Russia ed African Corps
Secondo fonti confidenziali citate da Formiche.net, un considerevole quantitativo di armamenti pesanti russi, inclusi carri armati e veicoli corazzati, è stato inviato nella regione orientale della Libia, una zona che è controllata in parte da Khalifa Haftar. Questo comandante militare di Bengasi, noto per i suoi stretti legami con Mosca, si è autoproclamato feldmaresciallo nel suo tentativo di rovesciare il governo di Tripoli supportato dall’ONU. Haftar è stato protagonista durante un periodo critico dei conflitti in Libia tra il 2019 e il 2020, un’epoca che potrebbe anticipare scenari futuri simili data la fase di stallo istituzionale che perdura da circa tre anni.
Le notizie che emergono suggeriscono che gli armamenti russi potrebbero essere destinati a Haftar. Tuttavia, fonti all’interno delle forze di sicurezza libiche indicano che la complessità tecnica di tali equipaggiamenti eccede le capacità attuali della milizia di Haftar, che dal 2014 adotta la denominazione di Libyan National Army, nonostante alcune delle sue componenti siano prive di adeguata esperienza e formazione. Questa circostanza fa emergere dubbi sull’effettiva destinazione degli armamenti, alimentando speculazioni che questi possano in realtà essere utilizzati direttamente da contingenti russi operanti nella regione.
Nel gennaio 2017, il generale Haftar salpò a bordo della portaerei russa Admiral Kuznetsov, che aveva affrontato un viaggio complicato da Murmansk alla Siria. Durante il viaggio, Haftar siglò un accordo di cooperazione con Mosca. In quel periodo si supponeva che la Russia intendesse applicare in Libia le strategie adottate in Siria, un’ambizione che avrebbe potuto subire contrattempi a causa dell’intervento militare turco a favore di Tripoli. Inoltre, Haftar stabilì un rapporto operativo con la Wagner, una società militare privata che ha ripreso attività in una nuova forma, dopo la ribellione contro Vladimir Putin del suo fondatore Yevgeny Prigozhin, tragicamente scomparso in un incidente aereo poco dopo.
Oggi Wagner è inserita in un conglomerato di società militari private, conosciute come PMC (Private Military Company), sotto la guida di Andrei Averyanov, generale del GRU, l’intelligence militare russa preposta alle operazioni di guerra ibrida. Secondo recenti analisi del Rusi, le operazioni delle PMC russe in Africa, che spaziano dalla penetrazione commerciale al supporto alla sicurezza, dal contrabbando per eludere sanzioni internazionali al traffico di migranti, sono gestite da diverse agenzie, a seconda della tipologia di operazione. Queste compagnie sono fondamentali non solo in Libia ma anche in altri stati africani come Mali, Burkina Faso, Niger, Ciad, Repubblica Centrafricana e Sudan, a causa della posizione strategica del continente e delle sue connessioni con l’area centro-saheliana. La posizione centrale della Libia nel Mediterraneo ed i suoi legami profondi con il Sahel ne fanno un punto strategico di particolare rilievo.
Seguendo il “rebranding” avvenuto dopo la morte di Prigozhin, le compagnie militari private russe sono ora note come “Expeditionary Corps” ed assumono il nome di “Africa Corps” nel contesto africano. In Libia, si contano circa 800 contractor russi, con altri 5.000 dislocati nel resto del continente. Le forze russe sono allocate in tre basi strategiche libiche: nel bacino di Sirte, ad al Jufra ed a Brak al Shati e servono sia le milizie di Haftar sia le truppe russe, fungendo da hubs logistici vitali per le operazioni russe in Africa. Si è inoltre ventilata l’ipotesi di un’espansione russa con l’apertura di una base navale a Tobruk, che potenzierebbe ulteriormente la presenza russa nel Mediterraneo centrale, affiancando la base esistente di Tartus, in Siria.
Questo rafforzamento delle capacità militari russe in Libia si inserisce in un quadro più ampio: la Russia ha ormai una presenza stabile nella Libia orientale, punto nevralgico per le connessioni tra il Mediterraneo e l’Africa centrale. Questa situazione non solo facilita l’accesso alle risorse naturali del continente per Mosca, ma rappresenta anche una sfida diretta agli interessi europei ed all’alleanza NATO. Come evidenziato dal ministro della Difesa italiano Guido Crosetto nel marzo scorso, l’attività russa in questa regione ha contribuito all’incremento dei flussi migratori verso l’Europa, favoriti dagli interessi economici vicini alla famiglia di Haftar, con l’obiettivo di destabilizzare i paesi dell’Unione europea più esposti alla crisi migratoria, come l’Italia.
L’espansione della presenza russa in Libia si sta manifestando chiaramente, con la recente riapertura dell’ambasciata russa a Tripoli e l’imminente inaugurazione di un consolato a Bengasi. Tale espansione potrebbe significare un incremento del rischio per la sicurezza, delineando un potenziale nuovo fronte contro il sud della NATO, e potrebbe avvantaggiarsi delle aspirazioni del generale Haftar. Karim Mezran, a capo della North Africa Initiative del Rafik Hariri Center for the Middle East presso l’Atlantic Council, ha sollevato preoccupazioni in merito. Secondo Mezran, qualora le attuali informazioni fossero verificate, la minaccia non si limiterebbe ad un’intensificazione militare in Libia in quanto le manovre russe potrebbero intersecarsi con altre crisi regionali, come il conflitto in Ucraina, e provocare instabilità lungo vie cruciali come quelle del Mar Rosso ed in regioni dei Balcani come il Kosovo, stabilendo così un nuovo teatro di confronto nel Mediterraneo per minare l’equilibrio della NATO.[1]
La delegazione italiana in Libia
Il ministro dell’Interno italiano Matteo Piantedosi ha guidato una delegazione in Libia adottando una linea di pragmatismo. Accompagnato da Edmondo Cirielli, viceministro degli Esteri, e da Giovanni Caravelli, direttore dell’Aise, si sono tenuti incontri cruciali, tra cui uno con Khalifa Haftar.
Recentemente, un incontro significativo al Cairo tra le principali istituzioni libiche – il Consiglio Presidenziale, la Camera dei Rappresentanti e l’Alto Consiglio di Stato – ha portato ad un’intesa per la creazione di un governo di transizione, finalizzato alla preparazione delle elezioni. Questo sviluppo è stato facilitato dalla Lega Araba e ha evidenziato il supporto regionale, un elemento che l’Italia intende fermamente sostenere.
Durante un incontro significativo, il comandante supremo ha accolto rappresentanti italiani, esprimendo gratitudine per il loro ruolo nel facilitare un dialogo costruttivo tra i due paesi: Il comandante in capo “ha accolto la delegazione italiana, esprimendo la sua gratitudine e il suo apprezzamento per questa visita, che si inserisce nell’ambito della discussione e dello scambio di opinioni tra i due Paesi amici, e per promuovere il partenariato e la cooperazione nei campi della sicurezza, economico e commerciale”, afferma la nota.[2] Questa visita mira ad intensificare la cooperazione nei settori chiave come la sicurezza e l’economia, come evidenziato in una dichiarazione ufficiale. L’evento è stato ampiamente documentato, rivelando l’intento del comandante di affermarsi come una figura influente a livello internazionale e di consolidare ulteriormente la sua posizione in contesti geopolitici complessi.
Dal canto suo, il governo italiano ha espresso apprezzamento per il contributo dell’Lna nella lotta contro il terrorismo e l’estremismo, nonché negli sforzi per mitigare l’immigrazione illegale, come riportato dalla comunicazione di Bengasi. Inoltre, i delegati italiani hanno ribadito il sostegno del loro esecutivo alle iniziative volte a rafforzare il processo politico in Libia, inclusa l’organizzazione di elezioni presidenziali e parlamentari, elementi considerati fondamentali per il raggiungimento di una stabilità duratura.
Nonostante l’impegno di Roma nel supportare i piani di stabilizzazione guidati dalle Nazioni Unite, permangono dubbi sulla reale estensione del controllo territoriale esercitato dal comandante Haftar. L’incremento dei movimenti migratori dalla Libia orientale verso l’Italia solleva interrogativi sulla capacità delle sue milizie di gestire effettivamente il territorio sotto la loro giurisdizione. Questa incertezza, accanto al sospetto di un coinvolgimento nelle reti di traffico di esseri umani, mette in luce le criticità del valutare il suo ruolo e l’influenza nella regione.
Il ministro della Difesa italiano, Guido Crosetto, esattamente un anno fa, levava accuse contro il gruppo militare privato russo Wagner, operante a supporto del generale libico Haftar nell’Est della Libia. Crosetto metteva in luce l’impiego di tattiche ibride da parte di Wagner per intensificare i flussi migratori verso l’Europa, una strategia che, a suo dire, avrebbe potuto aggravare la situazione regionale ed influenzare negativamente il clima politico europeo in vista delle elezioni. Le affermazioni di Crosetto erano state oggetto di scherno da parte di Yevgeny Prigozhin, allora a capo della Wagner.
In un quadro di cooperazione tra Italia e Stati Uniti, si mira a diminuire l’influenza russa su Haftar. Questa partnership è volta ad instaurare un dialogo pragmatico con Haftar per meglio comprendere ed influenzare le dinamiche locali in un momento tanto delicato. La mancanza di comunicazione con Haftar potrebbe spingerlo a cercare un ancor maggiore appoggio da parte russa, innescando nuovi conflitti in Libia. Questo scenario potrebbe incrementare il numero di migranti in fuga dal caos libico, attraverso il Mediterraneo, un’area strategica dove la Russia cerca di ampliare la sua presenza, progettando l’apertura di una nuova base in Cirenaica, simile a quella già esistente in Siria.[3]
La scoperta di nuovi giacimenti
L’ente petrolifero statale della Libia, National Oil Corporation (NOC), ha fatto sapere di aver scoperto nuove riserve di gas e condensati nel Golfo della Sirte, una regione situata al centro-nord della nazione. Il giacimento è stato individuato dalla Sirte Oil and Gas Production and Manufacturing Company in un’area a sud-est di Al Lahib, all’interno dell’area nota come Mezzaluna petrolifera libica. Secondo le valutazioni preliminari, il campo potrebbe produrre quotidianamente fino a 470.000 piedi cubi di gas e 626 barili di petrolio. La NOC ha attribuito questo successo all’impegno costante ed alla scrupolosa vigilanza della direzione aziendale, che mira a perseguire obiettivi produttivi ambiziosi.
Contestualmente, sono in corso importanti evoluzioni nel settore finanziario che coinvolgono la Libia e l’Egitto. Il fondo sovrano libico, Libyan Investment Authority (LIA), è in trattative per entrare nel capitale di banche egiziane. Questo interesse è particolarmente evidente nell’imminente privatizzazione della United Bank, che attualmente è sotto il controllo della Banca centrale d’Egitto. Inoltre, la Libyan Foreign Bank, controllata dalla Banca Centrale libica, ha acquisito una quota del 27% nella Banca del Canale di Suez in Egitto, rafforzando così la presenza finanziaria libica nel paese confinante. Questi movimenti finanziari segnalano un’intensificazione delle relazioni economiche bilaterali in un momento di significative trasformazioni geopolitiche nella regione.
L’impegno dell’Italia nelle relazioni internazionali si manifesta tramite una serie di iniziative significative, tra cui spicca il rafforzamento dei legami con la Libia, evidenziato dal primo business forum organizzato dalla Camera di Commercio unificata italo-libica. Questo importante evento avrà luogo in concomitanza con la storica cinquantesima edizione della Fiera Internazionale di Tripoli, che si svolgerà dal 15 al 21 maggio. Questa edizione speciale, erede di una tradizione iniziata nel 1927, segna un capitolo nuovo e promettente, frutto di un memorandum firmato a Tripoli l’ottobre precedente, che pone la Libia come una risorsa vitale per il settore produttivo italiano.
A conferma di ciò, nel dicembre scorso, a Roma si è tenuto un evento rilevante, durante il quale 150 imprenditori italiani hanno avuto l’opportunità di incontrare cento colleghi libici. L’incontro si è inserito nel contesto del forum “Libia e Italia: crescere insieme”, beneficiando del sostegno di entità di prestigio quali l’Ambasciata di Libia in Italia, Eni, Sparkle, Unioncamere, Confindustria Assafrica e Mediterraneo, la Joint Italian Arab Chamber of Commerce (Jiacc) e Promos Italia. Questo evento non solo ha rafforzato i legami commerciali tra i due paesi, ma ha anche dimostrato l’interesse crescente delle aziende italiane verso il mercato libico.[4]
[1] https://formiche.net/2024/02/putin-nuovo-fronte-anti-nato-libia/#content
[2] https://www.agenzianova.com/news/libia-italia-haftar-riceve-una-delegazione-guidata-dal-ministro-dellinterno-piantedosi/
[3] https://formiche.net/2024/03/piangendosi-in-libia-haftar/#content
[4] https://formiche.net/2024/04/libia-e-angola-italia/#content
Una risposta
Il solito interessante quadro internazionale che sfuggirebbe ai nostri occhi ed alla nostra attenzione se non fosse per le approfondite e chiare analisi di Arianne Ghersi