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L’8 settembre 2014 è stato annunciato che Goldman Sachs avrebbe pianificando il lancio del suo primo “sukuk”, un tipo di obbligazione che rispetta i principi della finanza islamica. L’intenzione di Goldman Sachs era quella di espandere il proprio portafoglio di offerte finanziarie, rivolgendo l’attenzione ai sukuk in risposta alla loro crescente popolarità nel mercato globale. Questi strumenti finanziari hanno già giocato un ruolo cruciale in diversi importanti progetti a Londra, quali la realizzazione dello Shard London Bridge, il grattacielo più alto d’Europa progettato da Renzo Piano, ed il villaggio olimpico per i Giochi di Londra 2012. Ma quali sono precisamente i sukuk?
Terminologia
Nel contesto della finanza internazionale, i sukuk sono spesso descritti erroneamente come equivalenti islamici dei bond occidentali. Questi strumenti finanziari, conformi alla legge islamica o Sharia, che proibisce qualsiasi tipo di interesse sui prestiti, rappresentano una forma di investimento radicalmente diverso. A differenza delle obbligazioni tradizionali che accumulano ritorni attraverso interessi, i sukuk sono strettamente connessi ad un’entità fisica o ad un progetto. Gli investitori, attraverso l’acquisto di sukuk, acquisiscono parti di proprietà in un progetto specifico, piuttosto che fornire prestiti basati su interessi. Questi certificati riflettono l’acquisizione di una quota in un asset tangibile, con un obiettivo concreto e materiale, non solo un mezzo per ottenere liquidità. Questa distinzione è stata particolarmente sottolineata dagli esperti di finanza islamica nel 2013, quando i sukuk hanno iniziato ad attrarre l’interesse della finanza internazionale, evidenziando come la denominazione di “bond islamici” possa risultare riduttiva e fuorviante.[1]
Il caso delle Maldive
Le Maldive stanno affrontando una crisi finanziaria senza precedenti, centrata sulla difficoltà dei bond sukuk. Questi bond hanno avuto un’importanza crescente negli ultimi dieci anni, svolgendo un ruolo fondamentale nel sostenere lo sviluppo economico ed infrastrutturale del paese; di recente, però, si è verificato un aumento significativo delle vendite di queste obbligazioni, causando un’ampia fuga di investitori e spingendo le Maldive verso una possibile situazione di default, una circostanza che evidenzia la gravità delle sfide economiche che il paese sta affrontando.
Le cifre
Un’indagine realizzata da Bloomberg evidenzia come le Maldive si trovino di fronte a scadenze critiche, con debiti per circa 500 milioni di dollari in obbligazioni conformi alla sharia da rimborsare entro il 2026. Questo importo, sebbene modesto rispetto al mercato globale dei bond, che ha raggiunto i 867 miliardi di dollari nei primi tre mesi dell’anno, pone preoccupazioni significative a causa del peggioramento delle condizioni economiche nazionali. Tale situazione ha innescato un marcato declino nel valore dei sukuk maldiviani, che ora si trovano tra i più deboli nell’indice Bloomberg EM Sovereign Total Return. Il 4 settembre, il prezzo di questi titoli è sceso a 69,5 centesimi per dollaro, un netto calo rispetto ai 93 centesimi registrati a giugno. Questo trend negativo alimenta il rischio di un inedito default sui bond islamici a livello globale.
L’inquadramento geopolitico
La recente situazione geopolitica non si presenta favorevole per le Maldive, particolarmente dopo le elezioni di aprile che hanno visto l’ascesa alla presidenza di Mohammed Muizzu, noto per le sue inclinazioni filo-cinesi. Il nuovo governo, tuttavia, sta trovando difficoltà nel realizzare le promesse fatte durante la campagna elettorale. In questo scenario complesso, l’India emerge come un attore chiave, essendo uno dei maggiori creditori delle Maldive ed avendo la capacità di influenzare significativamente la crisi finanziaria che l’arcipelago sta attualmente affrontando.[2]
Investitori internazionali esprimono dubbi sulla capacità delle Maldive di onorare gli impegni finanziari relativi ai sukuk, in vista di una scadenza critica l’8 ottobre. Al termine del primo trimestre del 2024, il valore totale di questi strumenti finanziari ha toccato la cifra record di 867 miliardi di dollari, segnalando la loro rilevanza ed ampiezza a livello globale.
La crisi
A giugno del 2024, le riserve valutarie del paese hanno mostrato una notevole diminuzione, attestandosi a 395 milioni di dollari rispetto ai 700 milioni registrati l’anno precedente, come confermato dalle autorità monetarie locali e di queste riserve, solamente 45 milioni di dollari sono disponibili per utilizzi immediati. Sebbene l’industria turistica abbia registrato un incremento, fornendo una nuova entrata di valuta estera, questo non è sufficiente per coprire l’alta dipendenza delle Maldive dall’importazione di beni essenziali pagabili in dollari. Questa fragilità economica è stata ulteriormente evidenziata quando, il 29 agosto, l’agenzia di rating Fitch ha ridotto il rating di credito del paese da CCC+ a CC, segnalando una situazione che potrebbe presto sfociare in una insolvenza totale, classificata con il livello D.
Il salvataggio
Attualmente, si stanno svolgendo trattative tra la Maldives Monetary Authority e la Reserve Bank of India per stabilire una nuova linea di credito di 400 milioni di dollari, intesa come misura temporanea per mitigare la crisi finanziaria causata dai problemi con i sukuk bond e per scongiurare un potenziale default del paese.[3]
Riferimenti bibliografici:
[1] https://primabergamo.it/cronaca/i-sukuk-non-chiamateli-bond-islamici/
[2] https://www.repubblica.it/economia/2024/09/06/news/maldive_a_rischio_default-423482193/
[3] https://www.corriere.it/economia/finanza/24_settembre_05/maldive-a-rischio-default-colpa-del-bond-legato-alla-sharia-e-del-debito-con-l-india-4f27d8ae-f937-463e-ac92-71a80c4c2xlk.shtml