare
Come già accaduto numerose volte in passato, l’applicazione di una tecnologia rivoluzionaria nel settore della Difesa comporta molteplici sfide: alcune sono intrinseche nella natura dell’intelligenza artificiale ed altre tipiche del (malfunzionamento) dell’UE. Data la complessità degli algoritmi e la natura a duplice uso dei sistemi di IA, varie questioni etiche, legali e regolamentari non sono ancora state affrontate nell’UE: parlando in termini stretti, l’intelligenza artificiale militare è esclusa dall’”EU AI Act” (atto sull’IA dell’UE), tuttavia, quest’ultimo può avere un impatto indiretto sulla difesa europea, in quanto molti sistemi di IA che non sono sviluppati od utilizzati esclusivamente per la difesa, ma che sono per loro natura a duplice uso, dovranno conformarsi alle relative disposizioni[14]. Applicare regolamenti e conseguente supervisione può risultare particolarmente pernicioso allorquando i sistemi operino in un ambiente classificato. In aggiunta, a parte la “Strategia IA della Difesa” francese, non esiste un quadro legale ed etico dell’UE specifico gli usi militari dell’intelligenza artificiale, situazione che di fatto determina la possibilità che gli stati membri possano adottare approcci tra loro in conflitto, portando così a ulteriori lacune tanto nella regolamentazione quanto nella supervisione[15]. “Tenendo presente come l’UE sia una potenza normativa che pone enfasi sulle norme internazionali, regolamenti, etica e protezione dei diritti umani, diviene naturale per Bruxelles sviluppare un quadro per le applicazioni di IA sia a duplice uso che specificatamente militari. Tale quadro guiderebbe le istituzioni pertinenti e l’industria a sviluppare ed utilizzare l’intelligenza artificiale in modo responsabile, affidabile e centrato sull’uomo”[16].
L’altra sfida riguarda la “mancanza di coordinamento orizzontale tra le varie istituzioni dell’UE, che sono di natura sia sovranazionale che intergovernativa nonché coinvolte direttamente od indirettamente con lo sviluppo e l’adozione di intelligenza artificiale per scopo militare. Al posto di una strategia coerente e complessiva sull’IA militare, gli sforzi dell’UE sono sparsi tra l’EDA, l’EDF, lo Stato Maggiore dell’UE, la Permanent Structured Cooperation (Cooperazione Strutturata Permanente) e molti altri”[17]. Ciò risulta evidente nella competizione tra l’EDA e la Commissione Europea (tramite l’EDF) riguardo all’allocazione dei fondi dell’UE per progetti di ricerca e sviluppo sull’intelligenza artificiale. La rivalità interistituzionale non è una novità nella politica dell’UE, ma trovare un equilibrio tra i ruoli delle agenzie intergovernative quali l’EDA e gli organi sovranazionali quali la Commissione Europea è essenziale onde garantire che le risorse siano allocate in modo efficiente e che vi sia un allineamento con gli obiettivi politici più ampi dell’UE[18]. In aggiunta, il Parlamento Europeo ha adottato una logica piuttosto normativa sull’IA a scopi militari non occupandosi invece di sottolineare come l’adozione dell’IA porterebbe a capacità militari potenziate[19].
I vincoli appena menzionati, per quanto importanti, evidenziano una sfida ancor più critica: quella della mancanza di una visione chiara riguardo all’autonomia strategica ed al ruolo dell’intelligenza artificiale militare come abilitatore di tale autonomia. Il discorso sull’autonomia strategica europea è stato dominato da un approccio orientato alla tecnologia, che vede gli sviluppi tecnologici, tra cui l’IA, come un sostituto della politica. L’autonomia strategica dell’Europa è plasmata da vari fattori, che vanno dalla dinamica geopolitica alla competizione tra le grandi potenze, alla struttura e governance dell’Internet globale, alle dipendenze dalle catene di approvvigionamento globali e alla collaborazione tra governi europei ed il settore privato. L’applicazione dell’IA militare è uno strumento importante, ma è uno dei molti strumenti politici che l’UE deve ancora sviluppare a fondo al fine potenziare la sua forza, ovvero la sua influenza collettiva sulla scena mondiale[20].
Considerazioni finali
L’integrazione dell’intelligenza artificiale militare nella Difesa europea è un compito impegnativo e dal quale emerge tutta l’intrinseca complessità attuativa: l’evidente mancanza di coordinamento tra le varie istituzioni rende imperativo trovare un equilibrio tra interpretazioni normative che diano priorità tanto alle considerazioni etiche dell’IA militare quanto a quelle operative che sottolineino il ruolo delle applicazioni di IA nel promuovere le capacità militari. È essenziale per l’UE stabilire meccanismi chiari di collaborazione ed evitare la duplicazione degli sforzi al fine di garantire un uso efficiente delle risorse. Come parte della sua strategia complessiva per raggiungere l’autonomia strategica, l’UE deve comprendere ed affrontare tali vincoli: la tecnologia, in qualsiasi forma, è infatti fattore cruciale atto a rafforzare l’autonomia strategica europea, ma al tempo stesso non dovrebbe mai essere percepita come una panacea.
Note bibliografiche
[1] A. Liaropoulos, “The Geopolitics of 5G and EU Digital Sovereignty”, in M. Ferrag et al., Hybrid Threats, Cyberterrorism and Cyberwarfare, London, Routledge and CRC Press, 2023; A. Liaropoulos, “The EU in the Era of Digital Geopolitics and the Challenge of Digital Sovereignty”, in B. van Nieker et al., Modelling Nation-state Information Warfare and Cyber-operations, Reading, ACPI, 2022, pp.35-52.
[2] D. Broeders et al., “In Search of Digital Sovereignty and Strategic Autonomy: Normative Power Europe to the Test of Its Geopolitical Ambitions”, Journal of Common Market Studies, Vol.65(23), 2023, pp.1261-1280; R. Csernatoni, “The EU’s Rise as a Defence Technological Power: From Strategic Autonomy to Technological Sovereignty”, Carnegie Endowment, 12 August 2021.
[3] EDA (European Defence Agency), “Enhancing EU Military Capabilities Beyond 2040”, September 2023
[4] E. Sabatino and A. Marrone, “Emerging Disruptive Technologies: The Achilles’ Heel for EU Strategic Autonomy”, IAI Commentaries, 18 June 2021.
[5] EDA, 2023, p.28.
[6] European Commission, “The EU’s Cybersecurity Strategy for the Digital Decade”, 2020
[7] “A Strategic Compass for Security and Defence”, 2022
[8] S. Soare, “Algorithmic Power? The Role of Artificial Intelligence in European Strategic Autonomy”, in
F. Cristiano et al., Artificial Intelligence and International Conflict in Cyberspace, London, Routledge, 2023, p.84.
[9] R. Csernatoni, “Weaponizing Innovation? Mapping Artificial Intelligence-enabled Security and Defence in the EU”, EUNPDC, No. 84, July 2023, pp.9-10
[10] 2021 EDF call; 2022 EDF call
[11] Csernatoni, 2023, p.11.
[12] Soare, 2023, p.85.
[13] EDA, “Pushing Limits: Defence Innovation in a High-tech World”, European Defence Matters, No. 22, 2021, pp.6-7; Csernatoni, 2023, p.11.
[14] R. Csernatoni, “Constructing the EU’s High-tech Borders: FRONTEX and Dual-use Drones for Border Management”, European Security, Vol.27(2), 2018, pp.175-200.
[15] R. Fanni, “Why the EU Must Now Tackle the Risks Posed by Military AI”, CEPS, 8 June 2023.
[16] Csernatoni, 2023, p.14.
[17] Soare, 2023, pp. 83-85.
[18] Csernatoni, 2023, p.11.
[19] Soare, 2023, pp.83-84.
[20] Csernatoni, 2023, p.12; Soare, 2023, p.78.